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NELL'
IMMAGINE SOPRA PROPOSTA SI VEDE IL FRONTESPIZIO DI UN POETICO CARME (QUI INTERAMENTE RIPROPOSTO NELL'ORIGINALE) COMPOSTO DAL POLITICO MODERATO, MEMORIALISTA E STORICO SABAUDO GIORGIO BRIANO CHE INDUBBIAMENTE HA COMPOSTO QUESTO SUO GIOVANILE E MISCONOSCIUTO LAVORO SOTTO LA SUGGESTIONE DEL CAPOLAVORO FOSCOLIANO DEL DEI SEPOLCRI MA CHE PARIMENTI NON HA MANCATO DI AFFRONTARE ALTRE TEMATICHE: DA QUELLA, CHIARAMENTE PERCEBIBILE, DEI CONTENUTI ADDIRITTURA PROTOROMANTICI DELLA LIRICA CIMITERIALE, A QUELLA (ESTESAMENTE TRATTATA) DEL TEMA DELLA MORTE E DELL'OBLIO DELLE GENERAZIONI, A QUELLA ANCORA DELLA CIVILE CONDANNA DELLA COSTUMANZA GIURIDICA PENALE DEL SUPPLIZIO ESTREMO SUL PATIBOLO CHE PARE SUGGERITA DA UNA QUALCHE EMOTIVA RELAZIONE CON GLI EVENTI POLITICI CHE INSANGUINARONO PIEMONTE E LIGURIA PROPRIO NEL 1833 COI SANGUINOSI EVENTI CONNESSI ALLA REPRESSIONE DEI MOTI MAZZINIANI
PIEMONTESE, DI ELEVATA CONDIZIONE SOCIALE GIORGIO BRIANO COLTIVO' INTERESSI POLITICI, LETTERARI E STORICI E ADERI' ALLA COMPAGINE DI LIBERALI ED INTELLETTUALI ITALIANI CHHE NEL 1847 INVIARONO UN DISPERATO APPELLO ALL'ASSOLUTISTICO SOVRANO BORBONICO DEL REGNO DELLE DUE SICILIE. FU TRA L'ALTRO AUTORE DI NUMEROSE OPERE TRA CUI SI RICORDA ANCORA LA BIOGRAFIA POLITICA DEL CONTE CAVOUR (EDITA PER LA TIP. ARTERO E COTTA, TORINO, 1857).
DI FORTE MATRICE CATTOLICA SI IMPEGNO' SEMPRE A FAVORE DELLA CHIESA E, PROPRIO PER LA SOLUZIONE DELLA QUESTIONE ROMANA, MERITANO DI ESSERE CITATE DUE SUE OPERE:
e precisamente
i Discorsi pronunciati alla Camera dei deputati nella discussione del progetto di legge per garanzie dell'indipendenza del Sommo Pontefice e del libero esercizio dell'autorità spirituale della Santa Sede / raccolti e ordinati per cura di G. Briano,
Firenze, Tip. Eredi Botta, 1871
ed ancora
i
Discorsi pronunciati in Senato nella discussione del progetto di legge per le guarentigie delle prerogative del Sommo Pontefice e della Santa Sede e per le relazioni dello Stato colla Chiesa / raccolti e ordinati per cura di Giorgio Briano,
Firenze, Cotta e Compagnia, 1871.
APPELLO DEI LIBERALI PIEMONTESI AL BORBONE
Le persecuzioni e gli eventi darammatici verificatisi nel regno delle Due Sicilie coinvolsero i liberali d'ogni parte d'Italia, specie quelli dello Stato Pontificio e dello Stato Sardo, i quali, dopo avere nei giornali esortato il re di Napoli a seguire l'esempio del Pontefice e degli altri principi riformatori, distesero un comunicato, che fu riprodotto dalla stampa liberale e fu consegnato a Ferdinando II il 31 dicembre del 1847 da ANTONIO MONTANARI, professore dell'Università di Bologna.
