Nell'IMMAGINE si vede un particolare della località "Torre" di S. BIAGIO DELLA CIMA.
E' evidente l'impianto d'architettura rurale delle FASCE ricavate qui per la coltura dei VITIGNI DI ROSSESE: la sopraelevazione del terreno, il suo riporto, il drenaggio idrico è stato realizzato attraverso la ripresa della tecnica colturale benedettina della GRANGIA. Molti di questi MURI A SECCO esistono da secoli: per la loro manutenzione i contadini erano soliti utilizzare il terreno fresco emerso dai ripascimenti. A volte, senza rendersene conto, recuperavano dalle zolle oggetti archeologici (monete, frammenti di ceramica, tracce di corredi funebri, residui organici ecc.) che inserivano negli interstizi dei muri a secco in modo da colmare alcune falle o spazi apertisi per lo smottamento: alcuni archeologi di superficie, esperti a leggere nei MURI A SECCO,non hanno mancato di ritrovare negli interstizi alcune interessanti tracce del passato anche remoto della civiltà ligure: specie in aree, come l'agro delle valli intemelie e delle VALLI DEL CROSA E DI BORDIGHERA di secolare visitazione agricola