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SI TRATTA DI UNA RELAZIONE DI GIOVANNI PESARO (1587 - 1659) CHE SAREBBE POI DIVENUTO DOGE DELLA SERENISSIMA REPUBBLICA DI VENEZIA, IN MERITO AD UNA AMBASCIATA STRAORDINARIA PRESSO IL PONTEFICE ALESSANDRO VII.
IL DOCUMENTO, NON PRIVO DI MENDE, DAL CONTESTO SI PUO' DATARE AL 1655 COME REDATTO IN VENEZIA: E' IN 4° E RISULTA COMPOSTO DA 26 PAGINE REDATTE IN COMPRENSIBILE GRAFIA CORSIVA.
L'AMBASCIATORE PESARO DOVEVA AVER LASCIATA LA CORTE DI ROMA, DELLA QUALE SEGNALA ALCUNE STRANEZZE, NON PRIVO DI SORPRESE SIA IN MERITO ALLA POLITICA PAPALE SIA A PROPOSITO DELLO SFARZO DELLE FESTE TENUTE: LA COSA CHE TUTTAVIA MAGGIORMENTE LO COLPI', E SULLA QUALE INSISTE, E' DATA DALL'ANALISI DI ALCUNI ASPETTI DELLA FIGURA DEL PAPA, UOMO PER CERTI LATI CURIOSO ED ANCHE LUGUBRE NELLA SUA OSTENTAZIONE DI FEDE QUANTO NELLE SUE REITERATE POSTULAZIONI SULLA BREVITA' E FUGACITA' DELLA VITA UMANA, AL PUNTO DI DI TENERE NELLA SUA STESSA CAMERA, A PERENNE MONITO DELLA MORTE, UNA VERA E PROPRIA BARA.