Le grotte (anche intese come luoghi di riparo e sopravvivenza, quali rifugi e siti di contemplazione) sono uno degli aspetti piú affascinanti della speleologia e della geologia.
Molte grotte si sono formate in rocce sedimentarie marine: le calcaree e le dolomie.
Quando il mare ricopre un continente (trasgressione marina), deposita dei sedimenti sulle rocce preesistenti: la base di questa trasgressione è segnata da sedimenti grossolani e il conglomerato basale corrisponde ad antiche spiagge sassose.
Le rocce sedimentarie marine possono emergere sia perché il livello marino si è abbassato, sia in quanto il continente si è sollevato (regressione marina).
Se il sollevamento è rilevante si ha la formazione di corsi d'acqua con bacino imbrifero, che, per erosione, formano valli scoscese o canyon come nelle Alpi Marittime quello del rio Bendola (v. AA.VV., Le ferrate del Pietravecchia e la discesa del rio Bendola, cooperS ed, Ventimiglia, 1995).
Il pianeta è scavato (oltre 90%) di rocce carbonatiche (calcari, dolomie e marmi): vi sono grotte formatesi nell'arenaria, nel gesso, nel salgemma e nelle colate laviche.
Le rocce carbonatiche sono di origine sedimentaria formatesi sul fondo marino per accumulo di resti di conchiglie calcaree o precipitazione di carbonati per decomposizione biochimica.
La natura di questi sedimenti varia con la temperatura, il moto delle acque, l'illuminazione e le fonti di nutrimento proprie dell'ambiente in cui si depositano.
In questo contesto si avranno rocce piú o meno compatte, piú o meno solubili e piú o meno cristallizzate.
Tutte queste caratteristiche portano al processo di carsificazione.
Le sedimentarie marine sono costituite da rocce calcaree e dolomie.
Le prime, composte da carbonato di calcio formatosi in seguito alla sua precipitazione dovuta a gusci di organismi morti; sono riconoscibili perché, fatte reagire con l'acido cloridrico, producono effervescenza.
Le dolomie si differenziano perché, reagendo con l'acido cloridrico a temperatura ambiente, non producono effervescenza.
Inoltre hanno tessitura saccaroide (uguale cioè a quella dello zucchero di canna), non contengono tracce fossili, essendo questa una conseguenza della dolomitizzazione, e, quando vengono frantumate emettono un odore fetido tipico dei resti organici inclusi nel sedimento.
In origine Carso indicava l'area fra nord dell'ex Jugoslavia e il Friuli Venezia Giulia, dove il fenomeno della circolazione sotterranea delle acque nel calcare è sviluppato.
Poi il nome si è esteso alle regioni che presentano questi fenomeni: la tipologia del paesaggio carsico è data dalla presenza di depressioni chiuse di diverse dimensioni e da pochi corsi d'acqua in superficie, anche in zone piovose.
Questa morfologia è dovuta alla presenza di acque che circolano nel sottosuolo lungo condotti a sezione larga in grado di assorbire anche i piú violenti acquazzoni.
Questi dotti si formano nelle rocce solubili (perché il passaggio dell'acqua nelle fratture possa allargarle per dissoluzione), nelle rocce pure (in quanto i resti non solubili di questa dissoluzione non otturino i condotti formatisi) e in quelle solide per impedire ai vuoti apertisi di richiudersi per le rocce sovrastanti.
Queste 3 condizioni si notano in calcari, dolomie e marmi o rocce carbonatiche compatte.
Il carsismo è caratterizzato da forme particolari come le già citate depressioni chiuse, che sono la principale caratteristica topografica delle regioni carsiche e hanno funzione di assorbire le acque piovane.
Le doline sono depressioni col fondo coperto da depositi insolubili che, nelle regioni del Mediterraneo, sono di argille plastiche rosse con un'estensione che può arrivare a decine di chilometri quadrati.
Queste argille colmano ogni fessura del fondo della depressione e l'acqua non piú defluisce se non per aperture, dette ponor vicino al bordo, prolungantesi sottoterra in inghiottitoi: in caso di piene e i ponor non assorbisvono subito l'acqua, si verificano le polje.
La caratteristica idrologica delle regioni carsiche è l'assenza o la penuria di corsi d'acqua in superficie.
La maggior parte dei flussi visibili ha origine fuori della regione carsica: essi scompaiono, sugli affioramenti calcarei, entro inghiottitoi o grotte assorbenti.
