cultura barocca
RODI nella CRONACA DI NORIMBERGA Il culto di Helios non era regolare in Grecia in quanto questo dio non risiedeva né nelle città, né nelle campagne, ed essendo un astro era considerato lontano dagli uomini che comunque gli prestavano debito onore. Il suo culto risulta invece particolare nell'isola di Rodi dove al Dio era consacrata una colossale statua rappresentante un giovane con una folta chioma cinta da una corona a raggiera conosciuta con il nome di Colosso di Rodi, a dimostrazione dei tratti propriamente non greci della sua civiltà. A Helios erano dedicate, sempre a Rodi, le Heliaia , festività comprendenti gare atletiche e un sacrificio di quadrighe gettate in mare. In età successive il culto di Helios assunse un'importanza centrale: fu per esempio identificato con altri dèi, ad esempio l'identificazione con il dio Apollo risulta già attestata nel V secolo a.C. e successivamente in epoca tardo-imperiale, a partire da Aureliano, il suo culto divenne il principale culto dell'Impero Romano (vedi = Herbert Jennings Rose, Helios in "Oxford Classical Dictionary" 1970; trad. it. Dizionario di antichità classiche. Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1995, p. 1084-5). Sulle motivazioni teologiche si soffermò Macrobio scrivendo nei Saturnali I, 17, 2-5 /Traduzione di Nino Marinone; Torino, Utet, 1987): Allora Vettio: 2 Non credere, caro Avieno, che la schiera dei poeti, quando parla degli dèi, non tragga per lo più ispirazione dai recessi della filosofia. Infatti non è vana superstizione quella che fa loro ricondurre al Sole tutti gli dèi, o per lo meno quelli celesti, ma divina saggezza. 3 Se il Sole, secondo l'opinione degli antichi, regge e governa tutti gli altri astri e presiede esso solo al movimento dei pianeti, e se è vero che le stelle con le loro orbite regolano, come taluni ritengono, l'ordine degli eventi umani, o, secondo la teoria di Plotino, lo preannunciano, dobbiamo necessariamente considerare il Sole, in quanto governa i governatori del nostro destino, come origine di tutto ciò che accade intorno a noi. 4 E come Virgilio Marone dicendo a proposito della sola Giunone "per quale suo nome offeso", intese significare che le varie manifestazioni di un solo dio si devono considerare come altrettante divinità, così le diverse proprietà del Sole diedero origine a nomi degli dèi. Di qui i primi sapienti proclamarono il principio hèn tò pan (il tutto è unico). 5 Dunque chiamarono Apollo la proprietà divinatrice e curatrice del Sole, mentre quella che presiede al linguaggio ricevette il nome di Mercurio. In effetti, poiché il linguaggio interpreta i pensieri nascosti, con denominazione appropriata fu chiamato in greco Hermes da hermenèuein (interpretare).
Mentre l'imperatore Giuliano l'Apostata nell'inno ad Helios re ("Giuliano imperatore Inno a Helios re", 5-6. In Giuliano imperatore. Inno alla Madre degli dei e altri discorsi (a cura di Jacques Fontaine, Carlo Prato e Arnaldo Marcone). Milano, Mondadori/Fondazione Lorenzo Valla, 1997, pp.105-7) scrisse = Questo universo divino e assolutamente splendido, che si estende dalla sommità della volta celeste fino all’infimo della terra, tenuto insieme dalla continua provvidenza del dio, esiste increato dall’eternità e in eterno esisterà nel futuro, conservato da nient’altro se non direttamente dal quinto elemento[21] il cui vertice è il raggio del Sole; a un secondo livello, per dir così, è sostenuto dal mondo intelligibile e quindi, in forma ancora più nobile, dal re del cosmo, centro di tutto quel che esiste. Quest’ultimo, comunque lo si voglia designare, come ciò che sta oltre l’intelletto o come l’idea dell’essere, oppure come l’intero mondo intelligibile, o ancora come l’Uno, poiché l’Uno sembra preesistente a tutte le cose, o come il Bene, per usare l’espressione favorita di Platone; questo principio unitario del tutto che è fonte primaria, per ogni essere esistente, di bellezza, di perfezione, di unità e di potenza irresistibile, in virtù della sua sostanza creatrice e permanente, ha originato da sé, quale mediatore, al centro delle cause mediatrici, intelligenti e demiurgiche, Helios, dio potentissimo, in tutto simile a sé. Così pensa anche il divino Platone, quando dice: "Questo è appunto quello che chiamo figlio del Bene, che il Bene generò simile a sé: ciò che nel mondo intelligibile è il Bene rispetto all’intelletto pensante e all’oggetto pensato, questo è Helios nel mondo visibile rispetto alla vista e alle cose vedute". Mi sembra, dunque, che tra la sua luce e il mondo visibile ci sia un rapporto identico a quello che esiste tra la verità e il mondo intelligibile. Ma lo stesso Helios nella sua totalità, dal momento che è figlio dell’idea, che è il primo e massimo Bene, esiste dall’eternità nell’ambito della sua sostanza permanente, avendo ricevuto il dominio fra gli dei intelligenti e avendo elargito agli dei intelligenti quanto il Bene produce per gli dei intelligibili. Il Bene, credo, è per gli dei intelligibili fonte di bellezza, sostanza, perfezione e unità, riunendo e irradiando questi benefici con la potenza che è espressione della sua natura. Questi, dunque, sono i doni dispensati agli dei intelligenti da Helios, preposto dal Bene a comandare e regnare su di loro, benché siano apparsi e abbiano avuto origine insieme a lui, allo scopo, io penso, che anche per gli dei intelligenti ci fosse una causa, dotata della natura del Bene e promotrice di benefici, che regolasse ogni cosa per tutti in conformità con l’intelletto.

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