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"Giovanni Paolo II nella Lettera per il VII Centenario lauretano, indirizzata a mons. Pasquale Macchi, arcivescovo di Loreto, il 15 agosto 1993, ha scritto: "La S.Casa di Loreto non è solo una reliquia, ma anche una preziosa icona concreta" (n.2). E' reliquia perché è "resto", cioè parte superstite della dimora nazaretana di Maria. E' icona perché si fa specchio che riflette ineffabili verità di fede e rifrange luce su alti valori di vita cristiana. Per questo "la S.Casa di Loreto" è il "primo santuario di portata internazionale dedicato alla Vergine" (ivi, n.1). Vengono qui richiamati i messaggi biblico-teologici del ricco magistero-lauretano di alcuni papi, in primo luogo di Giovanni Paolo II.
La Casa nazaretana venerata a Loreto è identificata dalla tradizione con quella in cui "la Vergine Maria nacque e fu educata e poi salutata dall'angelo Gabriele" (Teramano). Lo ha ribadito anche Giulio II nel 1507 e, in seguito, numerosi pontefici. Nell'Inno del VII Centenario lauretano (Madonna della Casa) si canta anche:"Questa Casa è culla santa - della Madre immacolata - qui dall'angelo salutata, - il Figliuolo concepì". Pio IX nella Lettera apostolica Inter omnia del 26 agosto 1852, si scrive: "La venerata Casa di Nazaret, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per divino volere, trasportata per lungo tratto di terra e di mare, prima in Dalmazia e poi in Italia. Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta esente dal peccato originale, fu concepita, data alla luce, nutrita e salutata dall'angelo piena di grazia". Secondo l'esegesi tradizionale, la pienezza di grazia comporta la totale esclusione del peccato, anche di quello originale, fin dal primo istante del concepimento di Maria. Tra le pareti della S.Casa si compie la promessa di Dio fatta all'uomo subito dopo il peccato di origine: "Io porrò inimicizia tra te e la tua donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe e tu le insidierai il calcagno." (Gen.3,15). Quella donna è Maria e la sua "stirpe" è Gesù.
La S.Casa è il santuario dell'Incarnazione. E' questo il mistero di cui essa fa quotidiana e orante memoria. E' questo il mistero che teologicamente la caratterizza e la qualifica.
Scrive Giovanni Paolo nella Lettera per il VII Centenario: "La S.Casa di Loreto è 'icona' non di astratte verità, ma di un evento e di un mistero: l'Incarnazione del Verbo. E' sempre con profonda commozione che, entrando nel venerato sacello, si leggono le parole poste sopra l'altare: 'Hic Verbum caro factum est': Qui il Verbo si è fatto carne. L'incarnazione, che si ricopre dentro codeste sacre mura, riacquista di colpo il suo genuino significato biblico; non si tratta di una mera dottrina sull'unione tra il divino e l'umano, ma, piuttosto, di un avvenimento accaduto in un punto preciso del tempo e dello spazio, come mettono meravigliosamente in luce le parole dell'Apostolo: 'Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna' (Gal 4,4).
Maria è la Donna, è, per così dire, lo 'spazio' fisico e spirituale insieme, in cui è avvenuta l'Incarnazione. Ma anche la Casa in cui Ella visse costituisce un richiamo quasi plastico a tale concretezza"(n.3). Spesse volte il papa, nei suoi numerosi interventi sul santuario della S.Casa, è tornato su questo tema con mirabili variazione.
La Vergine Maria nella sua Casa di Nazaret ha concepito il Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo (Lc 1,13). Così sviluppa questo aspetto Giovanni Paolo II nella Lettera per il VII Centenario:
"Un aspetto che deve essere tenuto particolarmente vivo nel Santuario lauretano è quello che riguarda il ruolo dello Spirito Santo negli inizi della salvezza. Grazie ad esso, se da una parte l'Incarnazione annuncia il mistero pasquale, dall'altra prelude già alla Pentecoste. Parlando della fine del secondo millennio, nella mia Enciclica Dominum et vivificantem scrivevo: 'La Chiesa non può prepararsi ad esso in nessun altro modo, se non nello Spirito Santo... Ciò che nella pienezza del tempo si è compiuto per opera dello Spirito Santo, solo per opera sua ora può emergere alla memoria della Chiesa' (n.51). E dove si potrebbe parlare con più efficacia del ruolo dello Spirito Santo, datore di vita , se non nel Santuario lauretano, che ricorda il momento e il luogo in cui Egli compì la suprema delle sue operazioni 'vivificanti' dando vita, nel seno di Maria, all'umanità del Salvatore?"(n6).