Gran parte di queste acque torna in superficie alla base dei massicci carsici, dando origine a nuove sorgenti.
Se le perdite d'acqua sono concentrate si parla di risorgenze o sorgenti carsiche: nelle regioni calcaree d'alta montagna si trovano i campi solcati o carreggiato (karren in tedesco): campi di pietre tipici di zone desertiche in cui la roccia affiora ovunque.
Il clima influenza il carsismo e il paesaggio dipende da lenti fenomeni di erosione.
Per misurare la quantità di roccia che si dissolve ogni anno, si utilizza il tasso di ablazione specifica o rapporto tra il volume della roccia dissolta annualmente e una data superficie affiorante.
Questo rapporto si esprime in metri cubi/ (chilometri quadrati x anno) o in millimetri/millennio: tale grandezza deve rapportarsi al volume di terreno carsico e non solo alla sua superficie esistendo una corrosione di profondità.
La corrosione dipende pure dalla presenza di acidi umici (emessi dalla biomassa) che intensificano l'aggressività delle acque d'infiltrazione.
Anche la vegetazione influisce sul carsismo, perché, anche se sono le precipitazioni a determinare il tasso di ablazione specifica, essa, con la produzione di anidride carbonica, rende le acque piú aggressive.
Se la temperatura è bassa, l'aggressività è maggiore perché piú l'acqua è fredda piú contiene anidride carbonica.
Il tasso di ablazione specifica concerne il complesso della massa rocciosa mentre gran parte dell'erosione si ha ai livelli superiori della zona carsica.
La misurazione dell'erosione è di 2 tipi: il metodo delle tavolette e dell'ablazione superficiale del carso.
Esistono differenze tra regioni in cui prevalgono doline o campi solcati.
Nelle prime l'acqua rimane per un certo tempo al livello del terreno, dove causa dissoluzione, penetrando poi nell'area di trasferimento verticale, ricca di carbonati, dove deposita concrezioni.
Nei campi solcati l'acqua cala subito senza saturarsi in superficie e va a sciogliere la roccia nella zona di trasferimento verticale dove sono pozzi e diaclasi (fratture delle rocce).
Per lo sviluppo carsico è necessario un drenaggio sotterraneo: le rocce calcaree contengono elementi insolubili come quarzo o argilla ed è necessaria una corrente forte per trasportare elementi e mantenere sgombre le vie di deflusso.
Questa condizione è costante in montagna dove si ha pendenza dei torrenti ipogei: è infatti basilare la presenza dei rilievi e delle caratteristiche topografiche del terreno per la formazione di aree carsiche.
Le regioni carsiche mediterranee, ad es., hanno una media di precipitazioni sui 500 millimetri/anno (500 litri per metro quadro all'anno) e sono concentrate in primavera e autunno con periodi siccitosi.
Carenza d'acqua ed evaporazione riducono l' erosione, per cui queste aree si evolvono lentamente.
Nelle Alpi Marittime le glaciazioni del Quaternario spiegano il carsismo di queste montagne poiché le oscillazioni climatiche del Quaternario hanno avuto influenza molto piú a sud delle aree interessate dalle glaciazioni, per cui le Alpi in generale hanno prolungato a sud i ghiacciai che interessavano il centro Europa, i quali, sciogliendosi alla fine dell'epoca glaciale, hanno causato, in parte, le formazioni di queste cavità nelle vallate delle Alpi Marittime.
I fenomeni sono poi stati favoriti dalla piovosità che ha caratterizzato prima e dopo l'era glaciale.
Ne sono testimonianze i riempimenti di bauxite, minerali d'alluminio presenti in molte cavità della Francia meridionale (i Baux de Provence).
Sono depositi che non si formerebbero con i climi attuali, ma testimoniano il clima caldo-umido del Terziario e dei periodi interglaciali.
Questi giacimenti permettono di ricostruire eventi climatici e geologici del passato.
Cerchiamo di capire come poter delimitare una zona carsica da una non carsica.
Il bacino imbrifero è quella superficie attraverso cui i ruscellamenti che seguono la maggior pendenza convergono verso un punto chiamato stazione.
L'impluvio di una sorgente è il suo bacino d'alimentazione, cioè la superficie che raccoglie l'acqua piovana che l'alimenta.
Per le aree non carsiche l'impluvio coincide solitamente con il bacino imbrifero.
Per quelle carsiche il bacino imbrifero e l'impluvio non coincidono quasi mai.
