AI TEMPI DELLA VENDITA FATTA AD OBERTO DORIA E GIORGIO DE MARI L'AGRO DI SAN ROMOLO (LA CUI SUPERFICIE RICOPRIVA IL TERRITORIO CHE CORREVA DALL'ARMEA SIN ALLA MADONNA DELLA RUOTA TRA BORDIGHERA E L'OSPITALLETTO) LA CONTRADA ERA CARETTERIZZATA DA UN CERTO INCREMENTO DEMOGRAFICO (LA MAGGIOR PARTE DEI RESIDENTI SI DEDICAVA AD AGRICOLTURA, PESCA ED AD OPERAZIONI MERCANTILI MARINARESCHE) E DALLA PRESENZA DI SIGNIFICATIVI EDIFICI TRA CUI LA CHIESA DI SAN SIRO, IL CASTELLO ED IL PALAZZO ARCIVESCOVILE ERETTO NEL PERIODO COMPRESO TRA 1259 E 1282.
DOPO CHE I NUOVI TITOLARI DELLA ZONA, IL GIORNO 2/II/1297, FURONO ENTRATI NEL POSSESSO DELLE AREE ACQUISTATE SI PROVVEDETTE A FORMULARE UNA REGOLAMENTAZIONE AMMINISTRATIVA AL CUI CENTRO STAVA, SECONDO I COSTUMI EPOCALI, LA SANZIONE DEI DOVERI DEI SUDDITI: A QUESTI ERA IMPOSTO PRIMA DI TUTTO DI GIURARE FEDELTA' AI PROPRI NUOVI SIGNORI.
IN LINEA CONSEQUENZIALE CORREVANO POI ALTRI OBBLIGI: TRA QUESTI LA NECESSITA' DI FORNIRE OSPITALITA' AI SIGNORI PER TRE GIORNI OGNI ANNO, DI VERSARE ALLE LORO TESORERIE LA META' DEL RICAVATO DELLE AMMENDE PECUNIARIE SALDATE, DEI BENI CONFISCATI E VENDUTI, DEI PROVENTI DERIVATI DAI DIRITTI MARINARI, DA UNA DECIMA CHE CONCERNEVA IL MONTE DELLA VALLE (LA LINEA DORSALE CHE DAL POGGIO RAGGIUNGE MONTE BIGNONE).
AI SIGNORI ERA INOLTRE ATTRIBUITO IL DIRITTO DI NOMINARE GLI UFFICIALI DELL'AMMINISTRAZIONE, DAI NOTARI AI CONSOLI, AI VICARI ED AL PODESTA'.
AD ESSSI INOLTRE ERA PERFETTAMENTE LECITO INTERFERIRE SULLA NOMINA DI PREPOSITO DI SAN SIRO E RELATIVI CANONICI OLTRE CHE DI APPORTARE LE MODIFICHE RITENUTE OPPORTUNE AGLI STATUTI DA LORO MODIFICATI GIA' NEL 1298 E QUINDI ANCORA RIVISITATI NEL 1303.
DOPO LA QUIETE DETERMINATA DAL SAGGIO "GOVERNO" DI OBERTO DORIA E DEL DE MARI, GLI EREDI DI QUESTI DETERMINARONO SCANDALI E CONTRASTI DOVUTI AI MECCANISMI DI UNA NON FACILE SPARTIZIONE DELL'EREDITA' MEDESIMA.
UN MOMENTO SIGNIFICATIVO DI QUESTO PERIODO DI TENSIONE SI PUO' DATARE AL 1308 QUANDO, DOPO CHE LA SPARTIZIONE DEI BENI ERA STATA SANCITA NEL 1307, LA GENTE IN ARMI DI SAN ROMOLO, SOTTO IL COMANDO DI ANDRIOLO DORIA, SCONFISSE LA FAZIONE GUELFA RIVALE DI FRANCESCO GRIMALDI CHE, NELLA BATTAGLIA COMBATTUTA VICINO A VENTIMIGLIA, FU UCCISO ASSIEME A CIRCA 200 SUOI ARMIGERI.
