cultura barocca
riprod. da biblioteca privata Il testo cui ci si riferisce è De l'autorite' de S. Pierre et de S. Paul, qui reside dans le pape successeur de ces deux apostres. Où sont representez les sentimens des escritures des saincts peres, & ... des papes, & de toute l'eglise romaine sur cette matiere. .. 1645, 4º : Note generali · Opera di incerto autore attribuita a Antoine Arnauld e a Martin de Barcos, cfr. BN opale-plus FRBNF30055991 e A.A. Barbier. Ouvrages anonymes vol.1 col.322 = Il volume condannato nella pagina seguente è quello di cui è sopra riportato il frontespizio opera del solo Martin de Barcos. Barcos ‹-óos›, Martin de. fu un teologo (Baiona 1600 - abbazia di Saint-Cyran 1678); nipote di J. Duvergier de Hauranne abate di Saint-Cyran, discepolo di Giansenio a Lovanio, segretario e collaboratore dello zio al quale succedette nell'abbazia (1644); amico di Antoine Arnauld, al cui Traité de la fréquente Communion pure collaborò e di cui difese una celebre proposizione (1645); sostenne, in numerosi scritti polemici, le dottrine gianseniste.
Arnauld, Antoine (III) fu un celebre filosofo e teologo francese (Parigi 1612 - Bruxelles 1694) che tentò di conciliare il cartesianesimo col giansenismo, del cui movimento divenne il capo riconosciuto. Nel trattato Traité de la fréquente Communion sostenne che la pratica della comunione frequente è contraria alla disciplina della Chiesa antica, in quanto la comunione deve essere ricompensa delle virtù e non mezzo per alimentarle.

















Luis de Molina (Cuenca, 1535 – Madrid, 12 ottobre 1600) è stato un teologo, giurista e gesuita spagnolo.
Fu autore di un'originale teoria sulla concordia tra libero arbitrio e grazia divina (molinismo).
Entrò nella Compagnia di Gesù ad Alcalá de Henares nel 1553 e in seguito si stabilì in Portogallo dove studiò presso l'università di Coimbra.
Fu professore di filosofia e poi di teologia ad Évora e, dopo il suo ritorno in Spagna (1586) a Madrid in teologia morale.
Attorno al 1590 si ritirò nella sua città natale di Cuenca dove si dedicò alla difesa della sua principale opera teologica, il De concordia liberi arbitrii cum divinae gratiae donis, pubblicato a Lisbona nel 1588, in cui aveva esposto un'originale teoria soteriologica sul rapporto tra libero arbitrio e grazia divina.
Questa teoria era scaturita dalle riflessioni circa le tesi sulla grazia da parte della Riforma protestante.
In reazione alla dottrina luterana e in opposizione alla teoria agostiniana, Molina, rifacendosi parzialmente alle posizioni pelagiane, reinterpretò il rapporto tra libertà individuale e grazia divina sostenendo che quest'ultima era efficace unicamente in virtù dello sforzo della volontà umana e del consenso al bene; veniva anche indagata la relazione tra libertà individuale con la prescienza e la predestinazione.
L'accento posto sulla volontà umana ai fini dell'azione della grazia divina, scaturito dalla riflessione delle teorie protestanti sulla grazia, fu considerato però eccessivo e suscitò l'accesa reazione dei teologi cattolici dell'Università di Salamanca e dei domenicani, che definirono eretiche queste teorie che invece vennero accolte e sostenute da tutti i maggiori teologi gesuiti.
Nel 1596 papa Clemente VIII, tendenzialmente favorevole alla tesi di Molina, avocò a sé la questione molinista e nominò una commissione definita Congregazione de auxiliis, per dirimerla definitivamente.
La morte del pontefice rimandò la sentenza al suo successore Paolo V che, sentiti i pareri di due eminenti teologi Francesco di Sales e Roberto Bellarmino, pose fine alla controversia senza decretare vincitori e vinti.
Notevole fu anche il contributo di Molina alla dottrina giuridica dell'epoca: nel suo De iustitia et de iure (1593) trattò dei rapporti tra stato e Chiesa e accennò ai problemi economici del suo tempo.
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Michel de Bay (o Michel Baius) vide la luce nel 1513 a Melun, nella regione belga dell'Hainault per studiare poi filosofia all'università di Lovanio (Louvain).
Una volta conseguita la laurea e presi i voti fu ordinato prete per poi assumere l'incarico quale direttore del collegio Standonk, a Lovanio, nel 1541.
