cultura barocca
INFORMATIZZAZIONE DI BARTOLOMEO EZIO DURANTE

CASTEL GAZZO è il solo castello completo che sorge a Novi Ligure: ancora contraddistinto dalla torre e dalle mura fortificate. Venne edificato in tempi lontanissimi e indecifrabili aconnesso anche alla leggenda della fondazione di Novi, ove si narra che tal Tolomeo d’Ancisa nel IV secolo, in fuga dall'enigmatica città di Antylia (da qualcuno identificata nella romana Libarna) fugge dalla calata dei barbari e a Novi costruisce nove castelli, di cui uno sarebbe appunto quello di Gazzo. A livello di testimonianze ufficiali il toponimo Castel Gazzo compare per la prima volta in un documento del 999, qual possedimento di monaci di Pavia. Attualmente l'antico maniero versa in deprecabile stato di conservazione, comparendo subito alla vista tramite una torre quadrata su cui sorge un loggiato in effetti tamponato in modo precario. Le mura , dotate di bertesche come ogni castello di una certa rilevanza, ostentano palesemente non solo il degrado causato dallo scorrere dei secoli ma pure le risultanze di tanti rimaneggiamenti e delle troppe ristrutturazioni non sempre adeguate. Eppure nonostante tutto questo e il fatto che ormai il complesso monumentale risulta inglobato entro le strutture di un' azienda agricola, Castel Gazzo troneggia ancora, e con un certo effetto scenografico, sulla piana tra Novi e Pozzolo. Dati storici assodati attestano come, dispersi i Monaci di Pavia, il castello diventa feudo della casata novese dei Cavanna, poi ascritta quale Cavana alla nobiltà di Genova, fino all'epoca in cui il Re di Francia non assegna il complesso fortificato alle truppe di Gilberto del Lafayette, nel 1402. Finita l'egemonia francese il castello sarebbe dovuto tornare ai Cavana (e da qui i molteplici contenziosi compresi quelli registrati da Aprosio ed addotti innanzi a Senato e Giunta dei Confini di Genova da Gio. Niccolò Cavana: il destino, data anche la storica assenza dei Cavana, nel frattempo affermantisi tra Genova e la Spagna, la grande struttura medievale perviene tra i possedimenti della famiglia novese degli Anfossi. In merito al controllo di Castel Gazzo prende quindi ad evolversi un aspro scontro tra Repubblica di Genova e Ducato di Milano. Il Duca di Milano Filippo Maria Visconti consegna infatti il castello agli Anfossi ma solo dopo pochi anni il Doge di Genova Giano Campofregoso lo restituisce ai Cavana. Quindi Nel 1447 Battista Fregoso, figlio del doge di Genova, ottenuta l'investitura del feudo di Novi, reclama anche il possesso di Castel Gazzo. I Cavana si oppongono con fierezza a quello che, giustamente, reputano un affronto ai loro diritti atavici: ma per reazione il castello viene incendiato. Nel 1480 ancora il Duca di Milano Gian Galeazzo Sforza difende i Cavana, e fa loro riottenere il controllo del castello. Nel 1581 il castello ospita provvisoriamente Maria D’Asburgo, figlia dell’imperatore Carlo V e di Isabella del Portogallo, quindi sorella di Filippo II di Spagna e moglie dell’imperatore Massimiliano II. L'importanza del sito e la rilevanza dei contrasti determina che, nel volgere del tempo, Castel Gazzo sia stato reiteratamente attaccato, incendiato, ristrutturato. "Castrum Gadji notissimum ne dissolveretur in rudera si legge in una iscrizione del 1678 (di soli 3 anni posteriore alle proteste in merito alla morte di quel Gio. Niccolò Cavana che in merito al possesso del maniero da parte della sua casata portò avanti una lunga disputa giuridica puntualmente testimoniata da Angelico Aprosio "il entimiglia" nel contesto del suo repertorio biblioteconomico, qui utilizzato, de la Biblioteca Aprosiana, volume edito a Bologna per li Manolessi nel 1673 con il concorso importante del citato Cavana suo personalissimo e nobile amico e Mecenate) .

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