GIAELE E SISARA è un dipinto ad olio su tela di cm 86 x 125 realizzato nel 1620 dalla pittrice italiana Artemisia Gentileschi. È conservato a Szépmuvészeti Múzeum di Budapest.
In questa tela ARTEMISIA GENTILESCHI [anch'essa una DONNA VITTIMA e del più vile degli affronti maschilisti quale la VIOLENZA CARNALE] raffigura una delle terribili eroine dell'Antico Testamento: si tratta Giaele, le cui gesta sono narrate nel Libro dei Giudici. Dopo aver attratto nella propria tenda Sisara, generale canaanita sconfitto dall'esercito israeliano, che fugge dai suoi inseguitori, lo uccide nel sonno conficcandogli un picchetto della tenda nel cranio, con una violenza tale da trapassarlo completamente.
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La scena dipinta da Artemisia non riproduce i toni tragici del racconto biblico; al contrario, essa è pervasa da una atmosfera calma, che potrebbe, alla prima impressione, sembrare quasi idilliaca, quando si guardi il guerriero che giace sdraiato in un sonno ristoratore e par quasi che appoggi il capo sul grembo di una deliziosa fanciulla, vestita con un elegante abito di seta gialla e con i capelli ramati raccolti in una ricercata acconciatura.
Solo guardando le braccia scoperte e le mani della fanciulla ci si accorge che - armata di picchetto e martello - sta per colpire l'inconsapevole generale, che si era abbandonato a lei. Il viso di Giaele è calmo, come di chi si accinge ad una azione consueta, né si coglie nella leggerezza dei gesti lo sforzo necessario ad assestare un colpo di eccezionale violenza. Manzoni (in Marzo 1821) tratteggia la scena con due soli ben più drammatici versi: «Quel [Dio] che in pugno alla maschia Giaele / Pose il maglio ed il colpo guidò.»
Nulla vi è nella scena che assomigli alla tragedia della Giuditta che decapita Oloferne degli Uffizi, pur essendo le due tele pressoché contemporanee, cosa che ridimensiona il giudizio sulla pittrice ansiosa di sublimare sulle tele l'oltraggio della violenza carnale subita.
La lezione caravaggesca si manifesta nei marcati effetti chiaroscurali e nella impaginazione essenziale della scena: nulla emerge dall'ombra dello sfondo se non le due figure e la elegante impugnatura della spada di Sisara (si noti la precisione con cui Artemisia ne dipinge i particolari). Solo si intravede un plinto sul quale appare scolpita la firma dell'autrice e la data del quadro: "ARTEMITIA.LOMI / FACIBAT/ M.D.CXX".
[DA "WIKIPEDIA - ENCICLOPEDIA LIBERA ON LINE"]