I temi erotici per es. del Bellerofonte, che non mancarono di indurre questo autore a celare sotto lo pseudonimo di Cesare Cesarini il suo vero nome di Cesare Giudici, non rendevano certo fruibile ad un'utenza fratesca la sua opera. A titolo d'esempio si veda l'Atto II, scena 10 ove l'autore cita due donne che propongono un incontro lesbico come un evento eccitante, in cui uno spettatore avrebbe voluto "fare da terzo" nel contesto di un evento di sodomia fra donne , per nulla giudicato un atto "contro natura", gravissimo per le costumanze epocali: in effetti sia l'omosessualità femminile che il tribadismo di cui parḷ Aprosio erano severamente condannati da Stato e Chiesa come gravi colpe e peccati mortali.