QUESTI EVENTI CONSIGLIARONO A ROBERTO I IL SAGGIO DELLA CASATA DEGLI ANGIOINI (DIVENUTO GOVERNATORE DI GENOVA) DI INTERVENIRE MILITARMENTE.
DAPPRIMA EGLI SCONFISSE LE FORZE DI MATTEO VISCONTI NELL'AGRO DI GENOVA, QUINDI SI SPOSTO VERSO IL PONENTE DOVE EBBE LA MEGLIO DELLE FORZE DI VENTIMIGLIA E DI DOLCEACQUA.
IL 20-X-1319 IL SIGNORE DI SAN ROMOLO ACCELLINO DORIA SOCCORSE IL CONGIUNTO MORRUELE DORIA SIGNORE DI DOLCEACQUA E, PER PORRE RIPARO A QUESTO SFORZO BELLICO DEI GHIBELLINI, I GUELFI NON TARDARONO A STRINGERE ACCORDI COL RAPPRESENTANTE DI ROBERTO IL SAGGIO, IL SINISCALCO GIVANNI MANSELLA, CHE I CONSIGLIERI DI SAN ROMOLO ACCOLSERO ONOREVOLMENTE NELL'AULA CAPITOLARE CHE SORGEVA, NELLA VIA OGGI DELLO STESSO NOME, ENTRO IL QUARTIERE ANTICO DELLA PIGNA.
IL SINISCALCO, A TITOLO DI ROBERTO IL SAGGIO, PRESTO' GIURAMENTO CHE, PER L'ATTO DI FEDELTA' DA LORO PRESTATO, GLI UOMINI DI SAN ROMOLO AVREBBERO MANTENUTO I LORO PRIVILEGI, CHE NESSUNA NUOVA TASSAZIONE SAREBBE STATA LORO IMPOSTA ED ANCORA CHE SAREBBE STATO LORO CONSENTITO DI REVISIONARE E MIGLIORARE LE NORME STATUTARIE DELLA COMINITA'.
A SALVAGUARDIA DI TUTTO CIO', PER VOLERE DEL RE, SAREBBERO STATI POSTI UN CENTINAIO DI CAVALIERI E MILLE FANTI STIPENDIATI DAL SOVRANO.
DOPO LA COMUNITARIA ACCETTAZIONE, SAN ROMOLO FU ERETTO A BORGO FORTE DEI GUELFI, SOGGETTI ALLA GUIDA DI COSIMO DE MARI, DELLA FAMIGLIA CHE AVEVA CEDUTO I SUOI POSSESSI ALLA CASA DEI DORIA.
IN FORZA DI QUESTE SCELTE IL BORGO SUBI' UNA SERIE DI RISTRUTTURAZIONI, SOMMAMENTE MIRATE ALLA SUA FORTIFICAZIONE: PER TALE MOTIVO FU AMPLIATA LA CINTA DELLE MURA CHE FINI' PER AVVOLGERE PURE IL SITO DELLE ODIERNE TRAVERSE ROMOLO MORENO E RIVOLTE SAN SEBASTIANO: CONTESTUALMENTE SI PROCEDETTE ALL'ESCAVAZIONE DI UN VALLO DESTINATO A CIRCONDARE TUTTE LE MURA, NELLE QUALI, VERSO IL 1321, VENNE APERTA LA PORTA DI SANTO STEFANO.
I DORIA PERO' NON SI ARRESERO ALLO STATO DELLE COSE E TENTARONO IN VARI CASI A RIPRENDERE IL CONTROLLO DELLA LOCALITA': RIUSCIRONO IN TALE IMPRESA VERSO IL 1330 SOTTO LA GUIDA DI AITONO DORIO CHE, CAPEGGIANDO UNA FLOTTIGLIA DI 15 GALERE ED UN IMPRECISATO NUMERO DI NAVI DA APPOGGIO, FECE SBARCO SULLA COSTA DI SANREMO CON UN CONSIDEREVOLE NUMERO DI MILIZIANI.
