Juan de Mena (che Aprosio cita nella sua "Biblioteca Aprosiana per il dono da parte di Gio. Niccolò Cavana di un esemplare cinquecentesco di quest'opera) nasce a Córdoba nel 1411, abitandovi sino ai 23 anni: studia però a Salamanca e viaggia Roma per forgiarvi la sua preparazione umanistica.
E' autore di varie altre opere tra cui una delle più importanti espressioni dell' epica medievale, il Laberinto de la Fortuna o Las Trescientas in cui dà prova di un simbolismo recuperato da Dante che riflette il tema della Providenza nella vita dell'uomo humana, sì che ne deriva poi l'allegoria della "Ruota della Fortuna".
Ha composto anche tre opere in prosa: Comentario a la Coronación (1438), in onore del marchese de Santillana, ' Homero romanceado (1442) ed il Proemio del libro de las virtuosas y claras mujeres, in cui manifesta l' intento di realizzare una prosa artistica. Il suo stile si rifà globalmente ai modelli di Dante, Boezio, Virgilio, Lucano ed Ovidio, adeguandosi alla linea colta e latinizzante del prerinacimento spagnolo. E' morto in patria nel 1456.