INFORMAT. DURANTE

INCISIONI CHE ACCOMPAGNANO LE OSSERVAZIONI QUI TRATTA DALL'EDIZIONE CURATANE DA F. REDI IN FIRENZE, PER I TIPI DI P. MATINI, 1687.
















Lo speziale o farmacista Giacinto Cestoni che collaborò col Bonomo e col Redi a svelare l'eziologia della SCABBIA o ROGNA ritenne di ritornare sulla questione come si evince da una sua lettera al Vallisnieri che fu editata criticamente da S. Baglioni nel volume: G. Cestoni, Epistolario ad Antonio Vallisnieri, Roma, Reale Accademia d'Italia, 1940-1941 e che qui si propone per alcune utili integrazioni (rimandando al discorso se sia una volontà di riappropriazione di scoperte giudicate proprie o solo un ampliamento d'una ricerca scientifica cui aveva partecipato, privilegiando in fondo l'amico Bonomo, dalla promettente carriera accademica e sostenuto dall'autorità del Redi, al modo che si sostiene in Scienziati del Seicento, tomo II, a cura di Maria Luisa Altieri Biagi e di Bruno Basile, Ricciardo Ricciardi editore, Napoli, 1980, II, p. 782, nota 1, volume 34 de la Letteratura Italiana - Storia e Testi diretta da R. Mattioli, P. Pancrazi e A. Schiaffini).
OSSERVAZIONI INTORNO A' PELLICELLI
DEL CORPO UMANO, INSIEME CON ALTRE NUOVE OSSERVAZIONI
Le osservazioni intorno a' pellicelli del corpo umano, che nel 1687 comparvero alla luce in Firenze sotto il nome del dott. Gio. Cosimo Bonomo in una lettera al sig. Francesco Redi, furono tutti quanti miei scoprimenti, e cose tutte ritrovate da me con ben assidue e reiterate esperienze. Ed avido non di gloria ma del beneficio del prossimo, volli che si pubblicassero in quella forma e si facessero noti al mondo gli errori in cui fino allora si era vissuto circa all'origine e alle cagioni del tanto fastidioso male della rogna.
Vero è che la cognizione de' pellicelli l'ebbero ancora gli antichi, ma come erano imbevuti dall'opinine che tal sorta d'animalucci, siccome tutti gli altri insetti, fossero generati dalla putredine, non ne fecero conto alcuno e gli credettero veramente figli di quella putredine, o marcia che si trova nelle pustole de' rognosi, senza ricercar più avanti. E tenendo essi per fermo che il male della rogna nasce dall'abbondanza dell'umor melanconico lussureggiante nel sangue, da ciò venne la gran farragine de' medicamenti interni che davano per bocca a' poveri rognosi prima di venire al proprio e particolar rimedio della rogna, cioè a dire delle unzioni
[con qualche cautela si potrebbe leggere la ricetta VI del Liber Medicinalis di Sammonico: però giova anche ricordare che, quale barriera contro certe patologia, i Romani soprattutto ebbero una straordinaria VALUTAZIONE DELL'IGIENE PERSONALE a fronte della TRADIZIONE CULTURALE CRISTIANA fino a tempi relativamente recenti].

Gli antichi però sono in qualche parte degni di compatimento , mentre in quei tempi non erano ancora ritrovati i microscopi, con l'aiuto de' quali avessero potuto osservare minutamente que' bacolini. Ma intorno a ciò non ponno già scusarsi i sigg. moderni, a' quali essendo molto ben noti i soprammentovati pellicelli, e sapendo benissimo che ancor questi, conforme tutte le altre razze d'animali, non possono esser generati se non per via di maschio e femmina, dovevano essi considerarli ben bene, e riflettere che cotesti animalucci non si trovano così a caso nelle bollicelle
["bolle acquaiole" = bolle di liquido psorico]
E prima di dar la colpa alla rogna, chi la dava ad un acido mordace svaporato dal sangue, chi ad un particolar fermento e chi a sali acri, irritativi contenuti nella linfa e nel siero, e trasportati nella cute del nostro corpo, dovevano con occhio armato di buon microscopio esaminare diligentemente la figura, le parti, la natura e l'istinto di essi pellicelli; imperocché gli avrebbero osservati molto snelli ed agili al moto, con sei piedi, acuti di testa , con la quale forano la cute, aventi due antennette, o cornicine, nella punta del grugno con certi radi e lunghi peluzzi a guisa di setole sul dorso, dalla qual veduta avrebbero facilmente potuto concepire che animalucci così fatti, intanati sotto la cute, non potevano a' meno con que' loro strumenti cagionare nel muoversi un acutissimo pizzicore, ed essere i medesimi pellicelli col loro rodere e col loro pungere e col loro morsicare la vera verissima cagione della rogna, giacché altre piaghe ed altri malori che avvengono esternamente al corpo umano, che si sa di certo che dipendono da umori acidi e corrotti, acri e irritativi, non cagionano mai quel fastidiosissimo prurito che suol cagionare la rogna.
