informatizzazione a cura di B. Durante
SODOMA (sopra a distruzione di Sodoma in un mosaico del XII secolo)
è un'antica città nominata ripetutamente nella Bibbia, situata nei pressi del Mar Morto, presumibilmente nell'attuale valle dell'Arava. Nell'Antico Testamento si narra della distruzione di questa città e di GOMORRA, Adamar, Zoar e Zeboim, per opera divina, a causa dell'empietà dei suoi abitanti.
Sodoma è attualmente una zona industriale sulle rive del Mar Morto, attiva nella produzione di cloruro di potassio, bromo e magnesio.
La distruzione di Sodoma e Gomorra
Indipendentemente dal fatto di considerare o meno il racconto di Sodoma come il resoconto "giornalistico" di un fatto realmente accaduto, è facile notare che chi ne scrisse in origine non aveva in mente come bersaglio la trasgressione sessuale, bensì un altro tipo di trasgressione: quella contro l'ospitalità.
Il comportamento di Lot, che a Sodoma è uno straniero ma che è il solo ad offrire ospitalità a viaggiatori sconosciuti, è descritto come quello d'una persona che tiene in tale considerazione il dovere sacro dell'ospitalità, da compiere un gesto assolutamente paradossale, per l'epoca in cui fu scritto il racconto: offrire le figlie al posto degli ospiti alla folla che tumultua fuori dalla sua porta.
Per capire questo gesto va tenuto in considerazione il fatto che nelle società mediorentali antiche, maschiliste e patriarcali secondo il punto di vista dell'odierna civiltà occidentale, l'"onore" delle donne della famiglia era uno degli elementi sulla cui base si giudicava l'onore personale del capofamiglia e quindi il suo valore come essere umano. Eppure Lot è disposto a sacrificare tale onore pur di non sacrificare un onore ancora più importante, quello che gli deriva dal rispetto del suo obbligo sacro di ospitalità. Il suo comportamento va insomma capito nel contesto della sua epoca: il gesto di offrire le figlie, che suscita giusto orrore ai nostri occhi, è un comportamento paradossale per mostrare, con un'esagerazione retorica, a quale punto incredibile potesse arrivare un uomo "giusto" (quale era Lot) pur di onorare il dovere di ospitalità.
Il profondo mutamento della pratica dell'hospitalitas, la cui importanza è diminuita nelle società occidentali moderne, ha portato secondo alcuni ad una maggiore evidenziazione del tema della trasgressione omosessuale. La quale però può essere vista come il mezzo attraverso cui si esprime la colpa degli abitanti di Sodoma, e non costituisce la colpa stessa. L'interpretazione ebraica non si è del resto mai discostata da questa interpretazione, che è chiaramente espressa in altri punti della Bibbia in cui Sodoma è nominata quale esempio d'inospitalità e mancanza di carità, e non per la sua perversione sessuale. (Si veda per un esempio Ezechiele, 18, 49: "Ecco, questa fu l'iniquità di tua sorella Sodoma: lei e le sue figlie vivevano nell'orgoglio, nell'abbondanza del pane e in una grande indolenza, ma non sostenevano la mano dell'afflitto e del povero").
Sulla base di questo ragionamento diversi autori che hanno scritto sulla condanna cristiana del comportamento omosessuale (in primo luogo nel 1955 il teologo anglicano Derrick Bailey, alle cui tesi si è rifatto nel 1980 lo storico cattolico John Boswell in un celebre saggio), hanno sostenuto che il "vero" peccato di Sodoma non fu la "sodomia", ma appunto l'inospitalità.
In particolare Boswell notò che il verbo eufemistico usato dagli abitanti di Sodoma per dire a Lot cosa intendano fare agli stranieri, yâdha‘, nella Bibbia è usato sì anche nel senso di "avere rapporti sessuali", ma vuol dire in realtà quasi esclusivamente "conoscere": il verbo ha un significato sessuale appena 10 delle 943 volte in cui appare nella Bibbia. Boswell conclude quindi che gli abitanti di Sodoma tumultuarono solo per "conoscere" (non necessariamente con intenzioni amichevoli) chi fossero gli estranei che Lot, straniero, s'era permesso d'ospitare, introducendo così potenziali spie nemiche in città.
