INF. DI BARTOLOMEO DURANTE

Paolo III (qui in un ritratto di Tiziano Vecellio , Museo della Cattedrale di Toledo ) nato Alessandro Farnese (29 febbraio 1468 - 10 novembre 1549 ), fu Papa dal 1534 al 1549 . Fu lui a convocare il Concilio di Trento nel 1545 . Nato come Alessandro Farnese , a Canino , nell'Alta Tuscia Laziale (oggi provincia di Viterbo ), discendeva da parte di madre dalla famiglia Caetani , dalla quale discendeva anche Papa Bonifacio VIII . Alessandro ricevette la sua istruzione a Roma e Firenze da distinti umanisti, e divenne protonotaio della curia sotto Papa Innocenzo VIII . Da Papa Alessandro VI ricevette una rapide promozione, divenendo cardinale nel 1493. Fu vicino a succedere a Papa Leone X e a Papa Adriano VI . Sotto Papa Clemente VII divenne vescovo cardinale di Porto (Ostia) e diacono del sacro collegio, ed alla morte di Clemente VII, nel 1534 , venne eletto Papa.
Le sue prime nomine al cardinalato, in 18 dicembre 1534 , resero chiaro che il nepotismo era di nuovo alla ribalta; poiché il copricapo rosso andò a posarsi sulle teste di Alessandro Farnese ed Ascanio Sforza , suoi nipoti, dell'età di quattordici e sedici anni rispettivamente. Tra le nomine successive troviamo Gasparo Contarini , Sadoleto, Pole, e Giovanni Pietro Carafa, futuro Papa Paolo IV .
Paolo III era coinvolto seriamente nello sforzo di migliorare la situazione ecclesiastica, ed il 2 giugno 1536 emise una bolla che convocava un concilio generale a Mantova nel 1537 . Ma sin dall'inizio gli stati tedeschi protestanti rifiutarono di inviare delegati ad un concilio in Italia, e lo stesso Duca di Mantova fece richieste tali che Paolo III inizialmente rinviò di un anno, e poi annullò l'intero progetto.
Nel 1536 Paolo invitò nove eminenti prelati, che si distinguevano per erudizione e pietà, ad agire in comitato e relazionare sulla riforma e ricostruzione della Chiesa. Nel 1537 essi presentarono il loro celebrato Concilium de emendenda ecclesia (in J. le Plat, Monumenta ad historiam Concilii Tridentini, ii. 596-597, Lovanio, 1782), esponendo gravi abusi nella Curia , nell'amministrazione della Chiesa e nelle celebrazioni pubbliche; e profferendo molte parole oneste e coraggiose a favore dell'abolizione di tali abusi. Questo rapporto venne stampato non solo a Roma, ma anche a Strasburgo e altrove.
Ma ai protestanti ciò non sembrò abbastanza; Martin Lutero mise come prefazione alla sua edizione (1538), una vignetta che mostrava i cardinali mentre pulivano le Stalle di Augia con le loro code da volpe, invece che con delle vigorose ramazzate. Eppure il Papa era onesto quando affrontò il problema della riforma. Egli percepiva chiaramente che l'imperatore non avrebbe avuto riposo fino a quando il problema non fosse stato affrontato sul serio, e che il modo più sicuro per convocare un concilio, senza pregiudizio per il Papa, era tramite una procedura inequivocabile che non lasciasse spazio al dubbio sulla prontezza del Papa a fare ammenda. Ciononostante è chiaro che il concilio non portò frutti nell'attuale situazione, e che a Roma nessun risultato fece seguito alle raccomandazioni del comitato.
D'altra parte, gli eventi generarono gravi complicazioni politiche. Allo scopo di investire il nipote Ottavio Farnese del Ducato di Camerino, Paolo strappò questo con la forza al Duca di Urbino (1540). Egli inoltre si trovò in uno stato di guerra virtuale con i suoi sudditi e vassalli, a causa dell'imposizione di pesanti tasse. Perugia, che rinunciò all'obbedienza, venne assediata da Pier Luigi e perse completamente la sua libertà al momento della resa. I cittadini di Colonna vennero prontamente sconfitti, ed Ascanio venne bandito (1541). Dopo questi fatti sembrò il momento giusto per eliminare definitivamente l'eresia.
Mentre non era ancora prevedibile nella Roma del 1540, quando la Chiesa riconobbe ufficialmente la giovane società dei Gesuiti formata da Ignazio di Loyola, quale grande risultato questa nuova organizzazione era destinata ad ottenere; prendeva piede proprio in quel periodo una deliberata e graduale azione contro il protestantesimo. Il secondo stadio visibile di questo processo venne segnato nel 1542 dall'istituzione, o riorganizzazione, del Santo Uffizio.
D'altra parte, l'imperatore insisteva che Roma dovesse portare avanti il progetto di un recupero pacifico dei protestanti tedeschi. A questo scopo il Papa inviò il nunzio Morone a Hagenau e Worms , nel 1540; mentre, nel 1541, il Cardinale Contarini prese parte ai procedimenti della Conferenza di Regensburg .
