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DA RACCOLTA PRIVATA
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Questo punto è particolarmente interessante. Aprosio scrisse contro molte esasperazioni sociali, fra cui quella del giuoco d'azzardo ma come frequentò le taverne e le locande, anche solo per riposare e rifocillarsi, così frequentò quegli ambienti in cui spesso si coniugavano avventure, giuoco e sensualità ma anche quelle "cose" che ad Angelico erano molto gradite quali conviti, buona tavola e buon vino tra cui il moscatellino del ponente ligustico che gli costarono il biasimo di Arcangela Tarabotti che, nonostante quest'ultimo fatto per lui causa di serio dolore, il frate si sforzò poi di sviluppare nel contesto di atteggiamenti apertamente censorii, a riguardo di possibili eccessi, specialmente nella Grillaia: il Gandolfo ( di lui certamente meno poeta alla maniera critica con cui lo definì il Campiglia a Venezia ) fece invece dell'obbedienza una costante del suo vivere.
Con ciò non si vuol dire che sia stato umanamente migliore dell'Aprosio o, come piace oggi, mutatis mutandis, più ambiguo: qui si registra solo un atteggiamento comportamente e caratteriale di fondo che evidenzia vieppiù, dopo le innegabili vicinanze in nome della cultura e della bibliofilia, anche le differenze tra il primo ed il secondo biliotecario dell'Aprosiana: lasciando come un grande scrisse "ai posteri l'ardua sentenza" (se poi è davvero tanto ardua!).
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