B. D. vedi PIEVE DI SINALUNGA

SINALUNGA
Questo castello faceva anch'esso parte del dominio dei conti della Scialenga, e si trova ricordato nel 1197 quando appunto alcuni uomini di quella famiglia si posero sotto la protezione del comune di Siena.
Più volte ribellatasi e sempre domata con la forza, seguì la sorte degli altri castelli chianini cedendo, nel 1553, agli assalti del Marchese di Marignano e all'esercito imperiale e precedendo di due anni, nella rovina, Siena che la possedeva.
Pur troppo Sinalunga non conserva molte traccie delle sue bellissime mura e la rôcca fabbricatavi dal Duca di Milano, squarciata da un fulmine nel 1563, venne completamente atterrata da Ferdinando I, il quale trovò ben fatto, o per lo meno prudente, ridurre l'area a pubblico passeggio e adoperare i materiali per la edificazione della Collegiata di S.
Martino.
L'antico palazzetto pretorio resta ancora, e l'incontro di esso, fra quelle viuzze strette e tortuose, con quella torre elegante, con quegli archi e quella merlatura ghibellina, è l'incontro di un vecchio amico da molto tempo perduto di vista e che ritroviamo più vecchio, più curvo, più cadente e forse anche più povero.
La torre del Mangia e una fetta del Palazzo pubblico di Siena!, vien fatto di osservare.
Precisamente.
È un Mangia in miniatura e una fettolina di palazzo, ma l'architettura senese si riconosce e si sente di essere in terra veramente senese.
Sarebbe opera vana ricercare una chiesa veramente bella, una facciata degna dell'arte senese, ma non importa.
I pittori senesi hanno riempito di quadri le chiese brutte, e Girolamo Del Pacchia con la Deposizione nella Chiesa Collegiata, Benvenuto di Giovanni con le due Madonne della parrocchia di S.
Lucia e con l'altra nella Compagnia della Madonna delle Nevi, Guidoccio Cozzarelli, Sano di Pietro, Rutilio Manetti e altri, nella chiesa e nel convento beatissimo di S. Bernardino, che è fuor del paese in cima ad un monte, fanno sufficiente testimonianza dei vincoli di tradizione, di politica e di arte che unirono sempre Sinalunga a Siena.
Ho chiamato beatissimo il convento di S. Bernardino e chi vuol sapere perché, salga ancora un poco fra i boschi di ulivi.
Troverà cortese ospitalità dai frati e godrà dalla stretta finestrina di una cella monacale uno dei più belli ed allietanti panorami che abbia apprestato la natura per la gioia dei nostri occhi.
Ma ne vedremo degli altri, poiché ogni pendice merita di esser salita in Val di Chiana; ogni cima ha un castello; ogni castello ha una bellezza diversa e un diverso paesaggio da presentare al viandante.
Da Sinalunga, scegliendo la via che tra boschi foltissimi sale lunga e solitaria all'antica Abbadia a Sicille, raggiungiamo... (da: Fabio Bargagli-Petrucci, Montepulciano, Chiusi e la Val di Chiana Senese, 1907, in "Quaderni Sinalunghesi", Anno III n. 2 - Dicembre 1992)