riproduz. - inform. B. Durante

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NELL' IMMAGINE SOPRA PROPOSTA SI VEDE LA PAGINA 16 (INIZIALE DI 18) DELLA PUBBLICAZIONE DELLA RELAZIONE DELL'UFFICIO CENTRALE, COMPOSTO DAI SENATORI VACCA, DE FORESTA, CHIESI, GIOA E ARNULFO SUL PROGETTO DI LEGGE CONCERNENTE L'"ARRESTO PERSONALE IN MATERIA CIVILE E COMMERCIALE" (SESSIONE PARLAMENTARE DEL 1863, N. 19BIS DEL SENATO DEL REGNO :
NEL DOCUMENTO QUI INTIERAMENTE RIPORTATO SI AFFRONTANO:
-PROGETTO DI LEGGE DEL MINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA
-CONSIDERAZIONI IN MERITO DEI MEMBRI DELL'UFFICIO CENTRALE
-CONFRONTO DEI CODICI DELL'ITALIA PREUNITARIA: IL CODICE CIVILE NAPOLETANO
-CONFRONTO DEI CODICI DELL'ITALIA PREUNITARIA: IL CODICE CIVILE TOSCANO
-CONFRONTO DEI CODICI DELL'ITALIA PREUNITARIA: IL CODICE CIVILE DEGLI STATI ESTENSI
-CONFRONTO DEI CODICI DELL'ITALIA PREUNITARIA: IL CODICE CIVILE DELLA LOMBARDIA
-CONFRONTO DEI CODICI DELL'ITALIA PREUNITARIA: IL CODICE CIVILE PARMENSE
-CONFRONTO DEI CODICI DELL'ITALIA PREUNITARIA: IL CODICE CIVILE SUBALPINO







"Nel 1865 quando FIRENZE diviene CAPITALE DEL NUOVO REGNO D'ITALIA conta centocinquantamila abitanti.
L'annessione della Toscana al regno d'Italia e la decisione di portare a FIRENZE la capitale (nell'ottica politico-diplomatica di un appressamento a ROMA), significa tuttavia per la città e per la regione un trauma profondo cui fanno da contraltare le sommosse di TORINO cge si vede privata della storica, ottocentesca postazione di città guida della Penisola.
L'immissione nel ritmo della vita economica italiana, le nuove concentrazioni di attività, le esigenze funzionali conseguenti al nuovo ruolo di capitale incidono profondamente.
I problemi posti dalla nuova situazione politica trovano una soluzione nell'opera della classe dirigente cittadina che dimostra di sapersi assumere l'onere e la gestione delle trasformazioni imposte dal trasferimento della capitale a Firenze.
La città, dove già il problema degli alloggi era grave, deve accogliere circa quindici-ventimila persone che costituiscono i quadri del nuovo governo italiano.
Il prezzo degli affitti aumenta e per provvedere alle famiglie più bisognose la Società Edificatrice di Case Operaie costruisce tremila stanze.
Sempre per fronteggiare le necessità della parte più povera della popolazione, il Municipio ricorre alla costruzione (1866) di case prefabbricate provvisorie in ferro e legno nelle aree della fascia intorno ai viali, a porta alla Croce e al Pignone fuori la porta S. Frediano.
Le funzioni governative della capitale trovano sede nei grandi contenitori del centro antico.
Secondo la legge del 1866 sull'esproprio del patrimonio della chiesa, gli istituti ecclesiastici non possono possedere beni immobili oltre quelli strettamente necessari allo svolgimento degli scopi dell'istituto: locali per il culto, campanili, sacrestie, abitazione dell'investito.
Sempre per rispondere alle esigenze dell'arrivo della capitale in soli due mesi l’architetto Giuseppe Poggi presenta il progetto "di massima per l'ampliamento" urbano, commisurato alla previsione di cinquantamila nuovi abitanti.
In questo piano ci sono tutte le premesse dei successivi cinquant'anni della storia urbana di Firenze.
Poggi vi inserisce i quartieri del Maglio e della Mattonaia e gli allargamenti stradali già previsti dall'Ufficio d'Arte del Comune sull'esempio dei primi sventramenti in periodo granducale, e il progetto, anch'esso precedente, dell'architetto Del Sarto, per la ristrutturazione del nucleo antico del centro intorno al Mercato Vecchio, che prevede tra l'altro un grande bazar con gallerie coperte a vetro tra le vie Calimala, Pellicceria, Porta Rossa e l'Arcivescovado.
Al Poggi spettano invece le scelte per la fascia adiacente allo 'stradone' delle mura; l'idea di un Campo di Marte di là d'Arno (poi previsto a est nella posizione attuale, in una seconda redazione del piano), di fronte alle Cascine, con le quali si prevede di collegarlo mediante un ponte in asse con il piazzale del Re; la nuova soluzione delle linee ferroviarie (abbandonata nella seconda redazione).
L'aumento della popolazione richiede il reperimento immediato e una previsione lungimirante di ampie aree di espansione. La prima conseguenza è l'abbattimento delle mura di qua d'Arno per realizzare sul loro tracciato, fondendo le due strade esterna e interna alle mura, il collegamento tra la città antica e le nuove espansioni .
L'abbattimento delle mura rende necessario provvedere ad una nuova cinta daziaria che divide il territorio comunale in due parti: comune chiuso e comune aperto.
Delle 29 barriere rimane ancora oggi qualche resto in piazza Vasari presso il ponte al Pino e in piazza Alberti.
Nel 1910-11, quando il Comune verrà ulteriormente ingrandito, la cinta daziaria sarà definita secondo un nuovo perimetro di trentatré chilometri, con trentuno barriere.
Il principale impianto architettonico del piano redatto da Poggi, e quello in cui egli concentra il maggiore impegno, sono i viali con le piazze e con le rampe del piazzale Michelangelo, nel disegno dei quali egli ha evidentemente presenti gli esempi di Parigi e del Ring di Vienna.
I lavori di demolizione delle mura, iniziati nel 1865, vengono ultimati nel 1869.
Con la scomparsa delle mura la città perde un elemento fondamentale della sua definizione strutturale, funzionale e formale.
Cade la distinzione - e anche la reciproca definizione-qualificazione - di un dentro e di un fuori e inizia anche per Firenze la storia di nuovi rapporti tra un centro e una periferia.
Il fatto più rilevante del piano è proprio l'evidente concezione dell'espansione urbana come scacchiera indifferenziata e puramente residenziale.
Sono chiaramente le conseguenze di quel fenomeno di selezione e disintegrazione delle funzioni già avviato con i primi quartieri borghesi all'inizio del secolo".