Come Professore di filosofia nel 1544 insegnò sinol 1550 ma una presa una seconda laurea, in teologia, ottenne il ruolo di fu presidente del collegio Adrien, a Lovanio, sostituendo Jean Leonardi (Hasselius), professore di Sacre Scritture all'epoca partecipeconcilio di Trento.
Michel de Bay prese ad investigare su nuove idee con Jan Hessels (1522-1566), destinato però ad esser surrogato nella carica da Josse Ravesteyn (Tiletanus) (1506-1570), docente di teologia della medesima università e del pari occupato nel concilio della Controriforma.
Allorquando i due titolari di cattedra rientrarono nel 1552 da Trento, essi constatarono che le loro postulazioni dei loro sostituti valicavano l'ortodossia: di conseguenza e chiesero la condanna di 18 proposizioni di Michel de Bay e Hessels ad operadell'università parigina della Sorbona.
Prescindendo dalla censura patita, i due teologi dissidenti furono inaspettatamente scelti nel 1561 per rappresentare l'università di Lovanio al concilio di Trento: qui essi tra varie polemiche, furono inviati nel 1563 come teologi ufficiali del re di Spagna, Filippo II (1556-1598).
Una volta scomparso lo Hessels, 79 idee di Michel de Bay (ma pure di Hessels stesso) vennero editate nel 1566 nell'opera Opuscula omnia, destinata però a pagare sanzione e subire condanna in forza della bolla papale Ex omnibus afflictionibus di Papa Pio V (1566-1572) promulgata il 1 ottobre 1567, anche se, però il teologo belga, probabilmente nella speranza di un ravvedimento, non fu citato.
Il comportamento di Michel de Bay era peraltro quantomeno sconcertante: nell'arco della sua esistenza infatti abiurò spesso dalle sue idee una volta che queste eran poste sotto accusa ma, una vlta quietatesi le polemiche e i contenziosi, era egli uso riprendere la sue postazioni intellettuali.
Nel 1570 de Bay divenne decano della facoltà di teologia pur le sue idee subirono la potente aggressione concettule e teologica di Roberto Bellarmino (1542-1621), professore di teologia a Lovanio tra il 1570 ed il 1576, ma pure da Leonhard Lessius (1554-1623) colui che dal 1576 prese il posto del Bellarmino.
Successivamente, in forza dell'operato dello stesso Papa Gregorio XIII (1572-1585) e del suo teologo e filosofo gesuita Francisco Toledo (Toletus) (1532-1596), de Bay, nel frattempo oramai cancelliere dell'università, dovette firmare una definitiva abiura nel 1579.
Per gli ultimi dieci anni della vita di Michel de Bay non si segnalano altri fatti degni di nota, fino alla sua morte avvenuta a Lovanio il 16 settembre 1589.
Il baianismo è la dottrina che si collega onomasticamente oltre che concettualmente al magistero del de Bay.
Non sussite dubbio che Michel de Bay risentì del pensiero, condiviso da vari teologi domenicani , di reazione contro la Riforma protestante: un pensiero che traeva radice da una attenta analisi anche filologica delle Sacre Scritture e di Padri della Chiesa, quali San Cipriano, Sant'Ambrogio e Sant'Agostino, sì da obliare le già predominanti interpretazioni della Scolastica medioevale.
Ma ne contempo in Michel de Bay era rilevante una reazione, entro il complesso dell'ecumene del Cattolicesimo, avverso la rigida applicazione, in particolare caratteristica della Compagnia di Gesù, dei concetti espressi nel Concilio di Trento (1545-1563): tra cui rilievo considerevole era costituito dalla esteriorità del culto, dalla accettazione acritica dei sacramenti, da una greve ed inerte sopportazione dei dettami della gerarchia della Chiesa.
I gesuiti, inoltre, se da un lato applicavano un lassismo benevolo verso i peccatori sottomessi alla Chiesa: il tutto sulla base di attenuanti anche discutibili, spesso sillogisticamente elaborati su capziosi casi di coscienza, all'opposto si mostravano intransigenti e severissimi contro i dissidenti per quanto giammai simulatori e piuttosti caratterizzati delle più profonde intenzioni religiose e morali.
Questo pensiero gesuitico aveva il suo principale teorico nel teologo Luis de Molina (1535-1600), che redasse quest'opera di grande fortuiudizina dottrinale, il Concordia liberi arbitrii cum gratiae donis, divina praescientia, providentia, praedestinatione et reprobatione (1588).
