cultura barocca

LAMIA

La LAMIA [sulla cui leggenda si innestò la vicenda tragica quanto tuttora non compresa della DIABOLICA CONTESSA BATHORY] con cui si imparenta il VAMPIRO per così dire occidentale, è invece un antico termine della favolistica greca (antic. làmmia) che stava ad indicare un Mostro mitologico, immaginato per lo piú con corpo di serpente e testa di donna che, secondo antiche credenze popolari, elleniche e non, riprese in età romana e quindi rinvigorite con nuova linfa favolosa in epoca medievale, usciva di notte dai boschi e dai crepacci per divorare i bambini e suggerne il sangue [ Il termine dotto latino lamia allude esplicitamente alla figura del vampiro, inteso nel senso di colui che succhia il sangue delle sue vittime (così Francesco Baldelli -Cortona XVI sec., autore peraltro molto caro all’Aprosio- in Filostrato. Della vita di Apollo Tianeo, tradotto, Firenze, 1549, p.290 poté scrivere: Questa buona femina e novella sposa è una del numero delle lamie, chiamate da alcuni larve, da alcuni lemure e da altri streghe. Queste son molto inchinate a l’amori e alle lascivie e a disonesta lussuria> si veda peraltro F.MILIZIA, Opere, Bologna, 1826-’27, III, p. 167: Lamie, maschere spaventose degli antichi Romani, con naso e denti orribili, colle quali si faceva paura ai bambini.
Secondo ISIDORO di Siviglia (Etym., VIII, XI, 102) le LAMIE sarebbero stati mostri così definiti dalla tradizione per la loro abitudine di dilaniare i fanciulli, mentre la Bibbia nelle Lamentazioni 4, 3 registra la profezia per cui anche le Lamiae nudaverunt mammam, lactaverunt catulos suos cioè le Lamie si scoprirono le mammelle ed allattarono i loro piccoli anche se in verità all’interpretazione mitica della femmina mostruosa o LAMIA parecchi interpreti preferiscono l’identificazione naturalisticamente plausibile di LAMIA = Sciacallo] .
Sull'evoluzione iconografica e mitologica della LAMIA in ambiente cristiano concorrono comunque le forti interferenze culturali con l'immagine della più "letteraria" e assolutamente pagana ARPIA la cui proprietà di accedere al dono malefico del VOLO MAGICO finisce, nella letteratura quanto nella trasposizione figurativa, per essere attribuito anche all'immagine della LAMIA.
Per comprendere le interazioni culturali tra VAMPIRO e STREGA-LAMIA è comunque interessante leggere la parte conclusiva della LVIII ricetta (Terapia dei bambini molestati dalla dentizione o dalla strige) del Liber medicinalis (II-III sec.d.C.) di Quinto Sereno Sammonico, dove si legge:...Qualora una cupa/ strige incalzi i bambini e sprema sulle loro/ labbra socchiuse poppe velenose, seguire/ i suggerimenti di Titinio, autore all’antica/ di importanti commedie togate,/ che consiglia di appendere loro dell’aglio [si tratta del poeta comico Vettio Titinio, forse del II sec. a.C.> Sammonico non cita Plinio Seniore che pure elogiò l’AGLIO nella sua Storia Naturale XX, 23: in effetti, su questo argomento, lo scienziato-erudito si mantenne prudentemente generico pur scrivendo che ...il suo odore tiene lontani serpenti e scorpioni e, come alcuni hanno affermato, qualsiasi animale...]: Sammonico, a riprova della sua duratura e grande influenza culturale, deve aver condizionato - pur in mezzo a qualche fraintendimento - il tardo estensore del Bestiario medievale, detto Bestiario moralizzato ove, alla rubrica XXII, trattando De la lanmia si allude alle tossine che sotto aspetto di latte sgorgherebbero dalle sue mammelle e avvelenerebbero lo filiolo: concetto in cui si intersecano riferimenti biblici - dove il figliolo sarebbe piuttosto il cucciolo della LAMIA o dello sciacallo - e cultura popolare pagana, per cui nel figliolo sarebbe invece da ravvisare l’inerme fanciullo/-a vittima notturna e dormiente della donna-demone: V. Bestiari medievali a c. di L. Morini, in I millenni, Einaudi, Torino, 1996, p.504, XXII.