ESORCISMO>s.m.>grec.>(Esorcista o chi pratica l'E.)> Preghiera del rito battesimale (E. ordinario) o rito religioso o pratica per allontanare il demonio dagli ossessi (E. straordinario)> In ambito cristiano l'E., non ignoto alla tradizione cultuale ed aretalogica greco-romana, consiste in una cerimonia di preghiere e gestualità, spesso connesse alla "figura della croce". Se ne riscopre l'origine cristiano-cattolica nella cacciata dei demoni ad opera di Gesù, nell'invito rivolto ai discepoli di oprare alle stesso modo, nell' avvertimento di Cristo a cacciare i demoni con preghiere e digiuni (Mc 9, 28). Si compie la cerimonia dell'E. pure sulla materia, prima di servirsene per qualche liturgia, secondo il principio che il demonio se ne possa servire pei suoi vili scopi. La teologia, preso atto dell'esistenza del diavolo, non si pronuncia sui modi di cui si valga contro le persone ed evita il tema della "materia". E' questa la dottrina rinnovata e sancita dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano II del 1975.
Un documento sulla demonologia è stato promulgato dalla Sacra Congregazione per la dottrina della fede (giugno 1975)> anche nella teologia protestante è ammesso l'Esorcismo ordinario nel rito del battesimo.
Il potere esorcistico del battesimo è vissuto in una dimensione quasi di magica superstizione se si pensa all'importanza che esso ricopre in molte occasioni della cultura popolare.
Il rito separava l'essere umano dal contesto sconosciuto di ombre in cui si trovava e, con la luce della Grazia, permetteva una rinascita spirituale.
Tanta cura si ebbe in passato ed incantesimi positivi si operarono nei confronti del periodo che andava dalla nascita al battesimo, ritenuto momento pericoloso di transizione da un mondo spirituale ad un altro in cui i demoni avrebbero potuto nuocere al lattante, non protetto dalla forza dell'acqua benedetta.
Si riteneva che i bambini morti senza battesimo potessero (per un desiderio di vendetta nei confronti dei genitori che, poco tempestivi, li avevano condannati ad un eterno tormento) accanirsi a perseguitare il mondo dei vivi, diventando temibili fantasmi.
In linea alternativa correva leggenda che questi che risiedessero, in attesa di riscatto, in un Limbo creato per loro.
In Francia antiche tradizioni comprendevano preghiere impetrative in favore dei bambini morti senza battesimo.
Così si può leggere negli Evangiles Des Quenouilles, manoscritto anonimo del XV sec., ora edito, tradotto e commentato a cura di J.LACARRIERE (Parigi, 1987).
E' comune opinione che queste anime pungano gli uomini, probabilmente per ottenere preghiere di suffragio.
Contestualmente si crede che le ANIME DEI BAMBINI morti subito dopo il battesimo siano fra le più dolci e benevole.
Questa caratteristica non è invece attribuita dalla tradizione popolare alle anime dei BIMBI ASSASSINATI da Streghe e Lamie].
Queste considerazioni sono alla base dell'edificazione dei Santuari della tregua, dove il piccolo cadavere del bambino morto non battezzato era trasportato in attesa del miracolo che lo avrebbe resuscitato quei pochi istanti necessari per poter ricevere il battesimo e salvarsi l'anima.
Una prescrizione del XIX secolo nella regione della Loira vietava di abbracciare un bimbo prima del battesimo, perchè egli sarebbe appartenuto al diavolo.
Ecco perchè, in previsione di una dannazione eterna, i genitori mendicavano per i propri figli quei pochi istanti di vita bastanti ad assicurar loro per sempre la Grazia.
In Picardia i Santuari della resurrezione erano detti repits, tregue.
A Notre Dame de Fournes (diocesi di Lilla) nel Medioevo si sarebbero registrate resurrezioni miracolose ad opera della Vergine, e lo stesso fenomeno sarebbe accaduto nel santuario di Nostra Signora della Buona Novella, a Nancy (P. SAINT-JVES, pp. 497-806).
Su tale interrogativo si radicò la leggenda del santo Levriero, Guineforte (o Sanguineforte, con allusione alla tempra morale del protagonista) elaborata nel XIII sec. dal domenicano Etienne de Bourbon nel cui destino si alternarono momenti di popolarità e di persecuzione, così come per tutte le manifestazioni della religiosità popolare.
