INFORMATIZZ. DURANTE

Ferdinando II de’ Medici (1610-1670) Subentrò al padre Cosimo II (1590-1621) come Granduca di Toscana nel 1621, sotto la reggenza della nonna Cristina di Lorena (1565-1636) e della madre Maria Maddalena d'Austria. Favorì i traffici marittimi, dando impulso al porto di Livorno e stipulando trattati commerciali. Sostenne Galileo (1564-1642) e ne incoraggiò le ricerche. Durante il processo del 1633, si adoperò energicamente perché lo scienziato pisano fosse riconosciuto innocente e lasciato libero di proseguire i propri studi. Dopo la condanna di Galileo perseguì cautamente l'obiettivo di una sua revoca o attenuazione. Diede sempre forte incoraggiamento ai suoi lavori sperimentali. Infatti, a partire dalla metà degli anni quaranta del Seicento, il Granduca avviò a Corte un'attività informale di sperimentazione. Furono realizzate esperienze con i primi termometri mai costruiti, fu misurata l'umidità dell'aria con l'igrometro a condensazione, "la gravezza o la leggerezza d'una cosa liquida" con l'areometro.
L'interesse per gli esperimenti culturali della "Scienza Nuova" indusse Aprosio ad un'ammirazione considerevole, spesso manifestata nei suoi scritti, per il granduca di Toscana Ferdinando II de’ Medici: questi nel 1644, nella serra degli agrumi del Giardino di Boboli, elevato a celebrità poetica per opera del poeta di San Biagio della Cima -nell'agro intemelio- Giuseppe Biamonti che gli dedicò un'ode destinata ad influenza Ugo Foscolo, fece sperimentare una sorta di incubatrice artificiale per far nascere i pulcini, basata sulla temperatura rilevata con un termometro sessantigrado posto sotto una gallina che covava.
Queste attività sperimentali costituirono la premessa dalla quale prese avvio l'Accademia del Cimento, fondata nel 1657 dal fratello Leopoldo (1617-1675): un'istituzione che, nonostante la diversa postazione ideologica, attirò vivissima la curiosità aprosiana sulla temperie culturale fiorentina, specialmente per la ancora tipicamente
barocca meraviglia suscitata da alcuni esperimenti.
























