Le due epigrafi vengono trattate insieme in quanto, chiaramente, si riferiscono al medesimo personaggio.
Il primo frammento è assai lacunoso. I riga conosciuta: rai / II riga: curat / III riga: puteolos / IV riga: aedivm / V riga: vm.
Ritrovata nel 1842 nella parte inferiore del coro della cattedrale; già nel museo archeologico di Ventimiglia.
Lapide in marmo bianco di m. 0,60 X 0,40 X 0,90 con foro centrale cruciforme (già pietra d'altare? oppure damnatio memoriae cristiana d'un incompreso reperto pagano, ritenuto idolatrico?). E' datata del I-II sec. d. Cristo. Cfr. C.I.L., V, 7812.
Il secondo frammento, scoperto 70 anni dopo, è meno lacunoso: [N]ovae faciendae) v(iae) / p(uteolos) praef(ectus) [a]er(arii) / saturni - spazio per simmetria - c(os) / soci xx libert(atis) / [p]atrono.
Ritrovata a Nervia nel 1958, nell'area delle supposte terme; ore è conservata al museo archeologico di Ventimiglia. E' una lapide, onorifica, di grandi dimensioni.
Ciò fa addirittura pensare che fosse posta alla base di una statua, in un locale pubblico (le terme?).
Presenta lettere d'età imperiale non avanzata (I sec.), simili a quelle della cittadina di Albingaunum, Sabina Flaminica (C.I.L., V, 7780.
Quasi certamente vi si legge il cursus honorum di un personaggio di rango senatorio. Certo dovette essere anche pretore, perché la prefettura dell'erario di Saturno, per deliberazione augustea (28 a.C.), temporaneamente sospesa da Claudio nel 44 d.C., ma rinvigorita da Nerone, necessitava di un ex pretore. Forse per il consolato, al personaggio in questione fu concessa questa onorificenza dai socii xx libertatis, coloro che fino al II sec. d.C. esigevano il 5% sulla manomissione degli schiavi.
La via in questione potrebbe essere, in chiave di ipotesi, la Domitiana, costruita da Domiziano tra Cuma e Pozzuoli: cfr. A. Degrassi, Epigraphica I, in "Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei", VIII (1959), vol. XI, fasc. III, pp. 139-168.