NE DERIVO' UNO SCONTRO COI DIFENSORI GUELFI DI SAN ROMOLO, CHE ALLA FINE CAPITOLARONO.
FU QUINDI RATIFICATA UNA PACE (3-II-1331) IN VIRTU' DELLA QUALE SAN ROMOLO FU RESA AI FRATELLI ACCELLINO E CASSANO DORIA: LA PACE FRA GUELFI E GHIBELLINI NON SEGNO' TUTTAVIA LA PACIFICAZIONE DELLE CONTRADE, CHE' ANZI, ALL'INTERNO DELLA CASATA DORIA, ESPLOSERO CONTRASTI NON MENO SANGUINSOI.
IN QUESTE VICENDE I DORIA SI DISSANGUARONO ED ALLA FINE, SOTTO LA PRESSIONE DI GENOVA OLTRE CHE DI QUELLA DEGLI ABITANTI SEMPRE PIU' OSTILI, I DORIA PROCEDETTERO AD UNA GRADUALE LIQUIDAZIONE DEI LORO POSSEDIMENTI, UNA LIQUIDAZIONE CHE, FRAZIONATA NEL DECENNIO 1350-1360, CONSENTI' ALLA FAMIGLIA DI INTROITARE PER LE CESSIONI MAGGIORI CIRCA 25.300 LIRE DI GENOVINI, RISERVANDO A TRANSAZIONI SEPARATE LA VENDITA DEI BENI SECONDARI.
I RESIDENTI DI SAN ROMOLO VISSERO DIRETTAMENTE QUESTA EPOCALE TRASFORMAZIONE ED ANZI VI CONCORSERO DIRETTAMENTE PER L'ECONOMICO.
ESSI STESSI, A PREZZO DI VARI SACRIFICI, INTESERO RACCOGLIERE IL DENARO NECESSARIO PER L'EMANCIPAZIONE DALL'ODIATA EGEMONIA DORIANA E FIANLMENTE, ATTESO CHE IN VIA ORDINARIA NON SI RIUSCIVA A RAGGIUNGERE LA SOMMA NECESSARIA, ESSI RICORSERO AD UN ESPEDIENTE STRAORDINARI: LE DONNE, SPOGLIANDOSI DEI LORO GIOIELLI OLTRE CHE DI VARI BENI DOMESTICI, FURONO INFATTI CAPACI DI COLMARE L'ECCEDENZA CHE ANCORA MANCAVA PER SALDARE IL DOVUTO (LA META' DELLA SOMMA IN VERO VENNE VERSATA DALLA SIGNORIA DI GENOVA, CUI GLI UOMINI DI SAN ROMOLO, A TITOLO DI SODDISFAZIONE, SI IMPEGANRONO A VERSARE ANNUALMENTE A TITOLO DI QUOTA DI INTERESSI 150 LIRE DI GENOVINI).
IL PASSAGGIO DI SAN ROMOLO SOTTO GENOVA DETERMINO' UNA SERIE DI OBBLIGHI AMMINISTRATIVI. IL PASSAGGIO AL DOMINIO GENOVESE, INTANTO, FU VISTO COME UN'EMANCIPAZIONE DALLA SERVITU' E NON A CASO IL LODO ARBITRALE IN FORZA DEL QUALE ERA SANCITO IL NUOVO STATO DI COSE, RATIFICATO NELLA CATTEDRALE DI SAN LORENZO DI GENOVA 1L 15 MARZO 1563, DIVENNE UNA FESTE LOCALE CHE SI PRESE A CELEBRARE DAL MESE DI MAGGIO DELLO STESSO ANNO E CHE FU DETTA FESTA DELLE CATENE IN QUANTO QUESTE, TRASCINATE PER LE VIE FRA ALI DI FOLLA ESULTANTE, VOLEVANO SIMBOLEGGIARE L'ABBATTIMENTO DELLO STATO DI PRIGIONIA (E LA FESTA FU TANTO SEGUITA CHE A LUNGO SOPRAVVISSE, SINO AL 1824).