Nell'annuncio dell'angelo a Maria sono chiamate in causa le tre Persone della Santissima Trinità: Dio Padre("l'Altissimo"), Dio Figlio e Dio Spirito Santo.
Disse Giovanni Paolo II nell'omelia pronunciata a Loreto il 10 dicembre 1994: "Le pareti della sua Casa [di Maria] udirono le parole dell'angelico saluto ed il successivo annuncio del progetto divino. Le pareti naturalmente non odono, perché non hanno vita, nondimeno sono testimoni di ciò che viene detto, testimoni di ciò che avvenne al loro interno [...] Udirono che l'Angelo, rassicurando la Vergine di Nazaret, disse: 'Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell'Altissimo' (Lc 1, 30-32). E quando Maria domandò: 'Come è possibile? Non conosco uomo' (1,34), il messaggero celeste spiegò: 'Lo Spirito Santo scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio' (1,35)".
E più avanti annota: "La Casa di Nazaret divenne un particolare luogo di quell'invio di cui scrive l'Apostolo: 'Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna perché ricevessimo l'adozione a figli' (Gal 4, 4-5). Gli inizi umani di questo invio del Figlio da parte del Padre ebbero luogo nella Casa di Nazaret, la quale per ciò stesso merita il nome di santuario più grande. Ma l'apostolo, riferendosi all'adozione a figli, continua; 'E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: 'Abba padre' (Gal 4,6). Dunque, non soltanto l'invio del Figlio, ma anche dello Spirito Santo ha nella Casetta di Nazaret il suo posto privilegiato. In questo luogo ha inizio l'opera divina della salvezza, trovandovi quasi la sua nuova dimensione".
Disse Giovanni Paolo II nell'omelia del 10 dicembre 1994:
"La casa di Nazaret fu anche testimone della divina maternità che maturava nella Vergine. L'Avvento è per la Chiesa un periodo di attesa del Santo Natale:essa ha la consapevolezza di unirsi così, in modo particolare, con Maria.
Infatti, in attesa della nascita di Gesù è innanzitutto Lei. Tutti gli altri, perfino un uomo a Lei così vicino come Giuseppe, sono soltanto dei testimoni, in un certo senso, esterni di quanto il Lei si va operando. Maria Santissima - si può dire - è la sola a fare l'immediata esperienza della maternità che in Lei matura.
Occorre ricordare a questo proposito la tradizione liturgica della festa 'Virginis pariturae' , cioè della Vergine che si prepara a partorire il Figlio di Dio. Proprio la Casa di Nazaret fu testimone di quell'attesa e di quella preparazione. Che cosa significhi prepararsi alla venuta al mondo di un figlio lo sanno bene le donne in attesa. Che cosa abbia significato prepararsi a dare alla luce il Figlio di Dio lo sa unicamente Lei, Maria di Nazaret".
In questa luce, Giovanni Paolo II, nella Lettera per il VII Centenario, invitava i cristiani a vivere il Giubileo della S.Casa come un 'avvento' al 'Natale del Duemila'.
E' un motivo teologico caro al magistero di Giovanni Paolo II che vi è tornato più di una volta.
Nella Lettera per il VII Centenario scrisse:
"Il si di Maria fu, in qualche modo, anche un si detto a noi. Concependo il Capo, ella 'concepiva', cioè alla lettera, 'accoglieva insieme con lui', almeno oggettivamente , anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la S. Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: 'Tutti là sono nati' (Sal 87, 2)".
Particolarmente efficaci sono le parole dell'omelia pronunciata dal pontefice a Palermo il 23 novembre 1995, in occasione del III Convegno della Chiesa in Italia: "La Casa del Figlio dell'uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa. La storia dell'intera umanità in quella casa riannoda le sue fila. La Chiesa che è in Italia, alla quale la Provvidenza ha legato il santuario della S. Casa di Nazaret, ritrova lì una viva memoria del mistero dell'Incarnazione, grazie al quale ogni uomo è chiamato alla dignità di figlio di Dio".