Come si effigiò anche nella rappresentazione del SABBA le anime assassinate da STREGHE e LAMIE per la loro "consuetudine" di dilaniare i fanciulli oppure di ucciderli per creare ORRIBILI FILTRI ED UNGUENTI DI MAGIA NERA dalle loro povere carni ed ossa.
Le anime di questi bimbi, secondo una diversa tradizione, essendo morti per forza di entità diaboliche, si trasformerebbero in demoni tormentanti, se non in qualche interpretazione addirittura in vampiri: per dar loro la pace i congiunti o qualche persona esperta, come si narra per il vampiro vero e proprio, dovrebbe ucciderli definitivamente trapassando loro il cuore con un acuminato palo di legno di frassino (nel Ponente ligure si ricorse però dalla tradizione popolare a RIMEDI meno sconvolgenti, anche se qui, come in altre parti d'Europa, non mancarono di crearsi fosche leggende su luoghi infestati)
ESORCISMO STRAORDINARIO in caso di INDEMONIATI / POSSEDUTI (è anche usato il termine di ESORCISMO ECCLESIASTICO).
Il DELRIO (Lib.VI,Cap.II,Sez.III, Quest. V, pp. 184 sgg.)[utile anche H. MENGUS (intendi GIROLAMO MENGHI) e soprattutto fondamentale ILARIO NICUESA per quanto concerne la prevalente RITUALITA' DELL'ESORCISMO STRAORDINARIO] scrive: "E' risaputo che questo genere di esorcismi contro le forze del male si serviva di particolari orazioni sancite dal canone IV di quel quarto Concilio di Cartagine secondo cui soltanto le formule esorcistiche non si concludono con la solita invocazione 'Per Cristo nostro Signore', comune in qualsiasi altra preghiera, ma tramite l'espressione esaugurale 'Per colui che giungerà a giudicare i vivi ed i morti per l'eternità'. Ebbene la chiusa di siffatta formula ha una grande importanza perché i demoni temono più di tutto che venga loro ricordato il Giudizio finale, quel momento estremo in cui tutti quanti saranno inesorabilmente dannati alle perverse oscurità degli Inferi e della Gebenna">DELRIO (Lib. IV, Cap.IV, Quest. IV, Sez. II, p.223) trattando l' Esorcismo straordinario, passa in rassegna la tradizione giudiziale dei regni barbarico-cristiani (in cui si fondeva ritualità cultuale e procedimento giudiziale "laico"), presto condannata dalla Chiesa di Roma, delle prove del fuoco e dell'acqua , sorta di ordalie meglio dette giudizi di Dio derivanti dalle leggi dei Longobardi, dei Renani, dei Frigi (sviluppatisi per errata interpretazione delle leggi mosaiche) ed entrate nella costumanza giuridica dell'epoca carolingica ma soprattutto, colpevolmente mantenute in essere, da alcuni Inquisitori riformati nella loro caccia alle streghe in Germania e non solo.
