INFORMATIZZAZ. DI B. DURANTE

Il TARASSACO o DENTE DI LEONE (Taraxacum officinale ) è una tipica pianta officinale di storica rinomanza e di cui si utilizzano le radici in varie patologie come: articolazioni gonfie (acqua), artrosi, flusso biliare, stasi bilari, eruzione cutanea, depurazione del sangue (tramite reni), disintossicazione, eczema, emorroidi (stitichezza), insufficienza epatica, fegato ipertrofico, gotta, reuma, disordine intestinale, itterizia (leggera), disturbi della milza, pancreas, disturbo gastrico ecc.
Questa pianta fu descritta con minuzia dai medici arabi Rhazes e Avicenna anche se già in precedenza gli antichi greci e romani ne avevano apprezzate le qualità terapeutiche.
Nella radice sono state trovate oltre 50 sostanze importanti.
Le principali: inulina e tarasserina (prevalentemente in autunno), sostanze amare (primavera), tarassina, colina, sostanze ad effetto enzimatico, tannini, saponine, vitamina B2, C, D, minerali come ferro, silicio, manganese e zolfo ec.
Il tarassaco depura il sangue, è diuretico, favorisce la digestione, è stomatico, stimola fegato, cistifellea, pancreas e persino tutto il sistema ghiandolare.
Può essere utile anche in un lieve diabete ed è corroborante in caso di stati di debolezza generale.
E’ pertanto raccomandabile per cure primaverili ed autunnali. Va pure menzionato la sua azione emopoietica nel trattamento delle anemie.
Ma esiste ora un suo altro campo di impiego specifico che alla luce degli studi odierni si presenta come sufficientemente fondato, quello della tendenza alla formazione dei calcoli biliari.
Il tarassaco è in grado di influire non sul calcolo già formato, bensì sulla predisposizione alla formazione di calcoli, quindi sulla diatesi.
Di ciò è probabilmente responsabile in primo luogo una peculiare azione azione sul metabolismo e sulla cellula.
Non è difficile comprendere che un tale effetto si possa ottenere solo in periodi di tempo piuttosto prolungati.
Si dovrà dunque somministrare il tarassaco come terapia in tutti i casi, per almeno 4-8 settimane.
E opportuno anche dare una cura di tarassaco in primavera ed eventualmente ancora in autunno.
E' nella natura di queste patologie la difficoltà di riuscire a obiettivare l'azione di un simile trattamento, ma rimane il fatto che i malati, dopo una cura di tarassaco, si sentono più leggeri; i disturbi alla regione superiore destra dell'addome spariscono e la tendenza alle ricadute scompare o almeno diviene chiaramente più rara.
Sembra dunque possibile arrivare in questo modo, meglio e più rapidamente, a una fase di latenza della patologia.
Poiché finora si è riconosciuto nell'acido chenodesossi-colico un medicamento attivo solo nella disgregazione dei calcoli di colesterolo, ma non di calcoli di altra natura, si dovrebbe fare uso delle potenzialità del tarassaco in questo campo.
E ciò tanto più in quanto il tarassaco è del tutto atossico, anche se somministrato a lungo, e inoltre presenta un'azione, come si è detto, positiva sui sintomi soggettivi e tonificante generale.