Nell'IMMAGINE sopra proposta proveniente da raccolta privata svizzera si vede un'incisione tratta dal volume di ANTONIO BOSIO (1575-1629), poi soprannominato il "Colombo della Roma sotterranea", intitolato Roma Subterranea novissima...sex libris distincta illustrantur...opera et studio Pauli Aringhi... (edizione: Roma, Blasij Diversini & Zanobij Masotti, 1651: in folio, mm. 426x290).
Nel primo secolo i cristiani di Roma non avevano cimiteri propri.
L' indagine critica delle CATACOMBE (grandi luoghi di inumazione per ebrei e soprattutto per i primi cristiani, ampiamente documentate a Roma ma comunque attestate anche in altre diverse città d'Italia e dell'Impero ) e lo studio scientifico delle INUMAZIONI IPOGEE PALEOCRISTIANE iniziarono relativamente tardi dopo che terminata la traslazione delle reliquie, queste aree ipogee non furono più frequentate ed anzi vennero totalmente abbandonate, ad eccezione di quelle di San Sebastiano, San Lorenzo e San Pancrazio Roma.
Le catacombe sono formate da gallerie sotterranee, tanto da sembrare dei veri labirinti e possono raggiungere complessivamente molti chilometri. Sulle pareti tufacee di questo intricato sistema di gallerie vennero scavate file di nicchie rettangolari, chiamate loculi, di varie dimensioni, che potevano contenere un solo cadavere, ma non era infrequente il caso che contenessero i corpi di due e talvolta di più persone.
Si tratta di un'indagine sulle SEPOLTURE CRISTIANE ed inaugura lo studio delle CATACOMBE.
più antico certamente fu lo studio delle INUMAZIONI ROMANE o se vogliamo PAGANE, basato, oltre che sul lavorio incessante di antiquari e studiosi vari, sull'analisi dell'essenziale LIBRO XI del DIGESTO di Giustiniano I ed in particolare delle RUBRICHE specificatamente riservate alle normative redatte in merito alle INUMAZIONI.
Se possedevano dei terreni, seppellivano là i loro defunti, altrimenti ricorrevano ai cimiteri comuni usati anche dai pagani.
Per tale motivo San Pietro fu sepolto nella "necropoli" ("città dei morti") sul Colle Vaticano, aperta a tutti; come pure San Paolo fu sepolto in una necropoli della Via Ostiense.
Nella prima metà del secondo secolo, in conseguenza di varie concessioni e donazioni, i cristiani presero a seppellire i loro morti sottoterra.
Ebbero così inizio le catacombe.
Molte di esse sorsero e si svilupparono attorno a dei sepolcri di famiglia, i cui proprietari, neoconvertiti, non li riservarono soltanto alla famiglia, ma li apersero anche ai loro fratelli nella fede.
Col passare del tempo le aree funerarie si allargarono, talvolta per iniziativa della Chiesa stessa.
Tipico è il caso delle catacombe di San Callisto: la Chiesa ne assunse direttamente l'organizzazione e l'amministrazione, a carattere comunitario.
Con l'editto di Milano, promulgato dagli imperatori Costantino e Licinio nel febbraio del 313, i cristiani non furono più perseguitati.
Potevano liberamente professare la fede, costruire luoghi di culto e chiese dentro e fuori le mura della città, e comperare lotti di terreno senza pericolo di confische.
Tuttavia le catacombe continuarono a funzionare come cimiteri regolari fino all'inizio del quinto secolo, quando la Chiesa ritornò a seppellire esclusivamente sopratterra o nelle basiliche dedicate a martiri importanti.
Quando i barbari (Goti e Longobardi) invasero l'Italia e scesero a Roma, vi distrussero sistematicamente molti monumenti e saccheggiarono molti luoghi, incluse le catacombe.
Impotenti di fronte a tali ripetute devastazioni, verso la fine dell'ottavo e l'inizio del nono secolo, i papi fecero trasferire le reliquie dei martiri e dei santi nelle chiese della città, per ragioni di sicurezza.
Col passare del tempo, frane e vegetazione ostruirono e persino nascosero le entrate delle altre catacombe, tanto che se ne persero perfino le tracce.
Per tutto il tardo Medioevo non si sapeva neppure dove fossero: e nella coscienza di tanti neppure cosa in realtà fossero state.