Una sorgente può drenare una parte di bacini imbriferi inclinati verso altre sorgenti.
Su una carta topografica è difficile limitare l'impluvio di una sorgente carsica e fare una delimitazione, bisogna compiere uno studio speleologico (cercando di seguire il collettore sotterraneo), uno studio idrogeologico (versando dei traccianti -coloranti- negl'inghiottitoi per vedere da dove riemergono quando arrivano in superficie) e uno studio idrochimico per determinare la media del bacino di alimentazione.
Un problema è l'irregolarità del trasporto d'acqua perché i flussi dei periodi di piena non attraversano sempre le zone già interessate dai flussi in periodo di morbida.
Così in rapporto alla quantità d'acqua da smaltire, una risorgenza o una galleria drenano una porzione della superficie carsica e l'impluvio varierà in funzione del regime delle acque.
Data un'idea dell'estensione in superficie del fenomeno carsico, è da studiare il limite in profondità.
Nessuno è riuscito a dimostrare che esista un limite in profondità alla carsificazione.
Gli speleologi subacquei hanno raggiunto profondità acquee oltre i 200 metri seguendo condotti carsici.
La corrosione di fatto avviene a ogni profondità.
Le acque che circolano nei fiumi sotterranei non hanno raggiunto la saturazione rispetto alla calcite: nei campi solcati la maggior parte delle acque non ha il tempo di saturarsi in superficie, e scende per mezzo di condotti senza aver potuto raggiungere l'equilibrio idrochimico.
Quando il torrente ipogeo diventa freatico, l'anidride carbonica non fa piú in tempo a liberarsi, per cui l'acqua conserva il suo potere corrosivo dopo il passaggio a regime allagato.
Ma cos'è realmente una grotta? Per grotta s'intende un vacuo naturale che si trova all'interno di una roccia di dimensioni tali da poter essere esplorato dall'uomo.
Con il termine speleogenesi s'intende l'insieme dei fenomeni fisici, chimici e biologici che originano un vacuo in seno alla roccia e alla sua successiva evoluzione per dar "vita" una grotta.
La "genesi" è quel fenomeno che determina l'insorgenza di una soluzione di continuità entro una roccia.
Lo "sviluppo" è l'evoluzione della primigenia soluzione di continuità fino alla formazione di cavità cosí grandi da poter essere definite "grotte".
Tre meccanismi fondamentali consentono la formazione delle grotte:
1: La roccia si forma attorno a un vacuo preesistente.
2: Il vacuo e la roccia si sono formati contemporaneamente.
3: Il vacuo si è formato dopo la roccia al suo interno.
Nel 1°caso la speleogenesi non ha importanza pratica, ma è solo un'ipotesi.
Si può verificare in grotte primarie, nei travertini, dove le cavità arrivano a pochi metri di sviluppo.
Il 2° caso interessa geodi e grotte vulcaniche.
La zona che interessa le Alpi Marittime è a rischio sismico; questi rischi, però, non sono solo collegati ad attività vulcaniche, ma a fratture della crosta terrestre che si possono trovare anche in profondità.
Le geodi poi non son da considerare vere grotte in quanto quasi mai raggiungono dimensioni importanti mentre le grotte laviche raggiungono lunghezze di molti chilometri anche se son meno del 5 per cento delle cavità naturali del nostro pianeta.
Il 3° gruppo (il piú diffuso) è quello delle grotte d'alta val Nervia e dell'alta valle Argentina, e può essere suddiviso in 4 sottogruppi: le grotte tettoniche, le grotte meteoriche o eoliche, le litorali e quelle di corrosione fisico-chimica.
Le prime sono dovute alla deformazione meccanica della roccia; hanno sviluppo limitato e sono dovute a crollo o allontanamento di 2 pareti rocciose.
Le grotte meteoriche sono dovute all'azione sulla roccia di agenti meteorici come il vento (son anche dette eoliche): si trovano su pareti pressoché verticali e in rocce poco coerenti come le arenarie; il loro sviluppo raggiunge al massimo poche decine di metri anche per fenomeni di crollo.