A giudizio di Molina l'efficacia della grazia non risiedeva nella sostanza della grazia stessa, bensì nella preconoscenza divina in merito all'uomo, destinato o meno a collaborere spontaneamente con la grazia.
Sotto l'influsso di Sant'Agostino, l'impianto dottrinale di Michel de Bay, appunto il "baianismo" , trovò ampio spazio entro siffatta polemica in atto sul concetto della grazia.
I punti fondamentali del "baianismo" furono i seguenti:
1 - Nello stato dell'uomo anteriore al peccato originale, l'innocenza non è un dono soprannaturale di Dio, ma un complemento della natura umana: fatto che comporta tra i suoi requisiti la destinazione al Paradiso, l'immunità dalla sofferenza, l'ignoranza e la morte.
2 - Il successivo peccato originale non è soltanto una privazione della grazia, ma costituisce una concupiscenza, trasmessa in maniera ereditaria anche ai bambini innocenti, e, nonostante il libero arbitrio, l'uomo, senza la grazia divina, non può far altro che peccare.
3 - Il dono della primitiva innocenza viene restaurato da Dio e Cristo mediatore: in dipendenza redenzione e grazia infatti risulterebbe infatti possibile agli uomini il recuperare gli antichi valori secondo una scelta per cui si sostituirebbe la concupiscenza (ineliminabile ma quanto meno controllabile entro parametri determinati) con la Carità.
Fu proprio in funzione di questi tre punti che il "baianismo" fu reputato alla stregua di un sincretismo entro cui si fondevano l'antica eresia del pelagianesimo (stato primitivo dell'uomo) con le idee contemporanee: tanto del calvinismo (la successiva caduta dell'uomo) quanto del luteranesimo (il concetto della redenzione).
Il "baianismo" ebbe comunque vita breve e non sopravvisse al suo ideatore anche se vari suoi elementi ricomparirono circa ottant'anni dopo, nel 1640, nel contesto giansenismo sì da attirare l'attenzione dei Teologi e soprattutto del Sant'Uffizio nemmeno esclusa la Congregazione dell'Indice.


























Ci si riferisce alla condanna di Philippus Nerreys de Hibernia (Irlanda) Maestro di Teologia nella Diocesi di Dublino avendo egli affermato che Come le mura di Gerusalemme furono distrutte dall'opera di quattro Principi, così la Chiesa verrà distrutta tramite l'opera di Frati dei quattro Ordini Mendicanti. Ed ancora come il Dignitario destinato a riscuotere i tributi, che fu mandato a Geruslemme dal re Antioco, nascose l'inganno dietro parole dolci e mielate alla stessa stregua i Frati dei quattro Ordini Mendicanti (Domenicani in particolare, ma anche Francescani oltre a tantissimi altri meno citati) si recarono presso la Chiesa mossi dal desidero di far dolo onde abbatterla a scopo di soddisfare i loro desideri e la loro voglia di potere. Ed ancora come il Dignitario dei tributi si recò in Gerusalemme con gran seguito e confusione di uomini, quasi una turba, parola che deriva dal termine turbare, del pari i Frati penetrarono nel corpo della Chiesa alla stregua di un turbinio onde confonderla e porla a soqquadro. Ed ancora come i Gabaoniti con falsi scopi e pieni di menzogne si recarono dal generale Giosuè, similmente tali Frati dei quattro Ordini dei Mendicanti fecero la loro comparsa nella Chiesa celando in se stessi il fine di ingannare. Ed ancora [lo stesso Norreys] fece notare che per quanto si siano tenuti quattro Concili Generali nel corso dei quali vari eretici vennero condannati, da tal pena scamparono, benché pessimi ribaldi, i Fratelli dei quattro Ordini Mendicanti. [Lo stesso maestro di teologia fece notare] inoltre che i Fratelli dei quattro ordini Mendicanti son ladri che derubano la Santa Chiesa ed ancora che i Fratelli dei quattro Ordini Mendicanti son addirittura peggiori di Giuda, il traditore, anzi che sono come lupi rapaci e che addirittura celano sotto il loro aspetto lo stato dell'Anticristo, essendo peraltro seguaci della setta di Maometto. [Il Norreys aggiunse pure che] nessun parrocchiano d'alcuna Parrocchia può recarsi da qualche Frate in forma del diritto secondo il capitolo allo scopo di confessarsi senza licenza del proprio Sacerdote o del Curato parrocchiale e che i confessati dai Frati ammessi secondo la forma del capitolo sono tenuti ripetere in qualsiasi anno tutti i loro peccati e i medesimi confessare al loro proprio Sacerdote che disse dover essere il Curato Parrocchiale. [aggiunse poi il Norreys] di credere fermamente per suo conto che non esservi alcun buon uomo tra i Frati dei quattro Ordini Mendicanti ed anzi di dubitare che alcuni Frati dei quattro Ordini siano Sacerdoti od abbiano il Sacro ordine del Presbiterato. [Non mancò il Norreys] di dire apertamente che per suo conto non volle stare al giudizio del Papa Nostro Signore ma al giudizio del Concilio Generale, aggiungendo che per lui, indifferentemente se Sacerdote o Religioso, nessuno dovesse mendicare: e oltre a tutto questo non ebbe alcun timore a predicare in pubblico moltissimi argomenti sediziosi e perversi, del tutto contrari alla vera fede, a detrimento, vilipendio e disprezzo dei Frati e degli Ordini dei Predicatori.
