Il Transdanubio fu conquistato dall'IMPERO ROMANO verso la fine del I secolo a.C.: con il tempo il confine del DOMINIO fu tracciato proprio lungo le rive del Danubio. Nel territorio su cui sorge ora BUDAPEST all'epoca era stanziata la schiatta celtica degli eravisci. La "capitale tribale" sorgeva sul monte Gellért e la sua influenza si estendeva nella propinqua area dei Tabán: l'organizzato, primigenio insediamento dei conquistatori romani assunse quindi il toponimo celtico del complesso demico tribale, latinizzandone l'esito. La romano-imperiale AQUINCUM fu qindi caratterizzata dall'interazione fra insediamenti militari e civili di distinto ordiname giuridico. Infatti sulla sponda destra del Danubio verso metà dei sec. I d.C., stavano cinque se non sei campi militari, ognuno fornito di una guarnigione con circa cinquecento cavalieri. Le basi eravische nelle zone confinarie furono evacuate ed buon numero dei loro residenti venne dislocato pressoi castra in modo da esser facilmente controllato e contestualmente di servire in varie maniere le esigenze delle truppe romane. Alla conclusione del sec. I, la provincia era però ormai pacificamente inserita nell'ecumene romano: in conseguenza di ciò si smantellarono i castra strategicamente eretti lungo le vie primarie. Contemporaneamente fu rafforzato l'esercito lungo il confine. L'Ansa del Danubio, difficile da difendere a causa delle sue caratteristiche geografiche, ed il tratto pannonico del limes lungo circa 300 km che arrivava al fiume Dráva ebbero per secoli un ruolo particolarmente importante, visto che dovevano arrestare l'avanzata dei popoli nomadi a cavallo che abitavano la Grande Pianura e le terre tra il Danubio ed il Tibisco. Su questo tratto del limes i nemici dei romani furono prima gli iazigi, poi i sannati, infine gli unni e gli alani. Óbuda fu quindi istituita a principale base militare dell'esercito impiegato nella salvaguardia del limite pannonico sul Danubio: nell'89 d.C. fu quindi eretto un castrum destinato quale quartiere per una legione di 6000 uomini in Piazza Flórián, accanto al sito tattico del ponte Árpád. Nelle prossimità furono quindi stanziati artigiani e commercianti destinati a rifornire le milizie. Il complesso demico di AQUINCUM ebbe una sua peculiare caratterizzazione in dipendenza anche del fatto che del 106 d.C., in funzione della creazione della provincia dacica, Traiano revisionò l'amministrazione della Pannonia. L'imperatore smembrò infatti in due parti la provincia ed eresse AQUINCUM a capoluogo della Pannonia Inferiore, all'uopo trasferendosi l'ufficio del luogotenente. Il palazzo residenziale del luogotenente, il futuro imperatore Adriano, venne costruito nella periferia della città militare: ma con esso, a testimonianza di un fervore edilizio conseguente alla pace ed all'incremento demografico, si realizzarono molti altri edifici di valenza pubblica, militare e civile. Queste celeri trasformazioni contribuirono ad alterare positivamente il tessuto socio-economico dei residenti. Anche il villaggio degli artigiani eravischi, sito ad appena km. verso settentrione rispetto al campo della legione, risentì di un fruttuoso sviluppo, di maniera che verso il 124 d.C. fu eretto a municipium. Alla popolazione libera venne di conseguenza concessa la cittadinanza romana e i cittadini più abbienti, peraltro membri del "senato municipale", avevano diritto di partecipare alla gestione delle cose pubbliche. La città era il capoluogo della regione circonvicina, assumendone anche la funzione di polmone politico, economico e culturale: non a caso proprio ad AQUINCUM vennero locate tutte le scuole superiori della provincia. Gli opifici della città ed i loro commercianti rifornivano l'areale di merci che giungevano al mercato e al porto danubiano. I secoli II-III d.C. costituirono il momento di estrema fortuna AQUINCUM. La popolazione guadagnava molto dalle caratteristiche militari tipiche di AQUINCUM: il lavoro infatti non veniva mai meno sia per le attività di supporto dei militari che per i tanti lavori di fortificazione resi necessari, dalle contingenze storiche, nelle aree di