Questi STATUTI CRIMINALI GENOVESI DEL 1556 oltre che un'importante e finora inedita documentazione (VEDI QUI L'INDICE DELLE RUBRICHE E IL TESTO) rappresentano un'esemplificazione di quelle normative ordinarie e non del diritto dell'età intermedia che, sostanzialmente, risultavano sancite dalla GIUSTIZIA ORDINARIA DI TUTTI GLI STATI ITALIANI.
Gli Statuti genovesi, editi nel 1557, sono ora pubblicati tradotti e commentati da B.Durante e F.Zara, sotto il titolo di Figliastri di Dio/ "a coda d'una bestia tratto", pei tipi della cooperS di Ventimiglia (ed. dicembre, 1996).
La caratteristica di questi statuti (titolo per esteso Criminalium Iurium Civitatis Genuensis Libri Duo, come quelli di tutti i consimili ordinamenti del diritto intermedio, era quello che "ognuno fosse da ritenersi reo una volta accusato....non provandosi la sua innocenza".
Notevoli, ma sempre difficili per la difesa dei rispettivi interessi, le relazioni tra "tribunale laico" (foro dello Stato) e "tribunale ecclesiastico" (foro dell'Inquisizione) in merito a processi contro accusati di eresia e stregoneria (il braccio dello Stato, cioè la forza pubblica ordinaria, in teoria avrebbe dovuto eseguire le sentenze proposte dal tribunale dell'Inquisizione in occasione di siffatti procedimenti in base anche alle "Sanzioni dell'art.89 del Lib.II o delle Pene".
L'uso del condizionale si deve però alla titubanza dello Stato a soggiacere, in casi di giustizia interna per qualsiasi genere di reato, agli ordinamenti dell'Arcivescovo e dell'Inquisitore di Genova.
Per un piccolo refuso il tipografo, autore dell'edizione originale, nella recente citata pubblicazione della "cooperS ed." a p.2 viene indicato come Antonio Belloni anziché Antonio Bellone.
Marco Antonio Bellone (questo il nome per esteso), "tipografo dogale", apparteneva ad una società di stampa cui concorrevano il nobile Antonio Roccatagliata e Luigi Portelli.
Ottimo artigiano, non privo di interesse per gli sperimentalismi poetici ed i motti arguti, il Bellone lasciò Genova nel 1579, allo scioglimento del consorzio editoriale che pure aveva prodotto opere di pregio ed ora di estrema rarità: si sistemò quindi in Carmagnola ove eresse una nuova stamperia in società con Giacomo Novarese mentre la vecchia tipografia genovese -in base a precedenti accordi societari- fu retta dal 1579 al 1585 da Luigi Portelli [N.GIULIANI, Notizie sulla tipografia ligure sino a tutto il secolo XVI con primo e secondo supplemento, Bologna, Forni, 1980 (ristampa anastatica dell'edizione del 1869 apparsa negli "Atti della Soc.Ligure di Storia Patria")].
L'ultima redazione degli STATUTI CIVILI DI GENOVA (che comunque risentono profondamente l'influsso del CORPUS JURIS CIVILIS e specificatamente del DIGESTO GIUSTINIANEO) risale all'inverno del 1588 e la stampa avvenne nel 1589.
Alla pubblicazione originale, salvo possibili scoperte, attualmente paiono esser succedute altre 17 edizioni: nel 1787 per ultimo venne ristampato il testo dello statuto con il commento di Giuseppe Bottino.
11 di queste 17 pubblicazioni sono concentrate in un arco di tempo piuttosto limitato tra il 1663 e il 1710 (addirittura nel 1688 quando lo stampatore genovese Franchelli editò due distinte edizioni di cui una in dodicesimo, a basso costo e rivolta ad un ampio pubblico di fruitori, ed una decisamente più raffinata, in folio, forse su esplicita committenza di professionisti, attesa la caratteristica stampa in barbe e quindi con margini estesi su cui giurisperiti e notai potevano, all'uso corrennte dell'epoca, riportare le glosse volta per volta ritenute opportune).
Ancora nella seconda metà del XVIII secolo, in pieno fermento illuministico e quindi nel contesto di una revisione totale di diritto e legislazione sarà progettato un ulteriore intervento sul CODICE CIVILE di Genova: particolarmente verso il 1766 i Supremi sindacatori operarono al fine di realizzare una nuova edizione che avrebbe dovuto riproporre il testo del 1588-1589 con qualche riscrittura ed opportune ma rare aggiunta (si era ad esempio ideato di inserire nel primo libro una rubrica dedicata ai CONSERVATORI DEL MARE).
Si giunse a predisporre il nuovo testo per la stampa, che tuttavia non fu attuata, verso il 1769: qualche cosa di tale lavorio è comunque stato conservato e si può consultare presso l' Archivio di Stato di Genova, Archivio segreto 1271 (poche attestazioni documentarie del lavoro della commissione di revisione sono visibili poi sono in Senato, Sala Gallo 452 e 595 sempre dell'Archivio di Stato di Genova).