Complesso di dottrine esoteriche, di NATURA ASTROLOGICA e
religiosa, nel quale confluì durante
l'ellenismo una parte della tradizione sapienziale e
sacerdotale egizia, insieme con altri apporti orientali.
Il nome collettivo di Ermetismo si riferisce al dio che avrebbe per primo rivelato
tali dottrine: il greco Ermes (
Mercurio pei Romani), con il quale i greci
identificavano l'egizio Thoth.
La prima fase della genesi delle dottrine ermetiche
sembra incidere con le
speculazioni
astrologiche dei sacerdoti egizi, i quali già
prima dell'età tolemaica raccolsero negli archivi dei
templi cospicue collezioni di oroscopi e di
testi interpretativi.
Verso il sec. III a. C. gran parte
del materiale astrologico egiziano fu tradotto
in greco e organizzato in alcuni trattati, attribuiti al dio
Ermes
- Trismegisto (tre volte grande): innanzi
tutto il Liber Hermetis e inoltre i
Salmeschoiniana e gli scritti attribuiti al mitico re
Nechepso e al suo sacerdote
Petosiris.
Alla medesima corrente appartengono gli
scritti astrologici del
sec. I a. C. (Critodemo, Antioco d'Atene, Timeo,
Serapione, Teucro di Babilonia, ecc.), i quali stanno a capo di una lunga
tradizione sopravvissuta fino al sec. VI.
La scienza esoterica in essi contenuta era
privilegio di circoli di iniziati (ai quali era stata rivelata
dagli dei e dai loro intermediari, sovrani e sacerdoti), e
godeva in Egitto della qualifica di
filosofia, anche se in effetti si allontanava
sostanzialmente dal concetto ellenico di
filosofia quale speculazione razionale della verità.
II suo fondamento era infatti una rivelazione divina,
oracolare, che non si limitava più alla dottrina astrologica, ma
proponeva n veto e roprio insegnamento cosmogonico,
metafisico ed escatologico , cioè sull' origine del
mondo, la natura e la sorte degli uomini.
Dal sec. I a. C. e fino al sec. III d. C. venne formandosi
tutta una letteratura ermetica, il cui testo più
antico è probabilmente il trattato Kore kosmu
("Fanciulla del mondo"), depositario di una dottrina
segreta insegnata da Ermes-Thoth a
Kamephis, e da lui trasmessa a Isi che
l'avrebbe poi affidata al figlio Horo.
Oltre a
questo antico te
sto, il complesso più importante della dottrina
ermetica è raccolto nel Corpus Hermeticum
(17 trattati), nel Discorso perfetto di cui resta solo
una versione latina, l'Asclepius, redatta nel sec. III
e arbitrariamente attribuita al letterato ed erudito
romano Apuleio, e in o gruppo di frammenti
contenuti nell'opera di Stobeo.
In questi testi la rivelazione viene sempre da
Ermes, il quale però sembra a volte averla ricevuta
da un dio superiore (Nous, Agathos
Daimon).
I vari scritti ermetici non sono più né uniformi né
concordi nella struttura e nel contenuto dottrinale.
Composti come summae di tutta la dottrina, oppure
come testimonianze di visioni sperimentate da
devoti, od ancora come rivelazioni circa una
particolare verità, i trattati nel loro complesso
mostrano il riflesso di due diversi (e spesso opposti)
orientamenti spirituali: da un lato il pensiero
tradizionale della saggezza greca, rielaborato
originalmente
nell'ambito dello stoicismo, d'altro lato la
dottrina esoterica della GNOSI maturata su indubbie
fondamenta orientali.
Se per gli uni la vita religiosa è
compiuta nella contemplazione dell'ordine eterno
e nell'adorazione e nell'obbedienza che essa
implica, per gli altri il problema della sofferenza e del
male è risolto attribuendo la creazione di tali realtà
oscure non a Dio, ma a un demiurgo o a divinità (o
demoni) degli astri creati dal demiurgo e determinanti sulle
sorti degli uomini.
Da quest'ultimo atteggiamento risulta inevitabile la
fiducia nel Dio buono e trascendente e la
difesa o l'ostilità verso le divinità
astrali, malvage: nasce, cioè, una dottrina di
salvezza, con tutte le sue componenti di illuminazione
e di grazia emanate da Dio.
(tratto da voce Ermetismo, di Furio Jesi, in "GDE", VII, UTET, Torino).