confine. Quando la situazione divenne critica al confine danubiano o limes, il governo potenziò i siti di rilevanza strategica con grandi sforzi economici. Le esigenze di ingenti opere indussero a trasferirsi in AQUINCUM tantissimi imprenditori e commercianti che la crisi di altre province aveva invece condotto sulla soglia del collasso o del fallimento. AQUINCUM mantenne le peculiarità urbane, ad alta valenza militare, per un periodo abbastanza protratto proprio in funzione della sua dislocazione in una controversa ma essenziale area limitanea. A sottolineare l'importanza di questa base demica soccorre la notizia che verso i sec. II-III gli imperatori si portarono ad AQUINCUM con decennale periodicità: essi di persona si posero alla guida delle spedizioni contro i nemici provenienti dalla sponda destra del Danubio, promulgando nell'occasione documenti basilari per i destini dell'impero. Nei secoli III-IV d.C. AQUINCUM patì vari saccheggi ma dopo la riscossa delle forze romane venne sistematicamente restaurata e rinvigorita. Nel V secolo d.C. le forze imperiali non furono più in grado di respingere l'ondata aggressiva degli unni e i altri popoli si stirpe germanica. Allora i ceti benestanti preferirono emigrare in zone meno rischiose mentre quanti non poterono lasciare le zone soggette ai pericoli scelsero una sistemazione meno a rischio nelle prossimità del castrum od in alternativa tra le solide mura cittadine. I magiari che alla fine del sec. IX fecero ingresso nel bacino dei Carpazi dovettero ancora fronteggiare nella zona dell’odierna Budapest le tenaci resistenze di una popolazione derivata dalla commistione tra individui autoctoni ed immigrati dalle più varie regioni dell'antico impero di Roma. Dopo secoli di storia, all'attuale situazione, non è fattibile visualizzare le piene caratteristiche demiche di AQUINCUM atteso che l'area del campo legionario e della città militare, nel centro di Óbuda, furono occupati da insediamenti medievali sì che gli edifici, via via erettivi nel corso dei secoli, finiscono per celare le rovine romane peraltro individuate presso Piazza Flórián ed al ponte Árpád. I reperti del municipium sono al contrario meglio studiabili ed ai giorni odierni risulta fattibile passeggiare per strade antiche di duemila anni fa, recandosi ad ammirare quanto rimane di edifici pubblici e di complessi residenziali. Dell'epoca romana sopravvivono oltre di mille iscrizioni e frammenti di centinaia di migliaia di oggetti di uso quotidiano rinvenuti dalle campagne archeologiche. Il maggior corpo delle iscrizioni data ad un'epoca oscillante fra II-III secc. d.C.: un periodo di grande fervore socio-economico cui del resto risalgono quasi tutte le costruzioni esumate. Le iscrizioni, assai varie, si trovano su monumenti architettonici, su steli funerarie, pietre miliari, altari votivi, insegne di bottega ecc., epermettono di vagliare molteplici lati della vita urbana. Proprio nel lapidario della città arccheologica si conserva un'iscrizione particolarmente suggestiva che contribuisce ad integrare non solo la storia di AQUINCUM ma soprattutto quella de, forse, più importante suo reperto archeologico e museale, vale a dire il giustamente famoso ORGANO PORTATILE. Non si può affatto escludere che siffatto strumento sia stato anche suonato dalla CANTANTE il cui sarcofago fu scoperto durante una campagna di scavi. L'iscrizione funeraria, redatta in versi, al riguardo detta: Sabina, pia e cara sposa, giace sotto la pietra. Edotta nelle arti, fu la sola a superare il marito. La sua voce fu dolce, e suonava col pollice le corde. Ma essa è morta improvvisamente, ed ora tace per sempre. Visse trent'anni, aimé, meno di cinque, anzi solo tre mesi e quindici giorni. Essa vivrà per sempre nella memoria della gente, perché soleva suonare l'organo frequentemente. Sii felice tu che leggi queste parole, sii protetto dagli dèi, e con pia voce canta: Sia lode a Aelia Sabina Titus Aelius lustus suonatore d'organo salariato della legione II ausiliaria ne fa dono in memoria della moglie (traduzione museale: il sarcofago è custodito nel lapidario del Museo Archeologico).