cultura barocca
UN RITRATTO DI SIR KENELM DIGBY OPERA DI VAN DYCK E LA SUA FAMA DI CORSARO E DI ALCHIMISTA qui con le immagini della tipologia di confezione della polvere di simpatia DIGBY, Sir Kenelm [saggio di di Philip Chesney Yorke - Enciclopedia Italiana (1931) scrittore, diplomatico e marinaio inglese, figlio di sir Everard D. Nato nel 1603, morto nel 1665. Studiò nel Gloucester Hall di Oxford, e dal matematico Thomas Allen, che lo ebbe discepolo, fu soprannominato il Pico della Mirandola del suo tempo. Andò poi a Parigi, dove, secondo lui, ispirò una passione invincibile a Maria de' Medici, poi a Madrid. Era colà quando giunsero il principe Carlo e Buckingham, nella loro avventurosa spedizione, e fu fatto cavaliere e gentiluomo della casa civile del principe. Nel 1627, con l'approvazione del re, s'imbarcò come corsaro con due navi. Catturò alcuni vascelli spagnoli e fiamminghi al largo di Gibilterra, una nave olandese presso Maiorca, e dopo altre avventure riportò nel porto di Alessandretta una vittoria su navi francesi e veneziane, ritornando trionfalmente in patria nel febbraio 1627. Una volta il D. si professò protestante; ma ritornò nel 1636 alla fede cattolica, e pubblicò A Conference with a Lady about choice of a Religion (Parigi 1638), in cui sostiene le pretese della Chiesa romana, e più tardi A Discourse concerning Infallibility in Religion (Parigi 1652) e altri scritti sullo stesso argomento. Fu dichiarato apostata dal Parlamento nel 1641, lasciò l'Inghilterra, e a Parigi uccise un gentiluomo francese in duello per sostenere Carlo I. Fu imprigionato dal Parlamento nel 1642, ma l'anno successivo ebbe il permesso di recarsi in Francia. Nel 1643 pubblicò a Londra le Observations on the 22nd stanza in the 9th canto of the 2nd book of Spenser's "Faërie Queene" e le Observations on the Religio Medici di sir Thomas Browne; nel 1644 a Parigi la sua principale opera filosofica, cioè i due trattati sulla natura del corpo e dell'anima (apparsi anche in latino lo stesso anno a Francoforte). Fu fatto cancelliere della regina e nel 1645 fu da lei inviato a Roma in cerca di aiuti; promise la conversione al cattolicesimo di Carlo e dei suoi principali sostenitori e ampie concessioni relative al trattamento dei cattolici in Inghilterra. Tuttavia il valore delle sue promesse fu posto in dubbio, egli venne a contrasto col papa e ritornò con sole ventimila corone. Nel 1654 entrò in relazioni con il Cromwell, dal quale sperava di ottenere la tolleranza per i cattolici; e fu da lui impiegato in negoziati all'estero, lo scopo dei quali era probabilmente di evitare l'unione della Francia con la Spagna. Il D. visitò poi la Germania e, con la Restaurazione, tornò in Inghilterra. Vi fu molto ben accolto, ma nel 1664 fu escluso dalla corte a cagione, si ritiene, della sua parentela con il conte di Bristol, caduto in disgrazia. Fu uno dei membri fondatori della Royal Society, nel 1636, e si dice che fosse il primo a spiegare la necessità dell'ossigeno per la vita delle piante; ma la sua fede nell'alchimia e nell'astrologia e le sue strane favole a proposito delle sue SCOPERTE E CURE MIRACOLOSE ED OCCULTISTICHE) (come nel caso della POLVERE DI SIMPATIA -qui ripresa per la sua confezione nell'immagine proposta dal volume Aditus novus ad occultas sympathiae et antipathiae causa inveniendas: per principia philosophiæ naturalis, ex fermentorum artificiosa anatomia hausta, patefactus à Sylvestro Rattray ..., Tubingae : impensis Johannis Henrici Reisii, 1660 - giovevole quale FORMA DI CURA a distanza ma anche in campo marinaresco per calcolare la LONGITUDINE)
non costituiscono certo una prova del suo spirito scientifico. Non priva di interesse è invece la sua filosofia, quale si trova espressa nei due trattati, già ricordati, sul corpo e sull'anima, nei quali egli combatte ogni concezione atomistica e quantitativa dei corpi, sostenendo insieme l'assoluta sostanzialità e immortalità dell'anima. E nell'anima egli vede una pura e indistruttibile attività di conoscenza che non riproduce semplicemente le immagini delle cose, ma anzi possiede le cose idealmente in sé, costituendo così la condizione della loro stessa esistenza: una concezione che anticipa acutamente alcune tesi del posteriore idealismo. Lasciò anche memorie auto biografiche, pubblicate da sir N. H. Nicholas (1827), e alcuni altri scritti. Bibl.: T. Longueville, Life of sir K. D., 1896; A.M. Digby, Sir K. D., 1912. Per la filosofia: E. Cassirer, Geschichte des Erkenntnisproblems, I, Berlino 1906.


























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