Una lettura attenta del brano permette però di osservare che, se da un lato non è la trasgressione sessuale ciò che preoccupa l'autore di questo brano, d'altro canto la preoccupazione per l'osservanza dell'ospitalità non implica che al racconto sia estranea la punizione d'una trasgressione sessuale. Boswell ha trascurato di rendere conto del parallelo con la narrazione della vicenda del levita di Efraim, che ci mostra che l'atto di imperdonabile in-ospitalità che gli abitanti di Sodoma intendevano compiere ai danni degli angeli era di tipo sessuale. Se progettassero o meno un "atto sodomitico" vero e proprio, questo il racconto biblico non ci permette di capirlo, tuttavia sul fatto che progettassero uno stupro la dice abbastanza lunga il fatto stesso che Lot abbia offerto le due figlie al posto dei due ospiti, proprio come il levita, nel passo parallelo, ha gettato alla folla la sua concubina affinché la stuprasse.
In conclusione:
il mito non appare nato per istruire sul corretto comportamento sessuale, dato che questo è uno dei testi meno adatti della Bibbia per insegnare una corretta morale sessuale. L'autore non si stava preoccupando di fornire esempi di retto comportamento sessuale, e neppure di retto comportamento tout court: non uno dei protagonisti della vicenda agisce infatti in un modo che secondo la nostra morale sia "corretto": non ovviamente gli abitanti di Sodoma, non la moglie di Lot che disobbedisce sfacciatamente all'esplicito ordine divino, non le figlie che ubriacano il padre e lo spingono all'incesto, e nemmeno Lot stesso che si ubriaca smodatamente e abusa delle sue stesse figlie e le ingravida di una prole "bastarda". La narrazione ha quindi un senso più coerente, come detto, se la si legge come insegnamento (attraverso un racconto a tratti volutamente paradossale e iperbolico) sulla sacralità assoluta dell'ospitalità;
d'altro canto, se lo si legge alla luce del parallelo con la narrazione del levita di Efraim, l'atto d'inospitalità che gli abitanti di Sodoma intendevano compiere sugli ospiti di Lot, e che fu punito severamente, appare come una sopraffazione di tipo sessuale; risulta quindi arduo sostenere la tesi della pura e semplice assenza dell'omosessualità da questo brano biblico.
Il mito di Sodoma nella storia
La narrazione di Sodoma ha avuto un'enorme importanza nella cultura occidentale, perché su di essa, più che sulla non meno severa condanna del Levitico 20,13, si è basata per secoli la giustificazione della persecuzione e condanna a morte delle persone colpevoli di comportamenti omosessuali.
La legge del 390 d.C. degli imperatori cristiani Teodosio I, Valentiniano ed Arcadio, Non patimur urbem Romam, previde per la prima per i prostituti omosessuali la pena del fuoco, proprio a somiglianza di quella subita da Sodoma.
Questa legge fu inglobata nel Corpus iuris civilis dell'imperatore Giustiniano I, accanto alla Novella 141 del 559, promulgata dallo stesso Giustiniano, che citava espressamente la rovina di Sodoma come esempio di ciò che accade alle città nelle quali sia permessa la pratica dell'omosessualità maschile.
La pena del rogo cadde in desuetudine col decadere dell'impero romano, ma fu riportata in vigore dai commentatori giuridici bolognesi del XII secolo, e reintrodotta nelle legislazioni civili europee contro i sodomiti. Dapprima i sodomiti furono sempre bruciati vivi, poi, a partire dal XV secolo, furono generalmente strangolati prima che il loro cadavere fosse arso sul rogo.
Questo tipo di punizione fu abbandonato solo nel XVIII secolo, anche se si ebbero condanne a morte (eseguite per mezzo della forca) ancora all'inizio del XIX secolo.
