Mappa Vinzoni del XVIII secolo-informatizzata







Sulla base della CRONACA DI PADRE CALVI Nilo Calvini ha proposto (valendosi pure di altri documenti notarili) una ricostruzione assai interessante dello stato demografico e socio economico di TAGGIA (di cui si può qui sopra vedere una MAPPA ATTIVA SETTECENTESCA DI MATTEO VINZONI) al XVI secolo.
Lo studioso ci informa che nel 1531 TAGGIA contava 611 famiglie (o FUOCHI) e che la sua popolazione ammontava a 1650 abitanti.
Il PARLAMENTO cittadino, necessario come in tutte le circoscrizioni in cui era diviso il DOMINIO DI GENOVA per l'amministrazione locale, risultava composto da 350 uomini di età compresa fra i 17 ed i 70 anni i quali si radunavano, sotto la guida del PODESTA' o degli ANZIANI.
Dai documenti riguardanti il 1531 si evince che l'intiero valore patrimoniale della località ammontava in circa 2000 lire genovesi (una rovinosa alluvione aveva comunque inciso da poco e negativamente su questa stima).
La popolazione viveva di agricoltura, pastorizia e commercio.
L'attività più vantaggiosa era quella legata alla PRODUZIONE ed al COMMERCIO del VINO che permetteva un giro d'affari annuo di circa 1000 scudi all'anno.
Dopo questa attività veniva la COLTURA DELLA CANAPA che comportava trattative per circa mezzo migliaio di scudi annualmente.
In città si trovavano 12 COMMERCIANTI ma il Calvini, dai documenti, non riesce a leggere criticamente la specificità del loro commercio.
All'alimentazione domestica contribuiva non poco l'ALLEVAMENTO DEL BESTIAME.
L'indagine del Calvini ha permesso di registrare la presenza nella località di 350 capre per il rifornimento del latte e di 12 paia di buoi verisimilmente utilizzati per i lavori di aratura dei campi.
Dall'agricoltura non si ricavavano però grandi produzioni: scarso era il raccolto del frumento e di altri cereali. Secondo i dati raccolti dal Calvini anche l'olivicoltura e la coltivazione dei fichi non andavano oltre una modesta produzione per il consumo locale.
Il Calvini tuttavia precisa nel suo studio (p.24): "Vi era però chi viveva di rendita. Qui i dati sono un po' oscuri, anche allora vigeva il segreto bancario. Si sa soltanto che 12 famiglie di Taggia possedevano Luoghi, cioè titoli bancari, sul Banco di San Giorgio di Genova, ma non se ne conosce l'importo".
Sempre il Calvini, di seguito precisa, con la solita attenzione:"Il BILANCIO COMUNALE era forse in attivo; entravano circa 800 lire all'anno per la riscossione delle gabelle cui si aggiungevano lire 500-600 ogni 10 anni per la vendita del legname tagliato nei boschi comunali (COMUNAGLIE). Erano però esentati dal pagamento delle gabelle tutti gli ecclesiastici e i beni religiosi.
L'uscita più gravosa era quella dell'
avaria, la tassa che ogni comune versava al governo genovese.
Le altre voci di uscita erano: per il salario del podestà, L. 340; per il cavallero (suo aiutante), L. 50; per i nunzi della corte di giustizia, L. 40; per i massari (ufficiali di varie attività comunali), L. 100; per il medico, L.140, per il maestro di scuola, L. 167: per gli ANZIANI (massima autorità comunale gratuita, ma con un piccolo compenso per alcune spese), L. 7; per gli scrivanoi (segretari del comune e della corte di giustizia), L. 15, per frati e cose pertinenti a chiese, L. 115.
Il numero delle famiglie è confermato nella stessa epoca dal Giustiniani che in una descrizione della Liguria, pubblicata nel 1535, attribuisce a Taggia 600 fuochi, come pure abbondante produzione del vino...
Anche un secolo dopo il numero dei fuochi appare invariato: il
Sacro e Vago Giardinello scritto verso il 1640 attribuisce a Taggia 556 fuochi, all'incirca come le fonti precedenti; con sorpresa vediamo però citati 4000 abitanti....