INFORMATIZZ. B. DURANTE

NELL'IMMAGINE PROPOSTA SI VEDE IL FRONTESPIZIO DI UN CELEBRE TESTO DI CHIRURGIA OPERA DEL MEDICO GENOVESE GIOVANNI DI VICO DAL TITOLO LA PRATICA UNIVERSALE IN CIRURGIA...APPRESSSO VI E' UN BELLISSIMO COMPENDIO, CHE TRATTA DELL'ISTESSA MATERIA, COMPOSTO PER M. MARIANO SANTO BAROLITANO. CON DUE TRATTATI DI M. GIO ANDREA DELLA CROCE. L'UNO IN MATERIA DELLE FERITE, L'ALTRO DEL CAVAR LE ARMI E LE SAETTE FUORI DELLA CARNE. CON ALCUNI ISTROMENTI IN DISEGNO, IN VENETIA, APPRESSO GIO MARIA BONELLI, 1576. LA SIGNIFICANZA DEL LAVORO CONSISTE NELLA COMPLETEZZA DELL'OPERA, LADDOVE NON SOLO SI PARLA DI INTERVENTI CHIRURGICI PER PATOLOGIE NATURALI MA ANCHE DELL'OPERA SPECIFICA DEI MEDICI VULNERARII -MOLTO SPESSO CHIRURGHI DI GUERRA O CHE COMUNQUE AVEVANO MATURATO LA LORO ESPERIENZA IN GUERRA (COME IL GRANDE ASTIGIANO BOTALLO OD IL BELGA E. MOHY)- CHE DOVEVANO ESSERE MOLTO CELERI NELL'INTERVENTO E PRONTI A PRENDERE LE NECESSARIE CONTROMISURE TERAPEUTICHE IN CASO DI FERITE DA ARMI DA FUOCO COME E SOPRATTUTTO DA ARMI BIANCHE, CHE PER ANTICA CONSUETUDINE ERANO SPESSO TRATTATE CON UNGUENTI VELENOSI E DI CONSEGUENZA RISULTAVANO PERICOLOSISSIME PER LE CONSEGUENZE, SOTTO FORMA DI INARRESTABILI INFEZIONI.


















BOTALLO LEONARDO ( Asti, 1519 - Francia, 1588 ) dottore in medicina, nacque in Asti, ma esercitò la pratica chirurgica a Parigi.
"...In Asti egli, col fratello e poi anche da solo, curò saltuariamente vari infermi, tra cui dei traumatizzati, come narra lui stesso".
"La vita del Botallo non è ricca di vicende particolari. Per quasi un ventennio, dal 1540 al 1560, egli prestò la sua opera nelle armate francesi dove si può presupporre che l’abilità del medico e del chirurgo, si arricchisce di profonda umanità di fronte all’altrui sofferenza. Nel 1560 il Botallo era medico di corte a Parigi; intorno a tale funzione di privilegio, pur mancando altri elementi, dobbiamo dire che dovette la sua nomina alla fama che si era conquistata nelle armate reali e ai risultati della sua terapia che, poggiandosi su ragionamenti clinici, e rigettando i presupposti dei neoteoretici, seguiva nuove strade".
Dai manoscritti della Casa Reale di Francia risulta che il Botallo fu medico di corte per un venticinquennio circa, dal 1560 al 1585.
Egli, inoltre venne creato "abate commendatorio" di due abbazie; carica questa, che spesso fu erroneamente interpretata tanto, da far ritenere il Botallo un ecclesiastico.
Queste mansioni, infatti, non comportavano particolari compiti cultuali, ma solo privilegi economici, in quanto il Botallo riceveva il beneficio di una rendita.
Risulta che il famoso medico astigiano morì in terra di Francia, ma non sappiamo dove.
Per quanto riguarda i meriti di Botallo, oggi sappiamo che il sangue venoso della metà destra del cuore giunge a quella sinistra a mezzo delle vene polmonari, dopo essere passato, ossigenandosi e diventando arterioso, attraverso l’apparato polmonare.
