PONTE DI DOLCEACQUA

Il PONTE DI DOLCEACQUA -di 33 m. di luce-, caro al pittore francese Monet che lo definì, scrivendo da Dolceacqua nel febbraio del 1884, quale uno "spettacolo di leggerezza", fu una realizzazione rinascimentale con accrediti antiquari di struttura tardomedievale ascrivibili al grande periodo di splendore che per il XV sec. durerà abbastanza a lungo dai tempi di Enrichetto Doria, il Signore che tra l'altro fece lasciti sontuosi alla chiesa di S.Antonio (quindi parrocchiale del paese) ed a S.Giorgio in cui fu sepolto, con grandi onori, rivestito dell'armatura>.
Il Ponte tardorinascimentale di Dolcecaqua serviva per accedere al giardino dei Doria ed era mediamente ad uso dei nobili e dei Signori mentre i popolani (e chi era provvisto di animali da trasporto o tiro) si valevano del guado di S.Giorgio [Come si evince dalle carte del Theatrum Sabaudiae, dopo la restaurazione di Andrea Doria, si era proceduto al riempimento ed al terrazzamento dell'area alluvionale sulla riva ponentina del Nervia, all'altezza del ponte erigendo altresì un' arginatura contro le alluvioni del torrente: due grandi SFIATATOI avrebbero quindi scaricato nel Nervia le raccolte d'acqua provenienti dal Borgonuovo e dalle sue infrastrutture, comprese le eccedenze del continuo rifornimento idrico delle fontane del giardino dei Doria. La zona fu quindi trasformata nella II metà del XV sec. in un GIARDINO DI TIPO RINASCIMENTALE, caratterizzato, oltre che da quella di piante rare o di pregio, dalla coltura ornamentale degli agrumi, e provvista di una fonte monumentale, il "trolio" che si riconosce al centro del giardino in questa carta seicentesca e cui si alludeva già nei Diritti" del '500].