Nell'IMMAGINE si vede un particolare della località "Torre" di S. BIAGIO DELLA CIMA.
E' evidente l'impianto d'architettura rurale delle FASCE ricavate qui per la coltura dei VITIGNI DI ROSSESE (una COLTURA EVOLUTASI DAL XIX SEC. CON INNESTO DI PRODOTTI LOCALI SU CEPPI AMERICANI da cui si ricava un VINO, appunto il ROSSESE tanto buono da esser stato celebrato addirittura in una SEQUENZA PITTORICA): la sopraelevazione del terreno, il suo riporto, il drenaggio idrico è stato realizzato attraverso la ripresa della tecnica colturale benedettina della GRANGIA. Molti di questi MURI A SECCO esistono da secoli: per la loro manutenzione i contadini erano soliti utilizzare il terreno fresco emerso dai ripascimenti. A volte, senza rendersene conto, recuperavano dalle zolle oggetti archeologici (monete, frammenti di ceramica, tracce di corredi funebri, residui organici ecc.) che inserivano negli interstizi dei muri a secco in modo da colmare alcune falle o spazi apertisi per lo smottamento: alcuni archeologi di superficie, esperti a leggere nei MURI A SECCO,non hanno mancato di ritrovare negli interstizi alcune interessanti tracce del passato anche remoto della civiltà ligure: specie in aree, come l'agro delle valli intemelie e delle VALLI DEL CROSA E DI BORDIGHERA di secolare visitazione agricola