Visto che fra '500 e '600, la seguente formula - riportata dal DELRIO - era ancora usata in area luterana, a titolo documentario la si riporta in traduzione dal latino; era una delle principali forme di preghiera che accompagnavano l'esorcismo dell'acqua calda ("prova di Dio" consistente nel far immettere entro il liquido bollente la mano di un inquisito o sospettato di possessione demoniaca, pronunciando nel contempo un rituale di invocazione, in attesa che la volontà divina, proteggendo o lasciando devastare dalle ustioni la mano della persona soggetta a tal sorta di "ordalia", indicasse se ci si trovava davanti ad un innocente od a un servo del Maligno):"Signore Nostro Gesù Cristo, Giudice imparzialissimo, forte e paziente, Giudice sommamente misericordioso per la cui volontà avviene in terra ed in cielo ogni cosa, Dio fra tutti gli Dei e Signore dei Dominanti, Tu che dal seno del Padre discendesti per la salvezza di noi uomini e Ti incarnasti nel grembo della Beata Maria, per poi redimere il mondo ed i suoi peccati salendo sulla vergogna croce e che, quindi, discendesti sin negli Inferi, ad incatenare entro le tenebre il Maligno, e che poi dal limbo dei non vivi elevasti al cielo, finalmente liberati dal peccato originale, tutti i giusti dei tempi antichi che attesero la tua venuta, noi supplichevoli Ti preghiamo. A Te volgiamo le nostre flebili orazioni perchè Tu, dal vertice del cielo donde reggi l'universo venga a noi e infine discenda su questa creatura dell'acqua, che noi rendiamo fervida e caldissima col fuoco, sì da far manifesto il tuo giudizio su quest'uomo. Preghiamo Te, dunque, Signore grandissimo che a Cana di Galilea con semplice cenno della Tua possanza facesti dell'acqua vino, Te veneriamo che fuori del fuoco traesti liberi ed intatti i tre fanciulli Sidrach, Misach ed Abdenago, ancora a Te leviamo suppliche, od Eterno che Susanna liberasti dalle false accuse, che ridesti la vista a chi nacque cieco, che facesti risorgere Lazzaro già sepolto da quattro giorni, che Pietro stesso per una mano traesti dal mare: queste orazioni tutte Ti innalziamo noi supplici, non perchè, o Sommo, Tu abbia a guardare i nostri peccati e perdonarci ma per degnarTi di manifestare pubblicamente il Tuo santo, insindacabile giudizio a riguardo di quest'uomo, di modo che, al fine di sperdere i sospetti su di lui, finalmente messa una mano nell'acqua caldissima, la ritragga, se innocente,in forza della Tua miracolosa protezione,del tutto illesa sì da manifestare pubblicamente la sua onestà. Ma altrettanto noi indegni Tuoi servi e peccatori Ti chiediamo umilmente un pari, degno e santo giudizio, nel caso che costui, spinto da cattivi pensieri, posseduto dalle lascivie di un Demone [la cultura religiosa italiana -per quanto non frequentemente- presenta attestazioni artistiche e pittoriche di esorcismi e di indemoniati liberati dal diavolo], indotto da passioni umane o comunque da riprovevole giudizio di sè - quello che meglio definiamo ria superbia - abbia cercato di sovvertire la santità di questa prova divina, fidandosi oltremodo del proprio ingenio, e di conseguenza sia stato tanto colpevolemente ardito da mettere la mano nell' acqua che devasta i non giusti, sì da ritrarla distrutta fin alle ossa e, per conseguenza di tal santa prova, esser subito obbligato a far confessione e pagar la giusta pena, davanti agli occhi di ognuno. Chiediamo quindi, con tutto il nostro amore, che tu Sommo Redentore operi perché così avvengano le cose, per i giusti come per i cattivi; questo chiediamo a Te, il Predestinato a giungere nella valle del Giudizio Finale onde giudicare tutti, i vivi al pari dei morti, e quindi purificare la terra col tuo fuoco che disperde il male. Amen".
Una delle prove più tristemente famose di STREGONERIA, specie in area germanica, consisteva nel fatto che una donna, accusata ed indagata, risultava strega nel caso che sottoposta ad un bagno di acqua fredda non venisse sommersa dalle acque ma continuasse a galleggiare.
Su questa prova, molto accreditata nei paesi di cultura nordica, il Delrio (lib.IV, questione V, sezione I, pp.228-232 delle Disquisizioni sulla Magia) ritenne di intervenire con una lunga dissertazione che val la pena di riportare in traduzione, anche a fronte delle tante IMMAGINI e RAPPRESENTAZIONI che la cultura pittorica, popolare e no, ha lasciato in merito:
RAGIONAMENTO SULL'OPINIONE E LE RIFLESSIONI DI ADOLFO SCRIBONIO SULLA PROVA DELL'ACQUA
Guglielmo Adolfo Scribonio, convintissimo sostenitore di questo principio, si sforza di provarne la validità in parte con motivazioni fisiche ed in parte con riflessioni metafisiche.
Pertanto il complesso delle sue considerazioni procede per due direzioni intellettuali.
Al mondo della fisica competono le osservazioni che analizzazono il teorema secondo cui il peso del corpo delle streghe è tenuto in superficie dell'acqua in forza da una leggerezza conferitagli dai domani.