Il Papa a termine di questa disanima affidò l'investigazione sulle cose attribuite al Norreys al diletto figlio Ventura de Castello procuratore nostro e della Curia Romana. Ventura de Castello, visti gli atti e le testimonianze, redasse un libello in cui era sancito che diverse delle Proposizioni di detto Filippo erano e sono false, scandalose, alcune erronee ed alcune in verità da condannare e riprovare comportando ignominia a scapito di Dio e della Santa Chiesa oltre che dei Santi al segno di dar prova di veri e propri contenuti eretici.....
Qualora il Norreys od i suoi seguaci avesser continuato a dire il falso contro tale sentenza di condanna delle loro Proposizioni sarebbe caduti nella condanna della scomunica e quindi nella perdita di ogni beneficio se non in altre pene già sancite in merito a consimili casi: oltre a ciò stante il contenzioso per loro colpa attivato il Norreys e i suoi seguaci furono condannati alla sanzione pecuniaria di duecentocinquanta fiorini d'oro.
Ma la Bolla papale (Firenze 1440) non ottenne i risultati attesi cosa di cui già disperavano i Frati e i loro Magistrati sicché come scrisse il "Waddingo" = "Filippo Norreys, Maestro di Sacra Teologia della Diocesi di Dublino in Irlanda, accerrimo nemico degli Ordini Mendicanti, prese le armi dell'Armacano ("Armacanus Alexander Patricius" fu poi lo pseudonimo di Cornelius Jansenius) ed escogitate insulsissime quanto insane Proposizioni a scapito dei Frati, scritti anche dei libelli, perseverò nei vecchi errori, di maniera che affidata la causa a Domenico di Santa Maria in via Lata (Santa Maria in Via Lata è una chiesa di Roma, nel rione Pigna. La chiesa è sita in "via del Corso", l'antica "via Lata", da cui l'attributo della chiesa. ) Diacono Cardinale, in segreto Concistoro e con il concorso di vari Dottori, in primo luogo dal Cardinale stesso e poi dal Pontefice lo stesso Norreys e quindi i suoi seguaci furono dannati quali eretici ed erronei




























Petrus Martinez de Osma ( Spagnolo : Pedro de Osma) fu un teologo e filosofo spagnolo, conosciuto per le sue opinioni sulle indulgenze.
Laureatosi presso la Università di Salamanca nel 1457 dal1463 ricoprì la carica di docente di Teaologia rivelandosi seguace di Alonso Tostado: dal 1476 prese ad affrontare il tema delle indulgenze e della confessione accostandosi parecchio alle posizioni di Wyclif and Jan Hus anticipando vari aspetti della Riforma Protestante.
Ebbe tra i propri discepoli Antonio de Nebrija ma le sue teorie ebbero anche forti opposizioni come in dettaglio ad opera di Juan Lopez de Salamanca .
Con l'istituzione dell' Inquisizione spagnola fu soggetto ad investigazione e alcune sue proposizioni alla fine vennero dichiarate eretiche in forza pubblica di questa
costituzione 17 di papa Sisto IV che comportò una Bolla di Condanna specie in merito alla sua pubblicazione De confessione scritto e dato alla luce in occasione della "Indulgenza Plenaria" del 1475, che fu condannato ereticale e fu pubblicamentedato da ardere alla fiamme del rogo L'esistenza di Martinez si concluse ad Alba de Tormes nel mese di aprile dell'anno 1480