GUERRA GRECO-GOTICA

La guerra greco-gotica, voluta da Giustiniano il Grande, imperatore di Bisanzio, per coronare il suo sogno di riconquistare l'antico impero di Roma è segnata dalla figura di due generali di grandi qualità: Belisario e Narsete.
Belisario (? 500 - Bisanzio 565), di famiglia contadina, era nato in Tracia iniziando la carriera militare sotto l'imperatore Giustino servendo poi nelle guardie di Giustiniano: costui, appena salito al trono imperiale, lo elevò ai massimi gradi militari. Belisario diede subito grandi prove di talento strategico sconfiggendo più volte i Persiani e reprimendo con estrema decisione una rivolta a Costantinopoli contro Giustiniano> Poi nel 533-'34 con 15.000 soldati greci distrusse il regno africano dei Vandali riconquistando per Bisanzio quelle contrade: lo stesso re vandalo Gelimero fu catturato e mandato prigioniero a Costantinopoli.
Belisario poi mosse in armi dalla stessa capitale dell'Impero d'Oriente contro la DOMINAZIONE GOTICA in Italia.
Il motivo ufficiale dell'intervento sarebbe stata l'uccisione di Amalasunta che Giustiniano considerava sotto protezione imperiale: oltre a questo fatto esteriore le cause profonde dell'intervento dipesero dal piano imperialista di Giustiniano e dalle rimostranze, fatte alla corte bizantina, dalla Chiesa romana in difficoltà di fronte alla politica religiosa ariana dei re ostrogoti.
Sbarcato in Sicilia quasi senza resistenza conquistò Siracusa e Palermo, poi da Messina passò a Reggio e poco dopo si impossessò di Napoli: quindi dopo varie imprese, per tradimento, si impadronì di Ravenna.
Richiamato in patria gli furono affidati difficili compiti di guerra in area mesopotamica che comunque, nonostante gli estremi pericoli, concluse vittoriosamente.
Le invidie dei cortigiani di Bisanzio gli crearono non poche difficoltà ed alla fine fu privato del comando (542) ma, visto che i goti erano riusciti a riprendere l'Italia fu reintegrato dopo 2 anni nell'alto comando e, tornato nella penisola, combattè a lungo (544-548) ma, data l'esiguità delle forze a sua disposizione, non riscì ad ottenere risultati eclatanti tranne la riconquista di Roma.
Tornato in patria, concluse la prestigiosa carriera militare difendendo vittoriosamente la capitale da un'aggressione di bulgaro-slavi.

Il generale bizantino Narsete (? ca. 478 - Roma 568) fu forse di origine armena e presto raggiunse le massime cariche della politica e dell'esercito per la decisione del carattere e la chiarezza delle vedute.
Gran ciambellano, per aver salvato
Giustiniano dalla congiura di Nika (532) divenne spatario, cioè maestro della casa imperiale, e quindi tesoriere privato dell'imperatore.
Nel 538 fu scelto per guidare un esercito in soccorso di Belisario in Italia nella I campagna contro i goti al comando dei quali, ucciso Teodato, stava Vitige.
Uniti i 2 generali occuparono Rimini e misero l'assedio a Ravenna.
Dopo l'iniziale concordia i due entrarono però in urto. Narsete si separò quindi da Belisario col grosso dell'esercito continuando ognuno separatamente la guerra: ma gli Ostrogoti traendo vantaggio da questi dissidi ripresero Milano.
A tal punto Giustiniano decise di richiamare in patria Narsete.
A corte Narsete seppe diventare il favorito di Teodora.
Nel 548 Belisario fu richiamato in patria e Narsete potè, poco dopo (551) coronare il sogno di condurre da solo la guerra in Italia contro gli Ostrogoti.
Ottenne somme ingenti ed un anno di preparativi per organizzare una straordinaria forza militare.
Sbarcato a Ravenna partì verso Nocera e presso Tadinum (Gualdo Tadino) incontrò Totila (Baduila in goto) re degli Ostrogoti e lo sconffisse dopo una terribile battaglia nel corso della quale morirono lo stesso Totila e 6000 Ostrogoti.
Poco dopo il generale bizantino entrò in Roma, già presa dal suo luogotenente Dagisteo.
Nel frattempo, seguendo il nuovo re Teia i goti passarono il Po presso Pavia dove stava un contingente bizantino agli ordini di Valeriano altro luogotenente di NARSETE.
Dopo lunga marcia Teia raggiunse l'Italia meridionale ma al monte Lattaro (Sarno, ai piedi del Vesuvio, marzo 553), nonostante il valore dimostrato, Teia fu ucciso e gli Ostrogoti vennero praticamente annientati.
Narsete, per sconfiggere questi nemici, aveva concesso, nel Nord, un'invasione quasi indisturbata a Franchi e Germani: li sorprese però presso il Volturno (Casalino) infliggendo loro una decisiva e terribile disfatta.
Poco dopo, ripresa integralmente l'Italia, Giustiniano potè emanare la Prammatica Sanzione .
Narsete governò l'Italia per ben 14 anni ma col tempo, vista la pressione fiscale da lui imposta, gli italici si appellarono contro di lui a Giustino II successore di Giustiniano il quale richiamò Narsete nella capitale sostituendolo con Longino.
Il generale non tornò però in Grecia cercando un volontario esilio a Napoli.
intanto i LONGOBARDI invasero l'Italia settentrionale (568) [la conquista longobarda della Liguria avvenne in tempi posteriori sotto il dominio del RE ROTARI] e dapprima Narsete fu accusato di aver congiurato col re longobardo Alboino.
Presto però davanti all'irresistibile avanzata dei barbari i romani si convinsero d'aver perseguitato l'unico uomo capace, per strategia ed ingegno, di debellare anche questo pericolo.
Grazie all'aiuto di Papa Giovanni III riuscirono a farlo tornare in Campidoglio dove Narsete si insediò meditando una riscossa che tuttavia non potè portare a termine morendo poco dopo più che novantenne.