La Casa di Nazaret ha accolto Gesù, che ivi ha trascorso l'infanzia, l'adolescenza e la giovinezza. Essa è punto privilegiato di riferimento per i giovani cristiani. In occasione del Pellegrinaggio dei giovani d'Europa, Giovanni Paolo II, nel messaggio del 9 settembre 1995, ha detto loro:
"Da Loreto questa sera abbiamo compiuto un singolare pellegrinaggio dall'Atlantico agli Urali, in ogni angolo del Continente, dovunque si trovano giovani in cerca di una 'casa comune'. A tutti dico: ecco la vostra Casa, la Casa di Cristo e di Maria, la Casa di Dio e dell'uomo! Giovani d'Europa in marcia verso il 2000, entrate in questa Casa per ricostruire insieme un mondo diverso, un mondo in cui regni la civiltà dell'amore!
Voi siete nella primavera della vita, e vi scoprite alberi in fiore, chiamati a diventare carichi di frutti". Ai giovani universitari romani, il 12 dicembre 1995, in S. Pietro, Giovanni Paolo II ha detto: "Pensiamo alla casa. Dappertutto la casa natale ha per ciascuno, e specialmente per ognuno di voi, cari giovani, un'importanza unica. La casa è un grande bene per l'uomo. E' l'ambiente di vita e di amore. E' in un certo senso la nostra 'Loreto umana'. Cari giovani, vi invito a riflettere su questa realtà [...] per ricostruire nel vostro cuore l'immagine della casa paterna".
Questo aspetto è stato messo in evidenza da Giovanni Paolo II nei suoi vari interventi mariano-lauretani, in special modo nella Lettera per il VII Centenario Lauretano.
Scrive il Pontefice:
"Il secondo momento del mistero dell'Incarnazione è, come accennavo sopra, il momento del 'fiat', cioè della fede: 'Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto' (Lc 1, 38). E' certamente riferendosi a questo momento che Elisabetta, di li a poco, proclama Maria 'beata' per aver creduto (cf. Lc 1, 45). Il Concilio Vaticano II ci insegna a vedere nella fede, più ancora che nei suoi privilegi, la vera grandezza della Madre di Dio. Ella fu la prima credente della nuova alleanza, colei che 'avanzò nella peregrinazione della fede' (Lumen gentium, 58). Grazie alla sua fede, Maria come dice S.Agostino concepì il Cristo 'nella sua mente, prima ancora che nel suo corpo' (Sermo 215, 4, PL 38, 1074)" .
La S. Casa è anche la Casa del si per molte persone chiamate da Dio alla vita consacrata. Prosegue il papa nella citata Lettera:
"Non si contano le anime di semplici fedeli e di santi canonizzati dalla Chiesa che tra le pareti del sacello lauretano hanno avuto la loro 'annunciazione', cioè la rivelazione del progetto di Dio sulla loro vita, e, sulla scia di Maria, hanno pronunciato il loro 'fiat' e il loro 'eccomi' definitivo a Dio" (n.5). Più oltre il pontefice osserva:
"La S. Casa ricorda in pari modo anche la grandezza della vocazione alla vita consacrata e alla verginità per il Regno, la quale ebbe qui la gloriosa inaugurazione nella persona di Maria, Vergine e Madre".
Nel messaggio alle claustrali, rilasciato da Giovanni Paolo II in S. Casa il 10 settembre 1995, si legge: "La Santa Casa, il Santuario in cui ci troviamo, ci richiama la fondamentale importanza che ha avuto per la salvezza del genere umano il 'si' di Maria alla chiamata del Signore. Che cos'altro è la vita claustrale se non il continuo rinnovamento di un 'si' che apre le porte del proprio essere all'accoglienza del Salvatore? Voi pronunciate questo 'si' nel quotidiano assenso all'opera divina e nell'assidua contemplazione dei misteri della salvezza.
In questo modo, senza mettervi materialmente in cammino, voi vivete un vostro spirituale pellegrinaggio, che trae dal mistero compiutosi nella Santa Casa la sua ispirazione e il suo orientamento".
A Loreto giungono innumerevoli pellegrini per riconciliarsi con Dio e con i fratelli nel sacramento della confessione, sperimentando la dolcezza ineffabile del perdono e della grazia.