"...I popoli antichi, a cominciare dagli Egizi, ma anche dai popoli del medio e dell'estremo oriente, credevano nell'esistenza di esseri meravigliosi, ibridi uomo-animale, testimoniati, oltre che dalle mitologie dei vari popoli, anche dai favolosi racconti di viaggiatori in terre lontane, generalmente orientali .
Diretta filiazione di questa tradizione, nei poemi epici della letteratura greca e latina troviamo narrazioni relative ad esseri "meravigliosi": il greco Omero ( presumibilmente XII-VI secolo a.C, Odissea , I, 68-73), parla del Ciclope Polifemo; similmente, più tardi, fa il poeta latino Virgilio (70-19 a.C, Eneide , III, 1031-1041).
Anche Erodoto (484-428 a.C) riferisce di esseri meravigliosi, e, destreggiandosi tra sfingi di sesso maschile e femminili, conia il termine di androsfinge, distinguendo la sfinge dei monumenti egizi, con testa di uomo, simbolo del passaggio al mondo ultraterreno, da quella greca, perversa e femminile, figlia di Echidna, suscitatrice, fin dagli inizi della vita, dell'impulso a conoscere (V.Klein e Bion): ambedue, comunque, simbolo del frustrante e nello stesso tempo vivificante distacco dal già noto, per avventurarsi nelle plaghe dell'ignoto.
Dopo Erodoto, anche Aristotele ( o Pseudo-Aristotele, Mirabilia ), Paolo di Tarso (5 a.C-67 d.C), Plinio ( 77 d.C, Naturalis Historia ), Origene (185 ca. - 253), Solino ( metà III secolo d.C, Collectanea rerum memorabilium ), Ambrogio (339-397), Isidoro di Siviglia (VI-VII secolo) ed Eliano ( 170 - 235 d.C, Sulla natura degli animali ) tramandarono simili racconti.
Gran parte di tutto questo sapere sicuramente era confluito nell'immensa cultura che gravitava attorno alla Biblioteca di Alessandria d'Egitto.
Di giganti indiani mostruosi con la coda aveva narrato il medico personale di Artaserse, Ctesia di Cnido (V-IV secolo a.C. Notizie sulla Persia , in 23 libri, di cui restano pochi frammenti e un sommario nella Bibliotheca , 891, di Fozio, autore anche di una epitome del romanzo Le meraviglie al di là di Tule di Antonio Diogene), che cita pure la manticora , essere composito con testa umana, corpo leonino e coda di scorpione, i cinocefali , uomini con testa di cane, che abbaiavano, invece di parlare, e Panozio , essere con lunghissime orecchie . Uomini cinocefali, che abbaiano, furono poi descritti, come già accennato, da Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), nella Naturalis Historia (in cui accoglie anche storie di animali "meravigliosi"), iconografia che si trova nella divinità egizia Anubi, che ha testa di sciacallo e, in epoca cristiana, in alcune raffigurazioni di S.Cristoforo , il santo gigante (affresco bizantino ). Gli sciapodi , sempre citati da Plinio, sono esseri indiani con una sola gamba e un enorme piede (v. Liber chronicarum di Hartmann Schedel (1493).
Vanno qui ricordate Le Metamorfosi , o l'asino d'oro del filosofo platonico Lucio Apuleio ( Madaura, Algeria, 125 - 200 d.C circa ), iniziato ai culti misterici della dea Iside, unico romanzo latino a noi pervenuto, opera complessa sulle trasformazioni, le magie e i riti misterici, rivalutata nel 1400, nell'imperante neoplatonismo rinascimentale avido di nuove conoscenze ed interessato al meraviglioso.
Tra mitologia e fiaba, Luciano di Samosata (125-192 d.C), di cui si favoleggia che in un sogno ( Sogno) gli apparvero la Statuaria e la Sapienza che, tendendogli le braccia, lo invitava ad abbandonarvisi, promettendogli in cambio l'immortalità, spinto dal desiderio e dalla curiosita' di cose nuove, viaggiò in Ionia, Asia Minore, Grecia, Macedonia, Gallia e Italia; poi, stabilitosi verso il 165 ad Atene, narrò nel romanzo in due libri in forma autobiografica Storia vera ( 177) di ignote terre, oltre le colonne d'Ercole, abitate da esseri meravigliosi come gli Ippogrifi, i Lachanopteri, uccelli grandissimi dal corpo ricoperto di erbaggi e le ali di foglia di lattuga, i Minotauri, i Cenchroboli, lanciatori di chicchi di miglio, i Cynobalani, uomini con faccia di cane, i Nefelocentauri, nuvole-centauri, le Pulci-Sagittario grandi come dodici elefanti, ed altri personaggi meta' uomini e meta' bestie (affermando egli stesso che nulla di vero era in quelle sue narrazioni, come pure in quelle di Erodoto, Antonio Diogene, Iambulo e Omero).
Altra fonte del meraviglioso relativo al mondo animale, fu, come ricordato, CAIO GIULIO SOLINO, scrittore latino di geografia, vissuto tra il III e il IV secolo d.C., coi suoi Collectanea rerum memorabilium ( De mirabilibus mundi ), epitome della Naturalis Historia di Plinio, a sua volta aperto alle narrazioni del meraviglioso, leggende, animali fantastici e così via, provenienti da paesi lontani.
Notevole pure il Liber monstrorum de diversis generibus , di Ignoto, probabilmente anglosassone, scritto presumibilmente nella seconda metà del VII secolo, contenente una descrizione dei mostri della mitologia greco-romana e dell'occulto. Tra gli argomenti trattati, De hyppocentauris; De barbosis hominibus et mulieribus; De pigmeis; De belua quae habuit bina capita; De tauris ignem flantibus.
I vari Bestiari medievali, con le loro storie su animali favolosi o esotici, traggono ispirazione dal Phisiologus, ricchissimo bestiario greco protocristiano del II secolo d.C. composto probabilmente ad Alessandria d'Egitto, ricco di splendide illustrazioni miniate, formato da tutta la tradizione precedente cui abbiamo fatto cenno, arricchito di leggende sugli animali interpretate cristianamente come allegorie, conforme alla credenza nel mondo come "foresta di simboli". Sempre dunque gli animali furono "significanti", costituendo segni che rinviavano a realtà "altre" (vedi, in tempi più vicini a noi, i trattati di araldica o i testi alchemici ed esoterici in genere, in cui la simbologia animale esprime realtà di ordine filosofico o morale).
[PALEOLITHIC ART MAGAZINE - L'IBRIDO COME SIMBOLO DELLA TRASFORMAZIONE di Licia Filingeri]
















SALMASIO = Saumaise, Claude <1588-1653>, umanista borgognone, poligrafo, autore tra molte altre opere de Cl. Salmasii Plinianae exercitationes in C. Iulii Solini Polyhistora. Item Caii Iulii Solini Polyhistor ex veteribus libris emendatus, Parisiis, apud C. Morellum typographum regium, via Iacobea ad insignis fontis, 1629.