Monaca di Monza
Marianna de Leyva (o Suor Virginia), di cui sopra è proposto quello che si ritiene il suo ritratto, è meglio conosciuta come la Monaca di Monza resa famosa dal libro I promessi sposi scritto da Alessandro Manzoni.
Nasce nel 1575 (purtroppo non esistono documenti che certifichino il giorno esatto) da Virginia Marino e da Martino de Leyva discendente di don Antonio de Leyva, gran capitano di Carlo V che ricevette il feudo di Monza in riconoscenza dei servigi prestati (i nonni paterni erano i principi d'Ascoli).Fin da bambina Marianna, è cresciuta con l'ideale impostole da suo padre, cioè quello di farsi monaca, forse per non dividere l'eredità, forse per risparmiare la dote nuziale. Infatti fin da piccola la balia le mise in mano bambole vestite da suora.
Passa la sua infanzia nella casa del nonno materno (Palazzo Marino), insieme ai genitori.
La madre di Marianna muore, probabilmente di peste, nel 1576.
Orfana di madre a soli dieci anni, ed essendo il padre impegnato in campagne militari, viene educata dalla zia paterna Marianna Stampa e dalla zia materna Clara Tornello che stava nell'appartamento adiacente a Palazzo Marino.
Nel 1588 il padre si risposa in Spagna con donna Anna Viquez del Moncada; così non avendo più legami con la città di Milano non vi farà più ritorno.
Intanto Marianna, all'età di tredici anni, subisce dalla famiglia pressioni per farsi monaca ed entra nel noviziato di San Margherita di Monza, che all'epoca ospitava una ventina di monache.
Il 26 agosto del 1591, trascorso il periodo di noviziato, l'arcivescovo autorizza la richiesta delle novizie di ricevere la professione.
Il 12 settembre 1591 Marianna compie la Professione e diventa Suor Virginia Maria.
Nel 1597 diventa responsabile dell'educande ed in quanto "signora" di Monza esercita autorità feudale sulla cittadina e gode di ampia libertà nel convento.
Tra le educande c’è una certa Isabella degli Postesi, che ricoprirà un ruolo importante nella storia della Monaca.
Infatti un giorno la Monaca scopre Isabella mentre scambia saluti con Giovanni Paolo Osio, che viveva in una casa che confinava con il convento; la giovane viene sgridata e mandata via dal collegio.
Nel 1597 viene ucciso l'ex soprastante a Monza dei de Leyva e di questo assassinio viene incolpato Giovanni Paolo Osio.
L'uomo cerca di contattare Suor Virginia che, in quanto Signora di Monza, amministra anche la giustizia, ma la Monaca, adirata con lui, lo fa arrestare.
Allora lui fugge da Monza e resta bandito per un anno.
Poi, per intercessione di molti e su pressioni della superiora, ottiene la grazia e fa ritorno nella sua casa di Monza.
L'ira della Monaca è ormai spenta, e lei comincia a sentirsi attratta da quell'uomo; così tra i due inizia uno scambio di lettere.
Nell'agosto del 1599 Suor Virginia accetta di incontrare Osio sulla porta del convento; a Natale l'uomo riesce ad entrare per la prima volta nel convento ed ha un rapporto sessuale con la Signora.
Iniziano così i frequenti incontri tra i due, organizzati con la complicità di altre quattro suore amiche e succubi di Suor Virginia.
Nel 1602 la Monaca partorisce un bimbo morto che le complici (Suor Benedetta e Suor Ottavia) consegnano all'Osio. Dopo questo avvenimento la donna rimane molto turbata e tenta di dimenticare l'uomo gettando oltre 50 chiavi che l'Osio continua a far rifare dal fabbro per entrare in convento.
Nell'autunno del 1603 Virginia rimane ancora incinta di una bambina che nascerà l'8 agosto 1604. Questa bimba verrà chiamata Alma Francesca Margherita e vivrà con il padre che la legittimerà il 17 aprile 1606 dicendo di averla avuta da una certa Isabella da Meda. Per stare vicino alla figlia la Monaca uscirà molto spesso dal convento, mentre altre volte sarà la bambina ad entrarvi.
Il 6 giugno 1605 l'arcivescovo di Milano Federico Borromeo visita il monastero senza avere alcun sospetto delle gravi irregolarità che turbavano quella comunità religiosa.
L'anno successivo la situazione comincia a precipitare.
La conversa Caterina da Meda, in occasione della visita di un Monsignore, vuole rivelare la relazione della Monaca.
Qualche giorno prima della visita, Caterina viene chiusa per punizione in una stanza su ordine di Suor Virginia e le sue complici (Suor Benedetta, Suor Candida Colomba, Suor Ottavia e Suor Silvia) vanno da lei per convincerla a non parlare, ma lei non accetta.
Così viene uccisa dall'Osio con tre colpi in testa e viene nascosta nel pollaio mentre si apre un buco nel muro per far credere ad una sua fuga.
Nell'autunno del 1606 le voci sulle irregolarità del convento si fanno sempre più frequenti. Infatti il fabbro che aveva fatto le chiavi incomincia a parlare di questa storia e viene ucciso dall'Osio, che cercherà invano di uccidere altre persone per impedire che rivelino i suoi delitti. Di tutta questa storia incomincia ad arrivare voce anche a Milano, soprattutto al governatore, e nel 1607 l'Osio viene arrestato ed incarcerato a Pavia.