Si legge nella Lettera per il VII Centenario Lauretano: "La S. Casa di Loreto, dove ancora risuona, per così dire, il saluto: 'Ave, piena di grazia', è dunque un luogo privilegiato, non solo per meditare sulla grazia, ma anche per riceverla, incrementarla, ritrovarla, se persa, mediante i sacramenti. Sopratutto il sacramento della riconciliazione, che ha avuto sempre un posto così rilevante nella vita di codesto santuario".
Più avanti il papa aggiunge che i santuari, "particolarmente quello di Loreto", debbono essere "luoghi dell'essenziale, luoghi dove si va per ottenere la 'grazia' prima ancora che 'le grazie'".
La S. Casa di Loreto fa riferimento di sé, in primo luogo, al mistero dell' Incarnazione, perché li è avvenuto l'annuncio angelico a Maria. E' considerata anche, però, luogo che accolse la Santa Famiglia.
A Nazaret viene indicata, quale abitazione della Santa Famiglia, la "Casa di Giuseppe", situata a poche decine di metri dal santuario dell'Annunciazione. E' certo comunque che la Santa Famiglia abbia abitato nell'una e nell'altra Casa, almeno saltuariamente.
Scrive Giovanni Paolo II nella Lettera per il VII Centenario Lauretano: "Il ricordo della vita nascosta di Nazaret evoca questioni quanto mai concrete e vicine all'esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita, l'educazione dei figli, la preghiera, che le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare 'chiesa domestica' della storia".
Nell'Angelus recitato in Piazza S. Pietro il 10 dicembre 1995, giorno della solenne chiusura del VII Centenario a Loreto, Giovanni Paolo II si è rivolto al numeroso uditorio con queste illuminanti parole: "Mi reco in spirituale pellegrinaggio alla Santa Casa, dove la Vergine Santa passò gran parte della sua vita. Là Ella svolse la sua straordinaria missione, vivendo 'la vita comune a tutti, piena di sollecitudine familiare e di lavoro' (Apostolicam Actuositatem, 4). Chiedo a Maria Santissima che la Casa di Nazaret diventi per le nostre case modello di fede vissuta e di intrepida speranza. Possano le famiglie cristiane, possano i laici apprendere da Lei l'arte di trasfigurare il mondo con il fenomeno della divinità carità, contribuendo così ad edificare la civiltà dell'amore".
Nell'omelia di Palermo del 23 novembre 1995 il pontefice ha ribadito:
"Quello lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una 'casa', dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri. La storia di ogni uomo è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita.
Ed è eloquente ed importante per tutti che quest'Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, la casa di Nazaret. Secondo il racconto evangelico, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana".
Nel magistero di Giovanni Paolo II il precedente motivo trova un suggestivo approfondimento nell'omelia pronunciata a Loreto il 10 settembre 1995, davanti a quattrocentomila giovani:
Gesù prese dimora in lei [Maria] come in un tempio spirituale preparato dal Padre per opera dello Spirito Santo. E' grazie a Maria che la casa di Nazaret è diventata un simbolo così straordinario, essendo lo spazio in cui, dopo il ritorno dall'Egitto, si è sviluppata l'umana vicenda del Verbo Incarnato; il luogo in cui Cristo "cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc2,52). Il Signore lasciò quella casa a trent'anni, per indicare a tutti la casa del Padre celeste, sempre spalancata, dal sorgere al tramonto del sole, per accogliere ogni uomo e donna, chiamati ad essere membri del popolo di Dio, fratelli e sorelle di Cristo, come voi che siete giunti da tante parti del continente europeo. La Casa di Nazaret si inquadra nel mistero della Incarnazione. Si potrebbe dire che in essa è stato annunciato il vangelo dell'infanzia e della giovinezza del Figlio dell'uomo, e questo ci parla in modo particolarmente efficace, evidenziando la nostra fede e il nostro cristianesimo rimandano a una casa concreta, nella quale si è compiuto il mistero dell'Incarnazione".
Agli universitari romani, riuniti in S. Pietro il 12 dicembre 1995, il papa ha detto nell'omelia che, durante il Pellegrinaggio dei giovani d'Europa a Loreto: "Il nostro comune pensiero era rivolto verso la Casa della Santa Famiglia, come verso una singolare icona dei trent'anni di vita domestica del Salvatore del mondo. La Casa dove Gesù è cresciuto in sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini, dove fu obbediente a Giuseppe e Maria".
