Tra gli scienziati che hanno avuto un ruolo fondamentale in questo campo, è giusto ricordare per primo il danese Niels Steensen, noto anche come Nicolaus Steno o Nicola Stenone (1638-1686), un medico e naturalista celebre per l'opera De Solido (opera di cui sopra si vede il frontespizio) con la quale gettò le basi della geologia e della paleontologia.
In campo paleontologico Stenone si pose in un modo sostanzialmente nuovo il problema della classificazione dei fossili, e della ricostruzione della storia geologica in base al modo in cui questi, e altre rocce, sono contenuti all'interno di rocce più grandi; da questa ricerca sistematica prende il titolo il suo De solido ("ossia Prodromo a una dissertazione su un solido naturalmente contenuto in un altro solido"). All'inizio di quest'opera, Stenone enuncia il suo problema fondamentale:
Data una sostanza in possesso di una certa figura, e prodotta secondo le leggi della natura, trovare nella sostanza stessa le prove che rivelino il posto e il modo della sua produzione
Il principio fondamentale, posto da Stenone alla base delle sue ricerche, fu quello espresso con la seguente semplice affermazione:
Se una sostanza solida è simile sotto ogni aspetto a un'altra sostanza solida, non solo per le condizioni della sua superficie ma anche per la disposizione interna delle sue parti e particelle, essa sarà simile anche per modo e luogo della sua produzione
Proprio in base a questo principio Stenone interpreta correttamente la natura dei fossili come resti di animali vissuti precedentemente.
Il caso rimasto più famoso è quello da cui egli era effettivamente partito, quello delle "glossopetre", identificate come denti di squali.
Un altro principio introdotto da Stenone fu quello della "formazione a stampo".
Esso stabilisce che, quando un solido naturale è racchiuso in un altro, è possibile dedurre quale dei due si sia indurito per primo osservando l'impronta dell'uno sull'altro.
Si può, ad esempio, dedurre che le conchiglie fossili erano solide prima degli strati che le hanno ricoperte, poiché esse lasciarono l'impronta in questi ultimi.
All'opposto, le rocce circostanti erano solide prima delle vene di calcite che corrono al loro interno, poiché esse riempiono interstizi.
Sulla base di questi principi Stenone riuscì a fornire una scala cronologica relativa di una parte non indifferente di popolazione di rocce e fossili.
Per quanto essi sembrino oggi semplici, è importante comprendere che l'adozione sistematica che di essi mise in pratica Stenone portava a conclusioni in grado di rivoluzionare le idee sulla formazione e l'evoluzione della Terra.
Basti pensare a quanto è lontana dall'intuizione la presenza di denti di pesci all'interno di rocce, o di fossili marini in alta montagna.
In entrambi i casi si giunge a conclusioni di portata assoluta, ossia che sono esistiti moltissimi animali vissuti prima della formazione delle attuali rocce e che i mari, i fiumi e i laghi possono cambiare posizione nel tempo.
Stenone enunciò anche, di sfuggita, la prima legge della cristallografia, ovvero il fatto che gli angoli diedri di cristalli dello stesso tipo sono indipendenti dalle dimensioni assolute dei cristalli stessi.
Benché l' opera dello Stenone sia stata pubblicata a Firenze nel 1669, la data di nascita della geologia è generalmente fatta risalire al 1776, allorché la polemica fra "plutonisti" e "nettunisti" - capeggiati rispettivamente da James Hutton e Abraham G. Werner - raggiunse il suo apice.
Tra gli altri scienziati che hanno contribuito alla nascita di questa scienza, ricordiamo William Smith (detto Strata) e il veneto Giovanni Arduino, che già nel 1759 aveva introdotto - seppur con definizioni talmente primitive da farci sorridere - l'uso dei quattro termini divenuti poi tipici della stratigrafia: Primario, Secondario, Terziario e Quaternario.
Nella sua forma più elementare, la stratigrafia si occupa delle rocce sedimentarie che si trovano nelle porzioni più esterne della crosta terrestre, e i principî classici su cui si basa sono pochi e semplici: il principio di sovrapposizione di Stenone, il principio di correlazione e la legge di Walter sulle relazioni delle facies.
Gli strati (di roccia, di sedimenti inconsolidati, di ghiaccio) riflettono l'ambiente e il clima del tempo in cui si sono deposti.
Ogni strato è caratterizzato da proprietà litologiche particolari e attributi che permettono di distinguerlo da strati adiacenti.
Le successioni stratigrafiche - sia quelle deposte in fondo al mare sia quelle continentali - possono essere continue o possono presentare discontinuità di diversa natura e di diversa durata.
Già da questi brevi cenni risulta che la stratigrafia oggi non è più soltanto descrittiva, ma è una scienza vasta e complessa, a carattere sintetico, non analitico: gli stratigrafi attualmente sono scienziati con competenze diverse in grado di utilizzare i molteplici metodi stratigrafici che si sono andati sviluppando negli ultimi decenni e di interpretarne i risultati organizzandoli in una "stratigrafia integrata".
Il concetto di tempo è comunque fondamentale nella geologia stratigrafica, e può essere inteso in modi diversi: o come successione di eventi verificatisi in un certo ambito; oppure come durata, per il cui calcolo vengono utilizzati metodi di datazione radiometrica (v. geochimica, vol. III); oppure ancora come correlazione di storie diverse, verificatesi in bacini sedimentari separati, talora in continenti lontani.
Ricade nell'ambito della stratigrafia anche la ricostruzione della storia della Terra, in quanto è proprio la stratigrafia che riesce a fornire un quadro generale di riferimento.
È per tale ragione che anche eventi magmatici, metamorfici e strutturali rientrano nel campo della stratigrafia moderna [Integrazione da Wikipedia e E. Treccani on line]