Nel 3° sottogruppo (le litorali) troviamo le grotte che si formano a livello della battigia di laghi o del mare; il loro sviluppo si deve alla continua azione meccanica esercitata dalle onde del mare o a quelle del lago sulle pareti rocciose; possono essere anche al di sopra o al di sotto dell'attuale livello marino o lacustre anche per qualche decina di metri, a causa delle oscillazioni tettoniche nel corso del tempo; anche qui abbiamo uno sviluppo minimo ma superiore a quelle appartenenti ai sottogruppi precedenti; sono caratterizzate da un ambiente vasto di forma arrotondata e presentano sul pavimento ciottoli o blocchi caratterizzati a loro volta da spigoli abbastanza arrotondati dovuti ai crolli, oltre che da accumuli di materiali portati dalle onde.
Ma il sottogruppo piú importante per sviluppo speleogenetico e lunghezza delle cavità è il 4°; le grotte di corrosione chimico-fisica si distinguono, a loro volta, in 2 classi: una per le grotte formatesi in rocce idrosolubili come il salgemma e il gesso e quelle che si trovano nei calcari o nelle dolomie; sono importanti perché il loro sviluppo è dovuto interamente alla penetrazione e alla circolazione delle acque al loro interno; ma, perché ciò possa verificarsi, è indispensabile la presenza di un complesso carsico dovuto alla porosità della roccia, vale a dire che la roccia sia dotata all'interno di un insieme di pori nei quali l'acqua possa fluire lentamente. (Se le cavità sono contemporanee all'origine della roccia, si parla di cavità singenetiche).
I meccanismi fisico-chimici di aggressione delle acque sono di 2 tipi: la dissoluzione semplice e la corrosione.
La dissoluzione semplice è il processo di solubilizzazione.
Per corrosione s'intende il processo chimico in cui, oltre all'acqua, è presente una specie chimica come, spesso, l'anidride carbonica, indispensabile per sciogliere, lentamente, il carbonato di calcio e portarlo in soluzione.
Nella dissoluzione semplice avviene contatto tra acqua e roccia in condizioni normali di temperatura e pressione ma la maggioranza dei minerali presenti in natura ha una solubilità troppo bassa per dare luogo a cavità di un certo rilievo come quelle che qui trattiamo.
Però la solubilità non deve essere né troppo bassa né troppo alta perché si formino delle cavità, mentre in questo caso rocce come le evaporiti hanno solubilità troppo alta.
Le evaporiti (salgemma, gesso e anidrite) sono rocce molto solubili formatesi per sedimentazione e decantazione in fondali bassi soggetti a forte evaporazione e basso apporto.
Le rocce idrosolubili, che rivestono interesse speleogenetico come le carsiche, sono quelle in gesso, e se ne trovano di lunghezze superiori ai cento chilometri.
Però le grotte in gesso possiedono poche concrezioni o ne sono prive.
Questo fenomeno è spiegato dalla mancanza di carbonato, indispensabile composto che consente la formazione di concrezioni.
Grotte di corrosione: la corrosione è uno dei fattori della genesi di cavità.
L'acqua non può sciogliere il carbonato di calcio: perché avvenga è necessaria anidride carbonica che dipende dalla temperatura ed è inversamente proporzionale ad essa, vale a dire che piú questa è alta tanto minore sarà la percentuale di anidride carbonica sciolta in acqua.
Quindi piú l'acqua è fredda, maggiore sarà la quantità di carbonato di calcio in essa disciolto.
Questa reazione avviene anche in profondità perché una parte dell'anidride carbonica, già presente nell'atmosfera, scende in profondità disciolta nell'acqua piovana che, una volta a contatto con il suolo, si arricchisce ulteriormente di questo gas per la presenza di piante e microrganismi fino a raggiungere concentrazioni superiori a quelle che aveva quando era al livello del suolo.
Nell'acqua son presenti altre sostanze, seppure in minima quantità, come l'acido nitrico e l'acido solforico che concorrono a formare sali minerali e acidi organici.
Questi derivano da decomposizione di animali e vegetali.
Contribuisce, inoltre, l'ossidazione prodotta dall'ossigeno e da altri agenti ossidanti.
Tale sistema va a formare il calcare che costituisce la roccia.
Vi sono poi i tre stati della materia: solido, liquido e gassoso.
Le grotte vadose sono cavità o parti di esse in cui coesistono gli stati liquido e gassoso; le grotte freatiche son cavità in cui l'acqua scorre in assenza di fase gassosa.
Nelle prime le acque saranno aggressive, se l'anidride carbonica disciolta è in equilibrio con quella presente nell'atmosfera della grotta, nelle seconde l'anidride carbonica disciolta nell'acqua non è in equilibrio con quella dell'atmosfera presente nella cavità.