Intanto anche il Cardinale Borromeo incomincia a fare indagini sul convento monzese e tra luglio ed agosto fa alcune visite al convento per parlare con le suore.
Intanto il 28 settembre l'Osio fugge dal carcere e torna segretamente a Monza ed ordina ad un bravo di uccidere un uomo perché aveva parlato della sua storia e fa incolpare di questa morte un sacerdote; inizia così il processo.Gli amici andarano via.
Durante questo processo viene fuori la verità: ad uccidere l'uomo è stato un bravo su ordine di Osio perché quell'uomo aveva detto in giro che la bambina che viveva con lui era la figlia di Suor Virginia.
A questo punto l'Osio si nasconde di notte nel convento della Monaca, prima nella stanza di Suor Ottavia e poi in quella di Suor Benedetta.
Le altre suore si accorgono di questi "strani" movimenti ed avvisano il Cardinale che il 25 novembre 1607 manda a prendere Suor Virginia con la forza trasferendola nel monastero di S. Ulderico al Bocchetto di Milano.
Il giorno seguente l'Osio scappa dal convento e si rifugia nei dintorni di Monza.
Il 29 novembre Suor Benedetta chiede all'Osio di farla scappare insieme a Suor Ottavia.
La sera stessa escono dal convento tramite un buco aperto nel muro ed incontrano l'uomo e si avviano fuori città.
Arrivati sul ponte del fiume Lambro l'Osio tenta di uccidere Suor Ottavia buttandola nel fiume e colpendola ripetutamente con l'archibugio sulla testa.
La suora riesce a salvarsi, viene soccorsa e trasportata nel monastero di Sant’Orsola in Monza dove però morirà qualche giorno dopo per le ferite ma riesce comunque a confessare i delitti commessi.
La sera del giorno dopo l'Osio tenta di uccidere Suor Benedetta buttandola in un pozzo presso Vimercate. La suora si rompe due costole ed il femore; anche lei viene soccorsa e trasportata al monastero; quindi inizia a confessare.
Nel frattempo viene trovata anche la testa di Caterina nel pozzo ed i suoi resti nella casa dell'Osio; in seguito quella casa, su istanza del Senato, verrà distrutta mentre l'uomo si rifugia a Venezia.
Vengono arrestate anche le altre complici: Suor Candida Colombo e Suor Silvia Casati.
Il 22 dicembre a Milano viene interrogata Suor Virginia, che ammette la relazione con Gian Paolo Osio e l'assassinio della conversa, ed incolpa di tutto l'uomo.
Il 25 febbraio Osio viene condannato in contumacia alla forca ed alla confisca dei beni.
Sulla sua morte esistono due versioni: secondo l'una sarebbe stato ucciso a tradimento nei sotterranei del palazzo del suo amico Taverna che lo aveva ospitato, oggi Palazzo Isimbardi; secondo l'altra sarebbe stato decapitato a Monza.
Il processo contro Suor Virginia inizia il 27 novembre 1607.
La donna si difende con la tesi della nullità dei voti e sostenendo che forze diaboliche avevano esercitato su di lei una forza irreversibile.
Il 22 maggio Suor Candida Colomba conferma le accuse; in seguito confesseranno anche altre persone. Il 18 ottobre viene letta la sentenza di colpevolezza per la Monaca che viene condotta nel ricovero delle convertite di S. Valeria per essere murata in una cella. Il 27 luglio 1609, a conclusione del processo, è emessa la sentenza contro le altre suore (Benedetta, Candida e Silvia) condannate ad essere murate vive a vita nel convento di S. Margherita.
Il 25 settembre 1622, dopo 14 anni di segregazione, Suor Virginia esprime il suo pentimento e può uscire dalla cella dov’era stata murata.
Appena uscita resta muta e solitaria, chiede solo di poter parlare con il Cardinale Borromeo.
In un primo momento il Cardinale rifiuta l'incontro, poi cambia idea e si accorge del vero pentimento della donna.
Il 7 gennaio 1650 Suor Virginia muore.
Ne I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni riprende la figura della "Monaca di Monza"; tuttavia cambia i nomi ai personaggi (suor Virginia è chiamata nel romanzo Gertrude, il suo amante Egidio) e ne trasporta la vicenda in avanti nel tempo di alcuni anni (l'azione del romanzo si svolge tra il 1628 e il 1630, oltre vent'anni dopo).
Manzoni descrive come la giovane Gertrude venga monacata a forza, non già con la violenza, ma con una costante e sottile opera di persuasione, iniziata fin dalla sua infanzia, alla quale poco alla volta ella si piega. La prima stesura del romanzo (il "Fermo e Lucia") trattava estesamente la vicenda della relazione con Egidio; nella versione definitiva Manzoni preferì invece omettere questa parte, limitandosi a narrarne l'inizio con una frase divenuta proverbiale: quando l'uomo le rivolse la parola, "la sventurata rispose".
In seguito suor Gertrude, su richiesta di fra Cristoforo, protegge Lucia, in fuga da Lecco, ospitandola nel convento; ella le si affeziona e la protegge, ma poi cede alle pressioni di Egidio, complice dell'Innominato, la tradisce e la consegna agli sgherri di quest'ultimo.
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