E' questo un tema riproposto mirabilmente da Giovanni Paolo II nella Lettera del VII Centenario con queste parole:
"Nessuna considerazione teorica potrà mai esaltare la dignità del lavoro umano quanto il semplice fatto che il Figlio di Dio ha lavorato a Nazaret ed ha voluto essere chiamato 'figlio del falegname' (cf.Mt 13,55). Il lavoratore cristiano che ripensa la sua vocazione all'ombra della Santa Casa scopre anche un'altra importante verità: che il lavoro non solo nobilita l'uomo e lo rende partecipe dell'opera creatrice di Dio, ma può essere altresì un'autentica via per realizzare la propria fondamentale vocazione alla santità (cf.Laborem exercens,24-27)".
Da sempre la S. Casa di Loreto è stata meta di pellegrini malati, che hanno invocato dalla Vergine protezione e guarigione. Dal 1936 vi confluiscono i "treni bianchi" organizzati dall'Unistalsi e da consimili associazioni.
Giovanni Paolo II, nel discorso ai malati, tenuto nella basilica di Loreto il 10 dicembre 1994, ha detto: "Pensando alla Casa di Nazaret, dove Gesù crebbe e si fortificò (cfr Lc2,40), mi piace ritenere che, proprio all'interno della Santa Famiglia, egli abbia appreso dall'esempio di Giuseppe e Maria, nella concretezza del quotidiano, l'atenzione alle persone in difficoltà. Conoscendo l'altruismo della Vergine, accorsa in aiuto della cugina Elisabetta dopo l'annuncio dell'Angelo (cfr Lc1,39-56), e pronta a intervenire in favore dei novelli sposi in difficoltà a Cana di Galilea (cfr Gv 2,1-11), non si fa fatica ad immaginarla al capezzale degli ammalati di Nazaret, avendo accanto a sé il figlio Gesù".
Più avanti ha aggiunto: "Loreto ci fa pensare a Nazaret e Nazaret rappresenta ogni casa, ogni famiglia cristiana. In queste famiglie voi ammalati avete un compito insostituibile: essere con la preghiera e con la testimonianza una fonte inesauribile di pace e di unità."
Su questo aspetto inedito ma altamente significativo si è soffermato Giovanni Paolo II nel suo discorso rivolto alle vedove si Sarajevo, nella basilica di Loreto, il 10 dicembre 1994.
Ecco le sue parole: "Il pensiero va, in questo momento, alla Famiglia di Nazaret. Grande è il suo fascino! In essa si rispecchia ogni situazione familiare, anche la vostra. Maria Santissima, infatti, per quanto possiamo intuire leggendo i Vangeli, ha conosciuto la condizione di vedovanza: del suo sposo San Giuseppe, dopo l'episodio di Gesù dodicenne nel Tempio, non si fa più parola. Si offre così alla nostra meditazione l'esperienza di fede di Maria che, privata del marito, rimane con Gesù, lo accompagna con la sua preghiera, lo segue nella sua missione, fino alla passione e al Calvario, dove, ai piedi della Croce, è associata al mistero della sua morte redentrice. Maria è nello stesso tempo la Madre di Gesù e la sua più fedele discepola. Oggi Maria vuole in qualche modo comunicare a voi questa esperienza di discepola di Cristo anche nella difficile condizione della vedovanza. La vostra situazione, carissime sorelle, alla luce della fede è un patrimonio inestimabile per la Chiesa, per la sua vita e per la sua missione nel mondo".
Una strofa dell'inno del VII Centenario Lauretano dice: "E' la Casa del cammino / da Oriente ad Occidente / essa è segno della gente / pellegrina verso il ciel".
Così la Casa lauretana diventa segno di protezione per emigrati ed esuli, che cambiano patria, come la dimora mariana di Nazaret. In special modo, la Madonna di Loreto è Patrona universale dei viaggiatori in aereo, perché tale l' ha proclamata Benedetto XV nel 1920, come ricorda anche Giovanni Paolo II nella Lettera per il VII Centenario quando scrive che 'la Vergine Lauretana viene ovunque invocata dai viaggiatori in aereo, in un abbraccio di pace che unisce idealmente tutti i continenti". La tradizione lauretana del trasporto della Casa dalla Palestina in Italia rappresenta bene anche il cammino del vangelo da Oriente a Occidente, concretizzatosi in S.Paolo che, mosso dallo Spirito Santo, dopo la visione, in sogno, di un macedone implorante aiuto, raggiunge l'Europa (cf. At 16,6-19)".