L' ESPLORAZIONE SISTEMICA DELLE CATACOMBE di fatto iniziò con ANTONIO BOSIO (1575-1629) , poi soprannominato il "Colombo della Roma sotterranea", di cui qui si riproduce una significativa INCISIONE della sua celebre opera Roma Subterranea novissima...sex libris distincta illustrantur...opera et studio Pauli Aringhi... (edizione: Roma, Blasij Diversini & Zanobij masotti, 1651: in folio, mm. 426x290) .
Durante l'Ottocento l'esplorazione sistematica delle catacombe, e in particolare di quelle di San Callisto, venne quindi portata avanti da Giovanni Battista de Rossi (1822-1894), che è considerato il fondatore e padre della Archeologia Cristiana.
Nell'arco cronologico in cui operarono questi due studiosi si fecero straordinari progressi nella conoscenza delle CATACOMBE, della loro TIPOLOGIA ARCHITETTONICA, sulla sorprendente SIMBOLOGIA che per molteplici ragioni ne regolò a lungo l'esistenza, specialmente nei drammatici periodi delle grandi persecuzioni.
Le catacombe furono il lavoro esclusivo di un'associazione specializzata di lavoratori chiamati FOSSORI.
Essi scavavano una galleria dopo l'altra alla fievole luce delle loro lampade e per trasportare la terra in superficie si servivano di cesti o sacchi fatti passare anche attraverso i LUCERNARI, che erano stati aperti nella volta del tetto delle cripte, dei cubicoli o lungo le gallerie. I lucernari erano grandi pozzi che raggiungevano la superficie. Quando il lavoro di scavo era terminato, i lucernari rimanevano aperti per l'aria e la luce, come condotti di ventilazione e mezzi di illuminazione.
Gli antichi cristiani non usavano il termine CATACOMBA. La parola è di origine greca e significa "cavità, conca".
I Romani chiamavano così una località sulla Via Appia, dove si trovavano delle cave per l'asportazione dei blocchi di tufo.
Lì vicino furono scavate le catacombe di San Sebastiano. Nel secolo IX il termine fu esteso a tutti i cimiteri con il significato specifico di cimiteri sotterranei.
La sepoltura dei primi cristiani era estremamente semplice e povera.
Sull'esempio di Cristo, i cadaveri venivano avvolti in un lenzuolo o sindone, senza la cassa.
I loculi venivano poi chiusi con lastre di marmo, o nella maggior parte dei casi, con tegole fissate con malta.
Sulla lastra veniva talvolta scritto il nome del defunto, con un simbolo cristiano o l'augurio di pace nel cielo.
Frequentemente accanto alle tombe venivano poste lucernette ad olio o vasetti con profumi.
Per la loro sistemazione in file soprapposte le une sulle altre, le tombe davano l'idea di un vasto dormitorio, chiamato CIMITERO, termine di origine greca che significa "luogo di riposo".
In questo modo i cristiani volevano affermare la loro fede nella risurrezione dei corpi.
Oltre ai loculi c'erano altri tipi di tombe: l'arcosolio, il sarcofago, la forma, il cubicolo e la cripta.
L'ARCOSOLIO, tomba tipica del terzo e quarto secolo, è una nicchia molto più grande, con un arco sovrastante. La lastra di marmo era posta orizzontalmente. Generalmente l'arcosolio serviva come tomba per un'intera famiglia.
Il SARCOFAGO è una cassa di pietra o marmo, di solito ornata con sculture in rilievo o con iscrizioni.
La FORMA è una tomba scavata nel pavimento delle cripte, dei cubicoli o delle gallerie. Si trovano in gran numero vicino alle tombe dei martiri.
I CUBICOLI, (il termine significa "camere"), erano piccole stanze, vere tombe di famiglia con una capacità di vari loculi. L'uso di una tomba di famiglia non era un privilegio riservato ai ricchi. I cubicoli e gli arcosoli erano frequentemente decorati con affreschi che riprendevano scene bibliche e che riproducevano i temi del Battesimo, dell'Eucaristia e della Risurrezione, simboleggiata nel ciclo di Giona.
La CRIPTA è una stanza più grande. Al tempo del papa San Damaso molte tombe dei martiri furono trasformate in cripte, cioè in piccole chiese sotterranee, abbellite da pitture, mosaici o altre decorazioni.