Torre di Babele
La TORRE DI BABELE (sopra in un dipinto di Pieter Bruegel del 1563 ) è la leggendaria torre di cui narra la Bibbia nel libro della Genesi: 11,1-9.
La torre (in mattoni) fu costruita nel Sennaar (in Mesopotamia) dagli uomini con l'intenzione di arrivare al cielo e dunque a Dio. Secondo il racconto biblico, all'epoca gli uomini parlavano tutti la medesima lingua. La torre era anche un simbolo di unità degli uomini gli uni con gli altri e tutti insieme con Dio. Ma Dio creò scompiglio nelle genti e, facendo sì che le persone parlassero lingue diverse e non si capissero più, impedì che la costruzione della torre venisse portata a termine.
Il racconto dà conto del progetto di Dio che gli uomini si dividano e popolino tutta la terra e nel contempo spiega mitologicamente l'origine delle differenze di linguaggio tra gli uomini. Un altro significato del racconto sovente impiegato allegoricamente nei secoli successivi è quello di punizione per un atto di superbia: il tentativo di alzarsi al cielo; anche se questo può far pensare ad un dio fantoccio il quale, dopo aver intrappolato l'umanità sulla Terra, gli impedisce di compiere l'atto di ricongiungimento (re-ligio) con il Dio Altissimo; la punizione sarebbe un gesto improprio per Dio nei confronti dell'uomo, che secondo ogni religione deve cercare con tutte le proprie forze di tornare a Dio elevandosi dalla miserevole condizione in cui giace sulla Terra.
Nella simbologia cristiana, pare significativo che durante la Pentecoste gli apostoli, tornando ad essere comprensibili da popoli parlanti lingue diverse, vincono la spaccatura originata a Babele da Dio stesso.
È interessante notare che il fatto che durante la costruzione della torre di Babele tutti gli uomini parlassero la medesima lingua è in contraddizione con Genesi 10: qui si legge che i figli di Noè avevano ciascuno un proprio territorio e una propria lingua. In questo racconto la differenziazione linguistico-culturale non avviene per punizione divina ma come processo naturale.
Lascia perplessi anche un altro confronto: gli uomini dicono di voler costruire la Torre per non essere dispersi sulla faccia della Terra; all'istante, Dio scende e li disperde sulla faccia della Terra, proprio perché gli uomini hanno cercato di evitarlo.
È interessante anche notare l'uso, in questo capitolo biblico, del termine ebraico (Shem): nel versetto 4, gli uomini si accingono a costruire la Torre per farsi un nome, acquisire fama (??); al termine del racconto della Torre, al versetto 10, comincia la genealogia di Sem che significa proprio nome o fama, come se il personaggio di Sem rappresentasse simbolicamente il nome che gli uomini hanno appena acquisito; le parole pronunciate da Dio durante il suo intervento, infatti, non hanno un tono punitivo, e l'intero episodio della Torre può essere letto non in chiave punitiva ma come la realizzazione di un piano di Dio stesso. Nel versetto 9, si legge che il Signore ... disperse coloro di là sopra la faccia di tutta la terra. Anche qui compare il termine ebraico , che può significare anche là. Questo versetto può quindi anche essere letto come: il Signore ... diffuse coloro dal Nome sopra la faccia di tutta la terra, dando al racconto un carattere decisamente positivo e costruttivo: immediatamente dopo viene data, infatti, la genealogia del Nome... ed essendoci una certa corrispondenza, nelle Scritture, tra nomi e luoghi, la genealogia di Sem può venir identificata proprio con la diffusione degli uomini (costruttori della Torre) sulla Terra.
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