cultura barocca
INF. A CURA DI B. EZIO DURANTE

"Saxo Grammaticus storico danese del tredicesimo secolo, autore del "Gesta Danorum". Le informazioni scarse sulla sua vita sono basate principalmente su dichiarazioni contenute nel suo lavoro, particolarmente nell'introduzione. Padre e nonno hanno partecipato alle campagne di Waldemar I della Danimarca (1157-1182). Egli stesso era un clerico; un laico di quel tempo non avrebbe avuto la sua conoscenza della teologia e della cultura classico. Senza dubbio, ha studiato in università straniere, probabilmente a Parigi. Nell'undicesimo libro della sua storia parla del funerale del vescovo Asker (Esger) avvenuto nel suo tempo: siccome l'evento è accaduto nel 1158 che possiamo datare la nascita di Saxo intorno al 1150 circa, anche se non conosciamo dove, benché si sia pensato alla Zelanda dall'affetto con cui se ne parla nell'opera.
La storia del Saxo è stata scritta dietro suggerimento dell'arcivescovo Absalon di Lund, morto nel 1201 prima che il lavoro fosse rifinito: esistono dubbi sulla posizione del Saxo. Nell'introduzione si come uno fra i più umili servitori di seguicamme di Absalon, ma non è probabile che il vescovo avesse affidato a ad un uomo oscuro e poco importante l'operazione di redigere la storia della sua terra natale. È molto più probabile che Saxo abbia ricoperto un alto ufficio, magari un segretariato e che abbia goduto della conoscenza intima del prelato. I tentativi di identificarlo con un prevosto a Roskilde, un suddiacono nel monasterp di San Lorenzo a Lund, o con uno scrivano al servizio di Absalon, sono pure congetture al momento non verificabili. Anche la data della sua morte è perlatro incerta. La scrittura della storia ha occupato la maggior parte della vita del Saxo. Originalmente il lavoro doveva essere una storia del tempo di Absalon, ma è diventato una storia completa della Danimarca dal periodo mitico all'anno 1187. È scritto in un latino elegante e altamente ornato che ha goduto dell'ammirazione di Erasmus di Rotterdam. Lo stile è modellato con attenzione su quello degli autori latini "dell'età d'argento", particolarmente di Valerius Maximus e Capella.
Il lavoro è diviso nei libri di sedici, di cui i primi nove contengono il materiale principalmente leggendario, che è presentato di modo non critico. Gli ultimi sette, tuttavia, riguardanti il tempo del Saxo, sono storici e si credonoesser stati scritti in primo luogo. Per i primi nove libri che si occupano dell'antichità nordica le fonti sono vecchi poemi danesi, iscrizioni runiche e saghe norvegese-islandesi. Questi libri possiedono un interesse speciale per il materiale mitico antico conservatovi, il quale è pervenuto all'era moderna solo per questa via. Fra le leggende famose trovatevi possono citarsi le leggende di Hother (libro III), di Amleth (ibid.), la vicenda dell'arciere Toko o Palnatoki (libro X), prototipo della leggenda svizzera Guglielmo Tell. Non esiste una tradizione dellopera tradita per via manoscritta e del resto anche nel tempo in cui fu redatoo il lavoro ha ricevuto attenzione limitata, parzialmente, senza dubbio, perché è stato scritto in un latino sofisticato. Un'epitome ne è stata fatta da un autore anonimo inel 1431 e l'Editio princeps a stampa, da un manoscritto perduto, è comparsa a Parigi nel 1514 divenendo la base di tutte le edizioni successive. La prima edizione critica è stata realizzata da Stephan Hansen Stephanius ".