Onde par che si possa affermare con certezza indubitata che la rogna non sia altro che le morsicature o rosicature pruriginose e continue fatte nella cute de' nostri corpi da uesti soprammentovati bacolini, per la quale essendo forzati gli uomini a grattarsi, vengono con le unghie a farsi degli sdruci ed infiammazioni nella cute e, rotto qualche minimo canaluccio di sangue, ne avvengono pustolette, scorticature crostose e le bolle marciose, delle quali talvolta si vedono gremiti i rognosi; ed in riprova si osservi che in que' luoghi dove non possono comodamente arrivare le unghie, per pieno zeppo di rogna che sia un rognoso, non si vedranno mai le predette pustole e piaghe, mentre i pellicelli, col rodere che fanno lacute, trasudando per le minime aperture di esse qualche minima porzione di siero o di linfa, non vengono per ciò ad esser cagione se non di certe bolluzze, le quali volgarmente son chiamate bollicelle acquakiole e si ficcano indifferentemente da per tutto sotto della cuticola i pellicelli, ma pr lo più in maggior copia si osservano tra le mani e tra le dita, nelle gomita e sotto le ginocchia; perocché in quelle articolazioni e piegature grinzose della pelle vi si possono trattenere più facilmente, e con altrettanta facilità introdursi per fare il loro lavoro e depositare le loro uova; onde più in quei luoghi che altrove si vede per ordinario che suol germogliare la rogna.
Mi ricordo però d'averne veduti molti anche in sul collo e verso le gote nell'invernata a quei sudicioni che dormono col capo sotto le lenzuola e le coperte; perché alcuni che rimangono nelle lenzuola si attaccano ancora in quelle parti.
E questa è la cagione per la quale la rogna è un male tanto appiccaticcio che si comunica così facilmente per contatto; imperocché i pellicelli sono animaletti che non istanno sempre intanati sotto la cute, ma vanno altresì camminando esternamente sopra la superficie della cuticola, e passano con grandissima facilità da un corpo all'altro e si attaccano facilmente ad ogni cosa che loro si accosti; onde non è meraviglia che il contagio della rogna si faccia per mezzo di lenzuola, di asciugatoi, di tovagliuoli, di guanti, di manicotti, e di altre robe usuali servite a' rognosi, essendo che in esse robe può rimanere appiccato qualche pellicello, e per pochi che se ne attacchino addosso a qualcuno che le maneggi, vi moltiplicano grandemente per le uova che vi fanno.
E qui mi sovviene di un garbatissimo cavaliere, il quale venne a prender parere da me intorno ad un molestissimo prurito che egli aveva nella guancia sinistra, il quale io riconobbi subito dipendere da alcuni pellicelli che gli s'erano insinuati in quella parte; del che avvertito il cavaliere, ritrovò che il servitore, che soleva portargli il ferraiuolo
[sorta di grande mantello a ruota] piegato sul braccio aveva nel medesimo e nelle mani la rogna, e come egli era solito avvolgersi il ferraiuolo intorno al viso, alcuni pellicelli rimastivi attaccati potettero facilmente insinuarsi in quella parte e cagionargli quel fastidiosissimo prurito; del quale si liberò prestamente con un'unzione propria ad ammazzare quei pellicelli.