A RIGOR DI LOGICA IL LODO DEL 1361 NON COMPORTAVA SOLTANTO MIGLIORIE PER LA GENTE DI SAN ROMOLO ED ANZI SI PRESENTAVA COME UN SISTEMA BUROCRATICO BEN CONGETTURATO PER L'INSERIMENTO DEI SANROMOLESI NEL CONTESTO DEMICO DEL POTENTATO GENOVESE.
PER VOLONTA' DELLA SIGNORIA GENOVESE, STANDO A QUESTI ACCORTI, PER SEMPRE SAREBBERO STATI ELETTI I PRINCIPALI FUNZIONARI: PODESTA', UFFICIALI DELLA SCRIVANIA E DELL'AUTORITA' CIVILE, NOTAI E SCRIVANI. ALLA COMUNITA' DI SAN ROMOLO SAREBBE INVECE TOCCATO L'ONERE DI SPALLEGGIARE GENOVA NELLE SUE CAMPAGNE MILITARI COL RIFORNIMENTO, IN MEZZI E SOLDATI, SECONDO LE EFFETTIVE POSSIBILITA'.
COL TRASCORRERE DEL TEMPO GENOVA MIRO' COMUNQUE A SOLIDIFICARE I SUOI PRIVILEGI, ANCHE PER POTER SFRUTTARE MEGLIO LE RISORSE LOCALI, ATTESO IL SUO CONTINUO BISOGNO DI LIQUIDITA' ESACERBATO DALLA PARTECIPAZIONE A CONTINUI CONFLITTI.
COSI' NEL 1385 VENNE PUBBLICATA UNA SENTENZA IN FUNZIONE DELLA QUALE ALLA LOCALITA', IN CASO DI UN CONFLITTO SOSTENUTO DA GENOVA, ERA IMPOSTA LA SOLUZIONE DI META' UNA COLLETTA, SALDANDOSI IL RESTO NEL RIFORNIMENTO DI MEZZI ED UOMINI IN ARME.
LA COMUNITA' DI SAN ROMOLO, CERCANDO DI EVITARE QUESTO OBBLIGO, CHIESE ED OTTENNE DI POTER VERSARE STABILMENTE OGNI ANNO UNA SOMMA PATTUITA, VALIDA SIA PER TEMPI DI PACE CHE DI GUERRA, ASSUMENDOSI PERALTRO L'ONERE DELLA REALIZZAZIONE E DELLA MANUTENZIONE DELLE DIFESE BELLICHE.
QUESTI PRIVILEGI FURONO REGISTRATI SUL LIBRO DELLE IMMUNITA' CONCESSE DAL MAGISTRATO DI SAN GIORGIO EPPURE LA CAPITALE TENTO' PIU' VOLTE (QUI COME IN ALTRE CONTRADE DEL SUO DOMINIO) DI AGGIRARE ANTICHE GRAZIE E CONVENZIONI INTRODUCENDO SUBDOLAMENTE VARIE FORME DI TASSE.
PER QUESTA RAGIONE SORSERO DEI CONTRASTI TRA I SANROMOLESI E LA SIGNORIA, SPECIALMENTE QUANDO QUESTA CERCO' DI INTRODURRE NUOVE GABELLE TRA CUI LA GABELLA DEL VINO (E TUTTO CIO' MENTRE LA POPOLAZIONE SI TROVAVA NELL'OBBLIGO DI FAR FRONTE ALLA CURIA INGAUNA CHE AVEVA APERTO UN CONTENZIOSO NEL TENTATIVO DI POTER RISCUOTERE LE DECIME COME AI TEMPI DEL SUO DOMINIO TEMPORALE SULLA CONTRADA).
COME ACCADDE IN ALTRE AREE DEL PONENTE LIGURE FU QUESTA GRAVE PRESSIONE FISCALE LA RAGION PRIMA DI UNA CRESCENTE AVVERSIONE DEI RESIDENTI CONTRO IL POTERE CENTRALE: AVVERSIONE CHE COME NOTO SI SAREBBE ESPRESSA NELLA CLAMOROSA RIVOLTA ARMATA ANTIGENOVESE DEL 1753.