Ma da Galeno (II sec. d. C.) fino al XII secolo le idee in proposito perrmasero tutt’altro che chiare (non era rilevata ancora l’importanza enorme della scoperta di Realdo Colombo del circolo polmonare (1559).
Il nome di Botallo è legato alla sua presunta scoperta di due formazioni anomale congenite del cuore: il foro ovale e il dotto arteriaoso, ma risulta ora che egli non ebbe nulla a che fare sia con l’una che con l’altra scoperta, già note da tempo, tranne che per aver fatto una dissertazione a Parigi sul "forame ovale’’, la cui relazione scritta è introvabile nelle due edizioni.
Ciò non è un fattore negativo per il nome di Botallo; egli ebbe comunque il merito, al di fuori e al di sopra di "una scoperta occasionale", di avere invece prestabilito un piano di lavoro e di averlo attuato con il ricercare la via per cui il sangue compiva il suo giro.
Egli, cioè, voleva impostare un preciso studio anatomo-fisiologico che stabilisse la verità tra le tesi che sostenevano i galenisti ostinati e lo studio di Colombo.
Anche in questa, Botallo fu uomo del suo tempo, rivelandosi tutt’altro che propenso, anche in questo campo, ad accettare supinamente i vecchi, se pur gloriosi dogmi di Galeno.
Botallo compì le sue ricerche su animali e su individui umani adulti ed in essi trovò effettivamente un "dotto abbastanza cospicuo, spesso flessuoso, che fa comunicare l’atrio destro con quello sinistro".
L’anatomia moderna conferma questa situazione per il 30 % circa dei casi e considera questo canalino come il residuo di una incompleta chiusura di una formazione embrionale, il foro ovale, che non dovrebbe più sussistere alla nascita dell’individuo umano normale.
Botallo, però, dette a questo dotto una erronea interpretazione, ma non fu certo lui a creare negli anni e nei secoli successivi l’equivoco del dotto arterioso e del foro ovale di Botallo. Alle qualità di studioso nel campo anatomo-patologico, Botallo unì quelle di clinico-chirurgico e di valoroso operatore. Notevole è la sua opera sulla cura delle ferite da arma da fuoco e delle lesioni craniche, per cui ideò uno speciale trapano cranico con dispositivo di sicurezza: un’opera che può ben reggere il confronto con quella di Maggi e di Pari.
Botallo fu un convinto fautore della terapia del salasso ed è detto che esagerasse a riguardo. Ciò può essere vero, ma chi legge attentamente il suo scritto in proposito, può rilevare che nelle indicazioni del salasso, fu equilibrato nel giudizio clinico rigettando l’importanza, per eseguirlo, delle posizioni delle stelle e della luna, ma considerando sempre le condizioni del malato e l’andamento della malattia che potevano sconsigliare l’applicazione del metodo. Egli si rivelava, quindi, oculato clinico e non empirico, con onestà scientifica e coscienza di uomo. Il medico astigiano, inoltre, enuncia un importante principio medico: considerare non la sola parte malata, ma tutto il corpo, non essendo possibile che le parti non abbiano reciproci rapporti. Non ultimo poi, sono da segnalare le qualità morali di Botallo; esse risultano chiaramente dal mirabile scritto sui Doveri del medico e del malato.
Le esperienze pratiche e scientifiche del Botallo vennero raccolte in 13 scritti, dei quali ricordiamo:
1) De curandis vulneribus sclopettorum"(Lione, 1560), dove combatte recisamente l’opinione allora in voga che le ferite d’arma da fuoco fossero velenose.
2) De foramine ovali dissertatio.
3) Luis venerae curandae ratio, in cui combatte la dottrina secondo cui il centro dell’affezione sifilitica, sarebbe da ricercarsi nel fegato.
4) De catharro.
5) De via sanguinis a dextero in sinistrum cordis ventriculum. 6) Observatio anatomica de monstruoso rene in cadavere nuper reperto.
7) Sententia de via sanguinis in corde.
Parte delle opere del Botallo vennero raccolte in un volume dal titolo Opera omnia a cura di Joannis Horne, ordinario di chirurgia e anatomia nell’Università di Leyda e ivi stampato nel 1860.[testo da ASTIONLINE]