In qualsivoglia parte però che questi molestissimi animalucci s'introducano, non sogliono restar molto a riempirsene ancora le mani, e massime tra le dita; imperocché, essendo l'uomo necessitato a grattarsi dove acuto e grande prova il pizzicore, vi rimangono sempre in grattandosi alcuni pellicelli sotto le unghie, i quali, per essere assai duri di pelle, non per questo ne restano offesi, ma con la loro attività scappando di sotto le medesime, vanno camminando giù per le dita, e per lo più si ficcano in mezzo ad esse, procurando subito di cacciarsi sotto della cuticola, per far, dirò così, i loro nidi dentro essa e depositarvi le loro uova, delle quali ne fanno una quantità così grande che in brevissimo tempo sterminatamente moltiplicano; onde per pochi pellicelli che si attacchino addosso a qualcuno, tutto il corpo ben presto ne gremisce.
Da tutto ciò si raccoglie che la rogna è un male che non dipende da vizio alcuno interno degli umori né del sangue; ma che l'unica cagione di essa sono i pellicelli, che però, a volerla ben medicare e levarla presto di dosso a quegli che l'hanno, l'unico e vero rimedio si è quello di ammazzare i pellicelli e per quest'effetto vogliono essere lavande rannose, bagni sulfurei e vitriolacei, unzioni composte con sali, vitrioli, precipitati e solimati, robe in somma corrosive e che abbiano forza d'ammazzare i pellicelli anco ne' loro più riposti nascondigli della cute.
Del resto tanti e tanti medicamenti interni, che da' medici son dati a' rognosi per bocca, non servono assolutamente a nulla, e non son buoni propriamente ad altro che a far infrassare lo speziale
[farmacista], bisognando sempre dopo un lungo uso di essi medicamenti interni ricorrere finalmente per necessità alle unzioni sopraddette, se si vuol conseguire la total guarigione.
Ma ancorché tutto ciò sia stato da me posto in chiaro più di venti anni sono, sono nondimeno tanti gli errori che si praticano anco al dì d'oggi nel modo di medicar questo male, a causa de' pregiudizi che si mantengono tuttavia appresso il volgo, che per rimediare a tanti abusi stimo necessario avvertir qualcosa intorno a' medesimi, acciocché da qui innanzi non s'inciampi più, per quanto è possibile, in error di simile sorta in pregiudizio così grande del genere umano e de' poveri pazienti.
E primariamente uno de' maggiori errori è quello di coloro che dicono che la rogna è un male che bisogna lasciarlo sfogare, e che in alcun modo non deve medicarsi in principio con lavande né con unzioni, perché queste (non essendo la rogna ben sfogata) la fanno tornare in dentro con pericolo di febbre o di altro male peggiore.
Ma quanto costoro s'ingannino lo può giudicar chicchessia, mentre è certissimo, come s'è già accennato, che il mal della rogna non dipende da vizio interno d'alcuno degli umori, ma è un male che viene per di fuori, non venendo mai ad alcuno se non gli sia attaccato da altri, e quello che si attacca sono i pellicelli, i quali se al mondo non vi fossero, non vi sarebbe nemmeno la rogna tra gli uomini.
Onde col lasciarla sfogare, come questi dicono, altro non si fa che dar campo a' medesimi pellicelli di tanto più moltiplicare, ed in conseguenza che si faccia il mal sempre maggiore.
Per la qual cosa la vera regola si è di rimediarvi subito nel bel principio con unzioni proporzionate, e non indugiare ad ammazzare que' pellicelli, acciocché tanto più presto restano libere da quel tormento quelle povere creature che li soffrono innocentemente.
Tanto più che queste unzioni si possono fare senza pericolo alcuno in ogni tempo, in ogni sesso, in ogni età ed in ogni stagione, senza riguardo né di freddo né di luna, ossiasi scema ovvero crescente (come molti hanno in capo), né di timor di febbre, né altro malore.
Avvertendo però di non servirsi d'unzione fatte con l'
argento vivo semplice perché, sebbene è rimedio potentissimo per ammazzare i pellicelli, potrebbe però esser di non piccolo pregiudizio col far muovere la salivazione.
L'altro errore è di quelli che credono di poter guarir dalla rogna con ungersi solamente i polsi e le giunture; ed altri coll'ungersi solo per tre volte, cioè una sera sì e l'altra no.
