Informatizz. di Bartolomeo Ezio Durante

ARGOMENTO: Nerone innamorato di Poppea, ch'era moglie di Ottone, lo mandò sotto pretesto d'ambasciaria in Lusitania per godersi la cara diletta, così rappresenta Cornelio Tacito. Ma qui si rappresenta il fatto diverso.Ottone disperato nel vedersi privo di Poppea dà nei delirii, e nelle esclamazioni. Ottavia moglie di Nerone ordina ad Ottone, che sveni Poppea. Ottone promette farlo; ma non bastandogli l'animo di levar la vita all'adorata Poppea, si traveste con l'abito di Drusilla, ch'era innamorata di lui; così travestito entra nel giardino di Poppea. Amore disturba, ed impedisce quella morte. Nerone ripudia Ottavia, nonostante i consigli di Seneca, e prende per moglie Poppea. Seneca more, e Ottavia vien discacciata da Roma.
"Fra tutte le opere del Seicento" ha scritto il musicologo Donald Jay Grout "L'incoronazione di Poppea è la più degna di essere studiata e ripresa, come recenti esecuzioni moderne hanno ampiamente dimostrato. In essa Monteverdi ha applicato tutte le risorse di una tecnica matura a un soggetto drammaticamente valido, creando così un'opera unitaria e commovente con una grande varietà di forme ed effetti musicali. Purtroppo il perfetto equilibrio qui raggiunto tra soggetto e musica doveva ben presto essere turbato da una tendenza crescente a privilegiare l'elaborazione musicale a discapito della verosimiglianza e della coerenza drammatica. Nonostante ciò, l'influenza di quest'opera fu fondamentale. Così come Orfeo aveva rappresentato l'apice del vecchio stile pastorale, L'incoronazione dì Poppea segnò un passo definitivo verso la nascita dell'opera moderna, incentrata sulle personalità e sulle emozioni dei personaggi umani invece che su figure artificiali di un mondo ideale".
L'incoronazione di Poppea (in realtà il titolo originale è La coronatione di Poppea) è l'ultimo straordinario capolavoro composto da Monteverdi per il teatro. L'opera fu composta nel 1642 e rappresentata a Venezia nella stagione di carnevale del 1643 al teatro di SS. Giovanni e Paolo; la stagione di carnevale iniziava negli ultimi giorni di dicembre dell'anno precedente, ed è questa la ragione per cui la data tradizionale riportata nei dizionari e nelle numerose biografie monteverdiane è 1642. In occasione della prima rappresentazione non fu stampato il libretto, ma solo lo scenario, datato 1643, col seguente titolo: Scenario dell'opera reggia intitolata La coronatione dì Poppea che si rappresenta in musica nel teatro dell'illustrissimo Sig. Giovanni Grimani. Il testo dell'opera, realizzato dall'avvocato veneziano Giovanni Francesco Busenello, fu pubblicato solo nel 1656 nel volume miscellaneo Le ore ociose.
Le fonti storico-documentarie e musicali dell'Incoronazione di Poppea sono piuttosto scarse, e malgrado questa opera sia da sempre oggetto di studio dei musicologi non è stato ancora possibile ricostruirne la genesi in modo soddisfacente. Le due copie superstiti della partitura originale sono adespote, ossia prive del nome dell'autore, e sebbene non esistano fonti coeve a sostegno dell'attribuzione dell'opera a Monteverdi, nessuno studioso l'ha mai messa in dubbio. Che il suo nome non sia riportato è del resto facilmente comprensibile: era allora del tutto normale considerare l'autore dell'opera il librettista e non il compositore; questi, secondo un'opinione assai diffusa all'epoca, si limitava ad "abbellire" i versi del poeta rivestendoli di musica. Le prime fonti che riportano il nome del compositore risalgono alla seconda metà del Seicento, e non sembra esserci motivo di dubitare della loro attendibilità, anche perché lo stile musicale dell'Incoronazione di Poppea è indiscutibilmente monteverdiano. Le due partiture secentesche, oltre a essere adespote, non offrono alcuna indicazione relativa alla strumentazione indicando solo le parti vocali e il basso continuo, e ciò rende ovviamente problematica la rappresentazione moderna dell'opera.
Il musicologo Domenico De Paoli così ha scritto: "L'argomento dell'Incoronazione di Poppea è tratto dal XIV Libro degli Annali di Tacito e Busenello, pur interpretando la storia con una certa libertà, riesce a creare una specie di epopea storica senza precedenti nel teatro, con personaggi veri, dove gli avvenimenti si succedono con un crescendo di interesse, mescolando abilmente il drammatico, il patetico e il comico in modo tale che Monteverdi, sempre interessato alla vita, a sentimenti ed emozioni reali, non poteva non sentirsi tentato di ricreare quel mondo con la sua musica".
Monteverdi ha sempre cercato di rappresentare affetti reali, emozioni e sentimenti che tuti noi conosciamo, non importa se esperessi da personaggi storici o mitologici perché - come scrive lo stesso Monteverdi in una sua lettera - sia Arianna che Poppea "muovono... per esser donna".
Prosegue De Paoli: "La vicenda drammatica, per lui, non è un processo dove la malvagità degli uni fa meglio risaltare l'innocenza degli altri: è uno specchio della vita. Il libertto del Busnello, perciò, sembra fatto apposta per lui: gli offre un vero dramma, cioé un conflitto di passioni che in una stessa situazione provocano reazioni diverse, e condiziona il loro modo di agire: un dramma che si sviluppa in una serie di episodi ben congegnati, con una vera progressione drammatica (...) Splendida materia per un musicista che concepisce l'arte come imitazione".