Il PILASTRINO, dell'immagine sopra proposta, è stato rinvenuto, nei due frammenti che lo compongono, nell'angolo di una casa d'abitazione di via Collasgarba a Nervia ed è ora custodito nei locali dell'"Antiquarium Statale".
Trattasi verosimilmente di frammento di un PLUTEO, che, nell'architettura cristiana e medievale, è un elemento parallepipedo, lastra, spesso marmorea, ma anche lignea o metallica, senza trafori e decorata con bassorilievi o mosaici, che circonda l'altare e delimita il PRESBITERIO che è la parte della chiesa cristiana antistante l'altare maggiore, riservata solo al clero per la celebrazione degli uffici sacri (e occupa il tratto terminale della navata mediana): talora rialzata e separata dal resto del tempio mediante una recinzione, che può assumere varie conformazioni,
ed è limitata al fondo dall'ABSIDE [nella basilica romana o nella chiesa cristiana costruzione ad andamento semicircolare o poligonale, coperta da una volta a calotta (catino); chiude ad un'estremità la navata centrale (od anche il transetto)]
Oltre a chi scrive queste note (pp. 174 - 176) a favore dell'ipotesi di una CATTEDRALE PRIMIGENIA DI VENTIMIGLIA localizzata a Nervia si era peraltro già espressa, dopo N. Lamboglia, F. Pallarés in Considerazioni generali sulla topografia di Albintimilium, in Atti del Convegno "Studi lunensi e prospettive sull'Occidente Romano, Lerici, settembre 1985, II = Quaderni del Centro Studi Lunensi, 12, 1987, p. 602.
Il Lamboglia cita nei suoi studi pure il rinvenimento di un'iscrizione, posteriore ai secc. VI e VII e poi ritenuta, con dubbi, del IX sec.; v'era scritta la parola [E]P(ISCOPU)S: l'archeologo attribuì il reperto ad una tomba d'uno dei vescovi intemeli altomedievali rinvenuta nel predio vescovile nervino di Ventimiglia nel 1865: v. N. Lamboglia, Primi risultati cronologici e storico - topografici degli scavi di Albintimilium (1948 - 1956) in "Rivista di Studi Liguri", XXII, 1956, p. 152. Peraltro DANIELA GANDOLFI scrive a coronamento di questa interpretazione: "Daltronde risulta ormai un fatto accertato che la città in piano sopravvisse alla prima vera ondata di incursioni barbariche datata, analogamente che per la vicina Albingaunum, agli inizi del V secolo, come numerose testimonianze permettono di affermare: il ritrovamento di sepolture paleocristiane ed altomedievali in urbe nell'area del decumano massimo, nelle terme, all'esterno della porta occidentale scoperta nel 1988 e nell'area del teatro, che conserva nell'aditus di levante alcune strutture datate al VI e VII secolo d. C.; la presenza di alcune iscrizioni sepolcrali databili almeno al V secolo, e in particolare quella che contiene la parola PRESBYTER e che costituisce la più antica attestazione epigrafica dell'organizzazione della chiesa intemelia e quella contenente la parola [E]P(ISCOPU)S...Che la città sia sopravvissuta e non stentatamente alle distruzioni degli inizi del V secolo d. C. è infine anche documentato dalla presenza nelle stratigrafie ventimigliesi di materiali ceramici di importazione e dai contenitori da trasporto per derrate alimentari (olio e grano soprattutto, ma anche vino), che attestano contatti con mercati mediterranei, in particolare con l'Africa e l'Oriente, attivi almeno sino a tutta la prima metà del VII secolo d.C.; recenti studi hanno inoltre dimostrato che l'attività produttiva delle fabbriche ceramiche sicuramente attestate nel territorio del municipum di Albintimilium proseguì almeno per tutto il V e VI secolo d. C. e oltre tale data. L'area stessa in cui sembrano concentrarsi tali ritrovamenti farebbe ipotizzare, anche per Ventimiglia come già successe per la vicina Albenga, la presenza di un primitivo nucleo di culto nei pressi dell'antico FORO, non ancora individuato nella topografia urbana di Albintimilium, ma ragionevolmente ipotizzato nell'area non ancora scavata, immediatamente a levante del teatro romano, a sud del decumano massimo e la cui scoperta potrebbe anche contribuire non poco alla conoscenza delle fasi tarde di vita della città in piano. Se così fosse si potrebbe forse pensare alla presenza di un più antico luogo di culto nell'area dell'antico Municipium, dove ancora esistevano sino agli inizi del nostro secolo, vasti possedimenti terrieri del predio vescovile abbandonato dopo la distruzione di Rotari, non ricordata dalle fonti ma documentata dalle stratigrafie archeologiche, e trasferito quindi sul colle aldilà del fiume Roia, dove venne edificata, fors'anche su un già preesistente nucleo abitato, la nuova città sotto l'impulso di Liutprando, quando il regno longobardo godette del suo più lungo tempo di pace e del suo massimo fiorire economico e culturale: vedi il suo lavoro I rilievi altomedievali provenienti dai restauri della Cattedrale di Ventimiglia in "Rivista Ingauna Intemelia", N.S., 1969 - 1970, pp. 100 - 101 con copioso apparato bibliografico.