Il mito di Sodoma continuò comunque ad essere citato e discusso anche dopo questo periodo, ed anzi acquisì, in alcune correnti letterarie ed artistiche (libertinismo, decadentismo...), il valore di simbolo della libertà morale svincolata dai precetti religiosi, e fu esaltato come tale.
Sodoma nel pensiero ebraico
La tradizione ebraica successiva alla distruzione del Tempio di Gerusalemme associa Sodoma non tanto al peccato di sodomia (sul quale resta comunque in vigore la condanna capitale espressa nel Levitico), quanto ai peccati di mancanza di ospitalità, egoismo, avidità, e di un atteggiamento molto particolare: l'osservanza meticolosa della Torah, la Legge divina, allo scopo di nuocere agli altri esseri umani. In altre parole, il "peccato di Sodoma" consiste nell'interpretare alla lettera la Torah allo scopo di tradirne lo spirito. A questo proposito si veda nel Talmud di Babilonia:
Baba Bathra 12b (Ghemarah) e Baba Bathra 59a (Ghemarah): è citato il detto secondo cui bisogna evitare di comportarsi "alla maniera di Sodoma", per indicare l'atteggiamento di chi osservando alla lettera la Legge creata per fare del bene, fa del male (sull'origine del detto cfr. Sanhedrin 109a-b), o più semplicemente di chi ha un comportamento ingiusto;
Sanhedrin 109a-b (Ghemarah): lunga discussione su Sodoma e i suoi peccati, uno dei quali è l'"immoralità". La mancanza di carità e di ospitalità verso gli stranieri sono trattate in gran dettaglio e illustrate da storielline di gusto popolare e aneddoti.
Sodoma nel pensiero islamico
Il Corano non menziona direttamente Sodoma o Gomorra, ma le nomina indirettamente parlando di Lot e della sua città.
Il mito di Sodoma è in effetti stato inglobato nella narrazione coranica, dove è raccontato nelle sure XI (Hud) 77-83, XV (al-Hijr) 51-79 (estesamente), XXVI al-Shu‘ara’ (I Poeti) 160-174, XXVII al-Naml (Le Formiche) 53-58, XXIX al-'Ankabut (Il Ragno) 28-35. Altre allusioni al "popolo di Lot" si trovano ai passi: XXI 71-75, LI 31-37, LIII 53-54 e LIV 33-35.
A differenza di quanto accade nella Bibbia, nel Corano si allude espressamente al comportamento omosessuale da parte del "popolo di Lot", inoltre vi si afferma che tale comportamento avveniva per la prima volta nella storia umana, come nella sura VII (al-A'raf):
80 E quando Lot disse al suo popolo: "Vorreste commettere un'infamità che mai nessuna creatura ha mai commesso?
81 Vi accostate con desiderio agli uomini piuttosto che alle donne. Sì, siete un popolo di trasgressori".
82 E in tutta risposta il suo popolo disse: "Cacciateli dalla vostra città! Sono persone che vogliono esser pure!".
83 E Noi salvammo lui e la sua famiglia, eccetto sua moglie, che fu tra quelli che rimasero indietro.
84 Facemmo piovere su di loro una pioggia… Guarda cosa è avvenuto ai perversi.
Si noti infine il fatto che nella narrazione coranica la distruzione della città non avviene per mezzo d'una pioggia di fuoco, come nella tradizione biblica, bensì con una pioggia di pietre (sura XV 74: "Sconvolgemmo la città e facemmo piovere su di essa pietre d'argilla indurita"). Su questa base la tradizione islamica, a differenza di quella cristiana che ha preferito il rogo, ha privilegiato la lapidazione come metodo per eseguire la condanna a morte degli omosessuali, prevista dalla shari'a, che è tuttora in vigore in numerosi Stati islamici.
[tratto da "WIKIPEDIA - ENCICLOPEDIA LIBERA - ON LINE"]