Donde abbiano avuto origine questi pregiudizi io per me non lo so.
So bene che per guarire perfettamente dalla medesima non basta semplicemente d'adoperar l'unzione ne' sopraddetti luoghi, ma vuol esser la unzione per tutto ove è la rogna; ed il modo più comodo o più facile si è quando la persona è coricata nuda in letto, perché allora basta intingere le dita nel vasetto dell'unguento, e con le dita così intrise d'unguento andare in grattandosi, ungendo da per tutto ove sia il prudore, e iterare e reiterare ogni sera la medesima unzione nella sopraddetta forma insino a tanto che non si senta più neppure un minimo pizzicore; e il che sarà il vero contrassegno che sieno rimasti estinti tutti i pellicelli.
Ma perché talvolta l'unguento avrà bensì ammazzati i pellicelli viventi, ma non avrà guaste o corrotte le uova depositate ne' loro nidi sotto la cute, docve esse posson poi nascere e far ripullulare il prudore e pizzicore, perciò è bene anco per qualche giorno di vantaggio dopo il vedersi guariti continuare l'unzione dove si sente di nuovo il prudore, acciò la rogna non torni di lì a poco a rifiorir come prima.
Ed è altresì necessario che i rognosi si mutino tutte le biancherie che son loro servite, mentre ad esse possono rimanere de' pellicelli appiccati i quali facilmente potrebbono riattaccarsi e, rientrando sotto la cute, tornar nuovamente a far rigermogliare il male, e per dir meglio il prudore..
Debbo in oltre avvertire che le unzioni pei piccoli bambini, riguardo alla gran delicatezza delle loro carni, vogliono essere gentilissime, come sarebbe il balsamo di Saturno
[acetato di piombo detto anche "sale" o "zucchero di Saturno" = il piombo identificato quale metallo saturnio sarebbe da correlare alla tradizione alchemica testimoniata dalle opere di Paracelso], ovvero unguento di litargirio [unguento a base di protossido di piombo] fresco, con unguento rosato fatto senza cera, ugual porzione, essendo ambe efficacissime per il sal di saturno che contengono, il quale è valevolissimo ad ammazzare i pellicelli senza minima offesa della delicatezza della carne.
Finalmente tutte le unzioni che si sogliono usar da' professori possono esser buone e possono adoperarsi d'ogni tempo: ed eccone la vera riprova.
Se uno avesse addosso de' pidocchi, de' piattoni o siano piattole, come dicono i Romani, quando ed in che tempo dovrebbe colui procurare di liberarsi di quegli animali daddosso?
So che mi sarà risposto: subito, ed ogni qual volta vorrà.
Dunque e perché per liberarsi de' pellicelli si ha da aspettare la primavera?
Io so il perché; perché li signori professori non sanno che male sia la rogna.
La rogna visibile non è altro che un male fatto dalle unghie delle dita delle mani di quegli che hanno addosso quegli animaletti che sono chiamati pellicelli, i quali pellicelli egli ha acquistati da un altro con cui ha praticato, e glien'ha attaccati alcuni.
Ma perché sono animaletti invisibili, e non si vedono conforme si vedono li piattoni e li pidocchi, non ci si vuol crdere.
Or dunque i sigg. professori sono obbligati in coscienza di soddisfarsi e veder con microscopio essi animali, e considerargli, perché li troveran fratelli carnali de' piattoni, con questa sola differenza, che li piattoni per poter continuare la loro generazione devono attaccar le loro uova sui peli, e i pellicelli le depositano sotto la cute umana.
Io direi pur tante cose contro i sigg. professori che non vogliono sapere, né imparare e conoscere un malore che tribola il genere umano innocentemente, e perciò, caro e stimatissimo sig. Antonio, scriva ella con quella sua penna veridica e feconda di questa materia così importante e così necessaria per il ben comune ed universale, perché io, ardente di giusto sdegno, tignerei la carta con troppo nero inchiostro e scoprirei la storta politica d'alcuni medici che tanto abborro e fuggo; e facendole divotissima riverenza resto con tutto il rispetto. Di Livorno, 15 gennaio 1710.