Territorio occupato dai Mesi e corrispondente all'attuale "Serbia" e quindi ad una vasta provincia (poi 2) dell'Impero di Roma sul corso inferiore del Danubio.
Dopo alcuni fallimenti i Romani sottomisero i Mesi nel 28/29 a.C. con M. Licinio Crasso ed inclusero il loro territorio nella provincia di Macedonia o dell'Illirico: probabilmente già nel 15 o non dopo il 44 la Mesia fu trasformata in provincia autonoma delimitata dal Danubio a N., dalla Drina ad E., dal Ponto Eusino ad O. e dalla catena dell'Emo a S.
L'importanza strategica, la ricchezza degli allevamenti di bestiame e dell'agricoltura ne fecero presto una provincia ricca con città importanti come Naissus, Singidunum, Viminacium, Ratiaria, Oescus, Novae, Durostorum, Troesmis sviluppatesi intorno a campi militari.
Dopo la metà del I sec. la provincia fu assalita dai barbari Rossolani, Bastarni e Sciti duramente sconfitti da Tiberio Plauzio Silvano che in Mesia sistemò oltre 100.000 barbari catturati coi loro capi tribù.
Prevedendo la guerra coi Daci l'imperatore Domiziano divise la vasta regione in 2 province consolari: la Mesia superiore (ad O. del fiume Ciabrus) e la Mesia inferiore (ad E.): al governatore di questt'ultima venne affidato il compito di sorvegliare le coste del Ponto Eusino sin al Chersoneso Taurico.
Entrambe le province furono poi ingrandite con nuovo territori conquistati dopo la guerra vittoriosa che portò alla conquista della Dacia (Romania).
Nel III sec. le province furono tra le più esposte alle invasioni barbariche. L'evacuazione della Dacia ad opera di Aureliano portarono alla costituzione delle due province, arricchite con territori dell'antica Mesia, della Dacia mediterranea e della Dacia ripense.
Diocleziano vi istituì quindi 6 province minori: la Mesia margense o Mesia I, la Dardania, la Dacia mediterranea, la Dacia ripense, incluse nelle Diocesi delle Mesie, e la Mesia II e la Tracia incluse nella Diocesi di Tracia.
Dopo il disatstro di Adrianopoli e la sconfitta romana, nel 378, tutte queste terre furono occupate da popolazioni barbariche di varia stirpe anche se i grossi centri urbani risucirono ad opporre valida resistenza e a sopravvivere come centri di civiltà imperiale-romana.
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