Una soluzione è in equilibrio quando è satura, cioè quando il soluto (l'anidride carbonica) non può piú essere sciolto nel solvente (l'acqua).
Se l'acqua è satura di carbonato di calcio e un po' sovrassatura di anidride carbonica, diventa corrosiva; se è leggermente sottosatura (cioè se la quantità è leggermente al di sotto dello stato di equilibrio) di questo gas, formerà concrezioni, che sono che quelle costruzioni calcaree che costituiscono un aspetto affascinante del mondo sotterraneo.
Le concrezioni di pavimento sono di 3 tipi: le stalagmiti, le tazzette e le pisoliti.
Le stalagmiti si formano per impatto a terra delle gocce che stillano dal soffitto.
Cadendo sul pavimento, perdono anidride carbonica depositando carbonato di calcio.
La loro forma cilindrica simile a candele è dovuta al fatto che la goccia, per l'impatto, si disperde a raggio depositando una maggiore quantità di carbonato di calcio nel centro dove lo scontro è maggiore, mentre al crescere del raggio diminuisce il deposito.
Ciò genera una calotta sferica sempre piú sottile ai bordi.
Gli strati si sovrappongono allargandoli e rendendoli piú ripidi fino ad assumere prima una forma subverticale e, poi, quasi verticale (candeliforme).
La stalagmite crescerà così in altezza divenendo verticale.
L'acqua favorisce lo spessore della concrezione e l'anidride carbonica condiziona la velocità d'accrescimento.
Talora l'acqua di stillicidio che formò la stalagmite cambia le caratteristiche chimiche: non è piú satura di carbonato e diventa aggressiva e corrosiva creando non una conchetta ma un foro cilindrico dove cade la goccia erodendo la concrezione.
Se questa si accresce, si può congiungere con la stalattite formando la colonna sì che la concrezione si svilupperà solo in larghezza.
Tra le concrezioni di pavimento vi sono le tazzette, che si formano quando l'acqua scorre su terreno in lieve pendenza.
Sono vaschette con dimensioni da un minimo di pochi millimetri a un massimo di alcuni metri sia di diametro che di profondità.
La condizione perché si formino è la sovrassaturazione massima sulla superficie libera dell'acqua.
Le vaschette possono unirsi per formare cordonature di calcite dovute alla deposizione di carbonato di calcio lungo le asperità del pavimento.
Se succede che il bordo delle tazzette si rompe, l'acqua in esse contenuta esce incrostandosi in maniera da ripristinare l'apertura del cordone.
Queste concrezioni, il cui bordo ha ugual livello, non si trovano mai isolate, ma disposte in serie a gradinata.
Se l'acqua è abbastanza tranquilla, si possono formare delle bolle di calcite al loro interno o la loro superficie può ricoprirsi di uno strato sottile calcareo.
Le perle di grotta o pisoliti, dette anche concrezioni libere perché, a differenza di quelle saldate alla roccia, si presentano come sferette quasi regolari con diametro che varia da un millimetro sino, in qualche caso, a dieci centimetri.
Se le sezioniamo, possiamo vedere che sono costituite da un grosso nucleo, cioè da una particella igroscopica che può essere costituita da un granello di sabbia quanto da un osso di pipistrello.
Attorno a questo nucleo si sviluppano successivi involucri di concrezione che ne accrescono il raggio.
Le perle di grotta si possono osservare nelle vaschette: il continuo fenomeno di stillicidio, agitando l'acqua, provoca la precipitazione di carbonato di calcio sulle pareti e favorisce l'azione dell'anidride carbonica fino a farle ruotare e oscillare lentamente, impedendo loro di saldarsi ai bordi.
Se la loro rotazione avviene intorno a un asse, si hanno le perle cilindriche, mentre, se ruotano attorno al centro, si hanno le perle sferiche.
Esistono anche perle poliedriche dovute al sovraffollamento delle stesse all'interno di una vaschetta; hanno spigoli arrotondati e facce leggermente concave per i loro continui urti che le deformano e le sottopongono a usura.
Infine possiamo trovare le perle sferulitiche, cosí chiamate per la loro particolare struttura cristallografica il cui asse è allungato dal centro verso l'esterno.
Perché si realizzi tale condizione, queste concrezioni devono rimanere immobili; altrimenti gli aghetti che escono dalla superficie si romperebbero.
L'energia di cristallizzazione le solleva leggermente impedendo loro di saldarsi al suolo.