Soltanto alla teologia appartiene invece il principio che la spinta repulsiva dell'acqua avverso il corpo delle streghe sarbbe determinato dalla costituzionale incompatibilità fra acqua e streghe.
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Sempre lo Scribonio sostiene che questa straordinaria proprietà di galleggiare delle streghe deriva, qual causa efficiente, da una leggerezza lor conferita in forza di diabolici patti.
Per Scribonio Satana è per natura leggerissimo partecipando, sotto il profilo fisico, più delle caratteristiche dell'aria che dell'acqua.
Per questa sua caratteristica il Principe del Male può quindi far galleggiare sulle acque le streghe tramite due diverse maniere. Una è quella di sostenerle direttamente lui stesso, quasi sollevandole sul proprio dorso, l'altra eventualità è invece quella di imposessarsi d'esse e di tutto il loro organismo sì da conferirgli fisicamente la propria naturale leggerezza
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A questo punto vien da chiedersi per qual ragione l'acqua non sopporti il contatto con le streghe.
Lo Scriboni, a tal ragione, è stato abbastanza preciso scrivendo: "tutto ciò avviene in quanto Dio Ottimo Massimo, in vigore del suo prudentissimo e giustissimo giudizio, dal tempo dei tempi ha destinato l'elemento dell'acqua qual salvifico mezzo di lavaggio per gli esseri umani.
Tramite essa, infatti, gli uomini vengono mondati dal peccato originale e possono entrare a far parte della Chiesa di Gesù Cristo ed ancora in forza dell'acqua tutti noi uomini, quasi essa costituisca una porta d'accesso al Paradiso, abbiamo la potestà d'accedere al regno eterno donde fumo espulsi....."
In definitiva ne derirebbe che la repulsione dell'acqua avverso le streghe non deriverebbe da una proprietà delle stesse, acquisita col concorse di forze diaboliche ma dalla specifica natura dell'acqua.
Proprio il creatore dell'universo ha infuso nell'acqua un'avversione istituzionale per le streghe: Dio stesso, nel momento stesso in cui creava -con l'universo tutto- le acque medesime, già avendo destinato l'acqua alla salvezza degli uomini, le infuse un'odio congenito contro le streghe, causa e rovina della loro salvezza e soprattutto di quella degli altri.
Scriboni, pertanto, di seguito scrisse: "Donde dunque deriva quell'odio delle acque avverso le fattucchiere?
La pratica dell'ESORCISMO non è come si crede pratica esclusiva del mondo religioso ufficiale e della cultura laica connessa alla magia.
Esisteva pure una pratica di ESORCISMI POPOLARI che avevano lo scopo di sperdere le influenze nefaste.
Le cerimonie appartenevano a molteplici aspetti della TRADIZIONE POPOLARE e fondamentalmente avevano lo scopo di tenere lontane quei tipi di FATTURE che furono poi imputate nel XVI secolo alle STREGHE DI TRIORA.
Poco è rimasto di un variegato programma scaramantico che affondava le sue origine nella notte dei tempi.
Si può citare ora l'uso di accendere falò nella notte di S.Giovanni, quella in cui STREGHE e MAGHI partecipavano al rito del SABBA.
Col passare del tempo i FALO' hanno pesa questa valenza magica conservando antichi significati propri dei culti precristiani, quelli connessi alla coltura dei campi e soprattutto all'allevamento: nelle zone più interne l'accensione dei fuochi in questo periodo si coniugava quindi ad una sorta di propiziazione per la stagione dei lavori, senza escludere il pragmatismo di eliminare con le fiamme alcune forme di parassiti (ad esempio in Valle Arroscia, a Gavenola, il falò acceso davanti ad ogni abitazione aveva soprattutto lo scopo di evitare la proliferazione, sempre temuta quanto frequente, di formiche.
Contro folletti e gnomi si ricorreva nelle case all'uso di tenere una scatola di tabacco aperta sul letto oppure si ricorreva all'AGLIO appeso in cucina.
Un altro espediente era quello di invitare ad alta voce gli spiritelli a raccogliere i chicchi del miglio gettato a terra.
I folletti infestanti se invitati, per rimanere nell'abitazione, avrebbero dovuto accogliere l'invito ma, essendo indolenti e pigri, avrebbero sempre preferito lasciare il luogo occupato alla ricerca di nuove "vittime".
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