Il via alla polemica tra l'abate di Treviso BALDASSARRE BONIFACIO e la SARA COPIO SULLAM fu dovuto al fatto che insieme all' opera sopra proposta egli le inviò il seguente sonetto: "Sarra, la tua beltà cotanto audace / Che sdegna tra le prime esser seconda, / E' però più caduca assai che fronda, / E però più che vento assai fugace, / E, se potessi dir, ma con tua pace, / Ciò che la tua bellezza in sè nasconda, / Io direi ch'ella è tomba, ov'alma immonda / Di colpa original sepolta giace. / Questa è la colpa, onde quel colpo uscio, / Che la forma immortal di vita priva, / E corrompe l'imagine di Dio. / Corri, corri, al lavacro, ond'hor deriva / la vita: Christo è quell'Augel sì pio, / Che col suo sangue i morti figli avviva".
A queste esplicite accuse di eresia non si fece attendere la risposta di SARA:"Ben so che la beltà ch'al mondo piace / E' fior caduco, e di superbia abonda: / Ma de la spoglia fral che mi circonda, / Qual si sia, stima in me l'alma non face. / Per più nobil desio mio cor si sface / Baldassare, ond'ardita e sitibonda / Quel fonte cerco, onde stillar suol l'onda / che rende ai nomi altrui fama verace. / Nè cercar dee altro Fonte, od altro Rio, / Chi di lasciar immortalmente viva / La sua memoria al mondo ha pur desio. / Che s'a far l'alma in Ciel arriva / Onda, che bagni il volto, o il petto mio / Di lacrime versar non sarò schiva"
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