Altre forme si scoprono nell'Abisso del Pietravecchia (uno fra i "monti storici" del Ponente Ligure, un'autentica "oasi" speleologica, faunistica e floristica -ricca di endemismi- oltre che una straordinaria palestra di alpinismo, escursionismo e speleologia) dove compaiono esempi di carsismo profondo.
Il carsismo superficiale lo riscontriamo già sulle pendici del monte omonimo, ed è ben rappresentato da campi solcati a forme aperte, fori di dissoluzione e vaschette.
Anche la scarsezza di vegetazione contribuisce al carsismo superficiale.
Il campo solcato è caratterizzato da fratture in direzione nord-sud dove troviamo il pozzo di corrosione delle Cornae profondo 45 metri, che presenta alcuni pozzetti modificati dalla corrosione.
E' anche presente una faglia nei pressi del pozzo delle Cornae con un grande avvallamento di doline e forme di crollo.
L'acqua piovana scorre poco in superficie, e solo in caso di acquazzoni eccezionali si ha una rete idrica che scompare in poco tempo per assorbimento e percolazione (fenomeno per il quale l'acqua passa per uno strato materiale solido, ridotto in granuli o in polvere non fine) lungo i piani verticali delle fratture.
Il carsismo profondo lo riscontriamo in particolare nella zona vadosa.
Sotto il plateau e le fratture verticali si hanno pozzi di corrosione fino a meno 20 m., dovuti alla dissoluzione carsica delle acque di percolazione.
In fondo a questi pozzi si trovano meandri molto stretti tanto da poter essere difficilmente esplorati dall'uomo.
Sulle pendici meridionali del Pietravecchia si trova una cavità di tipo freatico a 1940 metri sopra il livello del mare.
E' un caso di paleocarsismo: probabilmente vi esisteva una falda sospesa.
Nelle grotte delle alte valli Nervia e Argentina, come in quasi tutte le grotte calcaree, esistono vari tipi di concrezione, alternative alle più note: le concrezioni a medusa, sporgenti dalle pareti; stalagmiti a ginocchio e a piatti, stalattiti contorte ed eccentriche, fori di corrosione, fenomeno, quest'ultimo (analogo a quello spiegato prima) del foro presente nella stalagmite per l'aggressività delle acque, con la differenza che in questo caso la stalagmite non si è ancora formata.
Le stalattiti si formano per lo stillicidio di gocce d'acqua che filtrano dall'alto e che, perdendo una certa quantità d'anidride carbonica, finiscono per depositare sul soffitto della grotta una quantità di carbonato di calcio il quale via via forma una concrezione che cresce progressivamente verso il basso assumendo strane forme, prevalentemente cilindroidi.
Fra le stalattiti abbiamo anche le cannule, che pendono dal soffitto, e la cortina stalattitica, agglomerato di stalattiti semitrasparenti di piccolo spessore.
Fra le concrezioni di pavimento compaiono la cascata stalagmitica, insieme di stalagmiti disposte su pareti oblique e i pozzi, tratti di cavità verticale o subverticale, generati dalle acque aggressive che scendono dall'alto per stillicidio o cascata (in questo caso si parla di pozzo cascata e la parte su cui scorre l'acqua è corrosa con allargamento del pozzo e arretramento del bordo della cascata).
Si trova poi il sifone pensile, che è un segmento di galleria freatica compreso tra due tratti di una galleria vadosa riempiti completamente d'acqua, che può essere superato solo con tecniche subacquee.
Si chiama sifone di fondo quello che è a contatto della superficie freatica e che rimane completamente allagato.
Sorgente è il punto in cui l'acqua emerge da un complesso roccioso: risorgenza è l'acqua assorbita a monte e che poi esce in superficie.
Il fusoide è una cavità orientata nella direzione di una diaclasi da cui ha tratto origine una cavità di forma fusoidale verticale piú larga al centro e affilata alle estremità.
Il ponte naturale è un tratto di volta di una grande grotta in parte crollata, caratteristico del fenomeno carsico.
La grotta d'attraversamento è quella che attraversa un rilievo da una parte all'altra, percorribile nei 2 sensi.
Infine vi sono gli scallops, incisioni asimmetriche indicanti il verso della corrente originaria, sculture alveolari caratteristiche dei condotti freatici, cioè successioni di conchette a forma di cucchiaino con la parte piú ampia e depressa volta contro il senso della corrente.