cultura barocca
INF. A C. DI BARTOLOMEO DURANTE

STATUA DI PASQUINO
Nella omonima piazza, già detta di Parione, addossato a Palazzo Braschi sta dal 1501 Pasquino, il frammento marmoreo rinvenuto in quell'anno nei pressi, durante i lavori per la sistemazione della strada e per l'ammodernamento del vecchio Palazzo Orsini (predecessore dell'edificio dei Braschi).
Il torso marmoreo, al quale il popolo affibbiò il nome di un maestro di scuola o di un linguacciuto sarto dei dintorni, facendone la più caustica delle "statue parlanti" (su cui cioè erano affisse anonime scritte cartacee di vario tipo linguistico, ma sempre caustiche e satiriche verso il potere) appartiene in realtà ad una perduta replica del gruppo statuario di Pergamo che rappresenta "Menelao nell'atto di sostenere Patroclo morente".
La prima raccolta di "pasquinate" è del 1509; esse continuarono nei secoli facendo di Pasquino un protagonista della vita pubblica romana e un modello mondiale.
Stile e contenuti di queste satire - che a volte erano addirittura in latino - lasciano intendere che esse non dovevano, almeno in prevalenza, essere lo spontaneo prodotto della pur caustica vena popolare.
Probabilmente, su quello che pure poteva essere un diffuso stato d'animo popolare, doveva innestarsi la elaborazione del ceto più colto.
La blanda amministrazione pontificia generalmente non infierì nella repressione di queste espressioni umorali; ma non mancarono occasioni in cui chi fu accusato del reato di aver dato voce a Pasquino dovette duramente pagare la sua temerarietà verso il potere.