L'APPELLO
recava le firme di 32 Piemontesi e 34 Romani:
Tra i sudditi firmatari del Regno di Sardegna comparivano CESARE BALBO, M. A CASTELLI, B. GALVAGNO, E. RIGNON, PIETRO SANTAROSA, ROBERTO D'AZEGLIO, RICCARDO SINEO, C. PANSOYA, G. B. COSSATO, FLAMINIO BANDI, EUGENIO TRUQUET, CARLO ALFIERI, AUGUSTO BALBIS, EUGENIO BALBIANO, D. DE ROLANDIS, SILVIO PELLICO, AMEDEO CHIAVARINA, DOMENICO CARRETTI, GIACOMO DURANDO, ANGELO BROFFERIO, DAVID BERTOLETTI, P. CLODOVEO da CASTIGLIOLE Ministro Provinciale dei Minori Osservanti, P. PACIFICO PIZZORNI da Rossiglione in Liguria, lettore di teologia dei MM. OO., GIUSEPPE BERTOLDI, G. L. PROVANA, C. GAZZANA, COSTANTINO RETA, GIORGIO BRIANO, LUIGI RE, TOMMASO MATTEI e CAMILLO BENSO DI CAVOUR, che si firmava direttore ed estensore-capo.
L'APPELLO così drammaticamente suonava:
"Sire ! Non sudditi di Vostra Maestà, ma Italiani d'altre province ed interessatissimi così al bene dei vostri popoli, della vostra corona e della nostra Patria comune, noi ci accostiamo in intenzione al Vostro trono, o Sire, per supplicarvi di volere accedere alla politica di Pio IX, di Leopoldo e di Carlo Alberto; alla politica italiana, alla politica della Provvidenza, del perdono, della civiltà, della carità cristiana.
"Sire, l'Italia vi aspetta, l'Europa vi guarda, Iddio vi chiama oramai. Noi non entriamo in memorie d'altri tempi; noi sappiamo che Iddio misericordioso tiene conto di ciascuno delle sue difficoltà, degli stessi incitamenti, e delle buone intenzioni nell'operare o anche errare. E sappiamo che in terra, come in cielo ogni uomo rimane poi giustificato o no, secondo se furono gli ultimi fatti determinanti della sua vita.
"Ed ora, o Sire, Voi siete giunto al punto culminante, all'atto sommo della vita vostra, al fatto principale in quella che vi resta; ora non può rimaner dubbia la vostra coscienza, poiché dubbio non è il volere della Provvidenza.
Guardate su, lungo tutta l'Italia, alla gioia dei popoli risorti, alla soddisfazione dei principi autori delle risurrezioni, alla unione reciproca, alla pace, alla innocenza, alla virtù di tutti questi fatti nostri, benedetti dal Pontefice, ribenedetti dal consenso di tutta la Cristianità; e giudicate Voi se noi facciamo una stolta ed empia rivoluzione, semmai anzi una buona, santa, felicissima mutazione assecondante i voleri di Dio !
"Sire, il vostro obbedire a tali voleri, il vostro accedere a tale mutazione, la farà più facile, più felice, più moderata che mai; ed aggiungendo un secondo al primo terzo di Italiani già risorti costituirà risorta in gran maggioranza la Nazione nostra; la farà inattaccabile dai nemici, indipendente dagli stessi amici stranieri, libera e tetragona in sé; le darà forza e tempo di svolgere pacatamente tutta l'ammirabile opera sua; farà, insomma, i destini d'Italia, quanto possa farsi umana cosa, assicurati.
"Ricuserete Voi, all'incontro, di seguire la fortuna, la virtù d'Italia ? Allora, o Sire, rimarrebbero sbarrati sì nella loro magnifica via, ma non tolti di mezzo per ciò, i destini Italiani.
Non può, non può l'Italia rimanere addietro, diversa, contraria dalla civiltà cristiana onnipotente e trionfatrice, non che di tutti questi piccoli ostacoli interni, ma di tutte le potenze umane, di tutti i popoli, di tutte le civiltà cristiane.
Quali che siano, ora o domani, i nemici o i freddi e falsi amici d'Italia, l'Italia piglierà il suo posto nel trionfo delle nazioni cristiane.
Ma forse, come già avvenne, gli ostacoli abbrevierebbero la via; forse (che Dio nol voglia!) il rifiuto Vostro troncherebbe immediatamente con la violenza le questioni più importanti del risorgimento Italiano !
Se non che questo ne resterebbe forse guastato; forse non rimarrebbe più, come è finora, incolpevole, santo, unico al mondo e nel corso dei secoli !
E, perciò, o Sire, noi gridiamo dall'intimo del cuore e dell'anima nostra: Dio nol voglia ! Dio nol voglia ! E perciò noi, Italiani, indipendenti da Voi, ci facciam supplici a pregare, dopo Dio, Voi che nol vogliate".