Fu Contarini che portò alla formulazione di una definizione, in connessione con l'articolo di giustificazione, nel quale si trova la famosa formula "dalla sola fede siamo giustificati", alla quale venne combinata, comunque, la dottrina Cattolica Romana delle opere buone. A Roma, questa definizione venne rigettata nel concistoro del 27 maggio , e Lutero dichiarò che poteva accettarla solo a patto che gli oppositori ammettessero di aver insegnato in maniera differente da quanto indicato nella presente istanza.
Il risultato generale della conferenza e l'attitudine della Curia, compreso il rifiuto delle proposizioni di Contarini, mostra un deciso allontanamento dal tentativo di comprensione con i Protestanti. Tutto ciò che ci si poteva qundi aspettare dal Papa era che avrebbe cooperato con la repressione violenta degli "eretici" in Germania, così come aveva fatto in Italia, creando per la loro annichilazione un braccio della rivitalizzata Inquisizione.
Eppure, anche ora, e in particolare dopo che la Conferenza di Regensburg si era dimostrata inutile, l'imperatore non finì di insistere per la convocazione di un concilio. Il risultato finale della sua insistenza fu il Concilio di Trento il quale, dopo numerosi rinvii, venne infine convocato con la bolla Laetare Hierusalem, del 15 marzo 1545 .
Nel frattempo, dopo la Pace di Crespy (settembre 1544), la situazione si era configurata in modo tale che Carlo V iniziò a reprimere il protestantesimo con la forza. Pendente la dieta del 1545 a Worms, l'imperatore concluse un accordo di azione congiunta con il legato pontificio, Cardinale Alessandro Farnese. Il Papa avrebbe aiutato nella guerra progettata contro i principi e i territori evangelici. La pronta accettazione del progetto di guerra da parte di Paolo III fu probabilmente basata su motivazioni personali. Il momento gli sembrò opportuno, dato cher l'imperatore era sufficentemente preoccupato dai reami tedeschi, per acquisire per suo figlio Pier Luigi i ducati di Parma e Piacenza. Anche se questi appartennevano agli Stati Pontifici , Paolo pensò di avere la meglio sulla riluttanza dei caridnali scambiando i ducati con i meno preziosi domini di Camerino e Nepi. L'imperatore accettò, a causa della prospettata ricompensa di 12.000 unità di fanteria, 500 cavalieri e una considerevole quantità di denato.
In Germania la campagna iniziò ad occidente, dove i movimenti protestanti operavano nell'arcivescovato di Colonia dal 1542. La Riforma li, non era stata un successo completo, poiché il consiglio cittadino a la maggiornaza del capitolo gli si opposero; perciò il 16 aprile 1546 , Herman di Wied venne scomunicato, le sue truppe lo abbanddonarono, ed egli, nel febbraio 1547, venne costretto ad abdicare dall'imperatore.
Allo stesso tempo la guerra aperta era scoppiata contro i principi e i territori evangelici, e le città loro alleate nella Lega di Smalcalda (si veda: Filippo d'Assia ). Per la fine del 1546, Carlo V era riuscito a soggiogare la Germania meridionale, mentre la vittoriosa battaglia di Muhlberg, il 24 aprile 1547 , stabilì la sua sovranità imperiale in Germania e consegnò nelle sue mani i due capi della Lega.
Ma mentre a nord delle Alpi l'imperatore era stato strumentale al recupero della Germania al cattolicesimo romano, il Papa si distaccò da lui poiché l'imperatore stesso si era tenuto distante nella questione del riconoscimento di Parma e Piacenza a Pier Luigi Farnese, e la situazione giunse ad una rottura totale quando il vice-reggente imperiale, Ferrante Gonzaga, procedette all'espulsione forzata di Pier Luigi
Il figlio del Papa venne assassinato a Piacenza e Paolo III credette che ciò non potesse essere accaduto all'insaputa dell'imperatore. Nello stesso anno, comunque, e dopo la morte del Re di Francia Francesco I , con il quale aveva cercato un'allenaza, le circostanze spinsero il Papa a fare la volontà dell'imperatore e ad accettare le misure ecclesiastiche adottate durante l'Interim . In riferimento all'eredità del principe assassinato, la restituzione della quale Paolo III richiese apparentemente in nome e per il bene della Chiesa, i progetti del Papa vennero ostacolati dall'imperatore, che si rifiutò di cedere Piacenza, e dall'erede di Pier Luigi a Parma, Ottavio Farnese.
In conseguenza di un violento alterco a questo riguardo con il Cardinal Farnese, il Papa, ad ottantun anni d'età, ne venne così agitato da cadere in una malattia per la quale morì il 10 novembre 1549 .
Paolo III si dimostrò incapace di sopprimere la riforma protestante , anche se fu durante il suo pontificato che vennero gettate le fondamenta per la controriforma .