cultura barocca
INFORMAT. DURANTE LA "POSTA" NEL RINASCIMENTO

Molto si potrebbe dire sulla trasmissione di lettere e messaggi dal passato più remoto analizzando le varie civiltà del mondo ma, è indubbio, che il momento in cui tale servizio cessò d'esser prerogativa dei Sovrani e di pochi potenti divenendo una funzione di pubblica utilità se deve datare dall'epoca in cui Roma prese il controllo del mondo conosciuto.
Sulla
rete viaria romana venne istituito soprattutto per impulso di Augusto (pur essendo esistite esperienze pregresse non affatto disprezzabili per funzionalità) il cosiddetto cursus publicus, un sistema postale, cioè soprattutto ma non esclusivamente adibito alla trasmissione di documenti e atti pubblici e pure messaggi scritti, estremamente efficiente: alla cui efficienza avrebbero poi concorso le carte romane viarie di cui sono rimasti esemplari imponenti
Il cursus publicus si distingueva in equestris e vehicularis; quest'ultimo a sua volta era suddiviso in velox, celer e tardus.
L'Imperatore lo gestiva direttamente grazie al Prefetto della Guardia Pretoriana e ai suoi ispettori, i cosiddetti curiosi e il praefectus vehicolorum.
Essendo un servizio dello Stato veniva chiamato fiscalis: lo Stato si faceva carico delle spese per i veicoli e per il personale, mentre le comunità locali erano responsabili delle stazioni installate nei loro territori (nemmeno è da escludere che per questo mezzo giungessero celermente nelle varie regioni dell'impero gli Acta Diurna Populi Romani (vedi)
Le stazioni di posta (le mutationes) erano situate alla distanza di 10-15 chilometri l'una dall'altra, a una giornata di cammino a piedi.
I corrieri o i viaggiatori vi cambiavano i cavalli, sostituivano il conducente del veicolo e si rinfrancavano.
Ogni cinque mutationes era prevista una mansio, un autentico albergo con camere e scuderie.
La mansio, diretta da un praepositus, svolgeva anche la funzione di stazione di polizia, con militi detti stationarii che garantivano la sicurezza della zona e sorvegliavano il traffico.
Accanto al cursus publicus sopravvisse anche un servizio di posta privata, affidato ai tabellarii.
Per eguagliare la velocità e l'efficienza raggiunta dal sistema postale romano di età imperiale (si parla di 270 chilometri percorsi in 24 ore) bisognerà attendere l'alba del XIX secolo (nell'immagine, Scena di mansio - Roma, Antiquarium Comunale).