Nel convento delle Clarisse Cappuccine di via Domenico Chiodo, 55 nell'alta circonvallazione a monte di Genova è tuttora visibile la RUOTA cioè il meccanismo che serviva per far entrare cibo e oggetti nei CONVENTI DI CLAUSURA senza che le monache entrassero a contatto con le persone sì da violare i voti: il campanello, di cui sulla destra si vede la fune, serviva ad avvertire le religiose che entro la macchina erano stati deposti degli oggetti che erano fatti penetrare nel cenobio tramite una rotazione del semplice ma funzionale apparecchio.
Un meccanismo analogo, attesa poi l'usanza di deporre i bambini abbandonati furtivamente nella Ruota dei Conventi, venne introdotta successivamente e "fiorì" per tutto il XIX secolo con il nome di "RUOTA DEGLI ESPOSTI" cioè dei trovatelli che venivano abbandonati e così segretamente lasciati alla carità di opere assistenziali ed orfanatrofi che appunto si avvalevano di un apparecchio pressoché analogo a quello dei conventi di clausura, ma in siffatto caso per garantire non l'anonimato delle suore ma dei genitori, sciagurati o disperatamente poveri che fossero, che dopo aver deposto il neonato nella RUOTA, un attimo prima di svanire nell'anonimato, tiravano una cordicella simile a quella di cui prima si è detto sì da attirare l'attenzione del CUSTODE o delle PERSONE PREPOSTE e non lasciare ai pericoli od al freddo gli infanti (è implicito che l'esposizione avveniva di notte, con tutti i rischi connessi per i piccoli non prontamente accolti nel riparo caritatevole).