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Mentre la coccarda rivoluzionaria deriva dall'invito che Desmoulins rivolge al cittadini ad ornarsi di foglie di lauro, a testimoniare un ardore rivoluzionario, il berretto frigio, che contraddistingue i SANCULOTTI, nasce nella classicità e vale a dar prova di una rinnovata energia di reazione alle prepotenze "feudali". E' stato forse J. L. David ( 1748-1825), pittore incaricato quale quale "creatore di moda", a ricevere tra 1794-1795 il compito di progettare abiti nuovi per la nuova dirigenza rivoluzionaria e da convinto assertore del neoclassicismo a concentrare nelle fogge dei membri del Direttorio, del Giudice Popolare, del Tribuno e via discorrendo una simbologia isprata a quella civiltà classica mediamente ritenuta dagli illuministi depositaria per eccllenza di emancipazione e democrazia.
Svaniscono celermente le acconciatorie pre-rivoluzionarie, caratterizzate dall'abuso di unguenti, pomate, polveri e persino farina (tanto che il Mercier giunge ad affermare che gran parte di questa belletteria sarebbe bastata, in un solo un anno, a sfamare oltre diecimila proletari).
Tutte nuove sono per esempio le capigliature: sono dette ora 'alla Titus' ora 'alla Brutus' ed in base a esse le teste dei francesi (e di quanti in Europa ne seguono presto l'usanza estetica) si presentano nella loro naturalezza. Gli occhi, che secondo la vecchia tradizione dovevano quasi stazionare al centro del corpo, dominati da imponenti parrucche e gravati di pesanti belletti, finiscono per assumere la loro positura naturale: è questa una maniera tutta formale di comprovare in pubblico la voglia di rinnovamento anche nei dettagli puramente estetici. Parrucche debordanti, busti rigidissimi, cosmetici assai complessi e igienici già prova del pregresso e decaduto stato sociale dei privilegiati aristocratici vengono banditi da ogni forma d'uso.
Trova ratifica così lo spartano pensiero antiestetico e pragmatico di Fian Giacomo Rousseau per il quale l'abbigliamento deve risultare solo essere oggetto di utilita' ma giammai servire "a distinguere la ricchezza e il rango o comunque in alcun modo risultare "funesto alle madri di famiglia" cui s'addice una vigorosa capacità di educazione. I costumi rivoluzionari delineano in definitiva, a detta del pensatore, "corpi produttivi guerrieri e fecondi": per lui nessun tipo di abbigliamento deve impedire l'armonioso sviluppo delle membra.
Le donne, da tempo però avvezze a vestiari alteranti, non sono tuttavia in grado di metter da parte il busto senza almeno surrogarlo con l'uso della "rona", in pratica un' alta cintura di contenimento delle forme. Le
DAME della Rivoluzione tornano con vigore sul palcoscenico della grande storia, e non come gregarie concubine di uomini potenti: anzi spesso risultano attive in prima persona ottenendo il diritto di voto e la facoltà tradizionalmente inibita di entrare in luoghi pubblici già ritenuti esclusivi del sesso maschile.
In particolare i caffè, presto eretti dai filosofi a fulcro di vita sociale e di esperienze intellettuali, vengono aperti ad entrambiue i sessi e proprio in essi si sviluppa un'importante funzione divulgatrice per gazzette e giornali di cui le donne, con l'avidità suggerita da uno storico impedimento alla fruizione culturale, divengono accanite fruitrici.
In simile proliferare di pubblicazioni, si segnala poi la pur effimera ma grande stagione di giornali e almanacchi di moda. Son da ricordare il "Le Costume Franacais", il "Magasin des modes nouvelles francaises et anglaises" ed il "Journal des dames et des modes" di La Mesangere: e tra i collaboratori non compaiono figure di secondo piano ma le più significative personalità di artisti dell'epoca.
In particolare dalle incisioni delle tavole di illustrazione della moda si evince oggi una serie di dati sull'attività artistica dei nuovi disegnatori di moda: tra cui spiccano Isabey, Bosio, Horace e Carle Vernet . I costumi veicolati dalle riviste francesiti in Francia influenzano presto fogge e moda a livello europeo e non. Glie eventi politici e bellici possono tuttavia frenare la distribuzione di siffatte pubblicazioni francesi: vale ad esempio per l'Italia il periodo controverso che corre ddal 1792 al 1795. Venendo a mancare le tanto agognate testimonianze a stampa della rivoluzionaria moda transalpina ecco che molti editori e tipografi italiani, onde non perdere un pubblico affezionato e spendereccio, ripropongonoo vecchie tavole o , in casi migliori, ne elaborano di nuove sulla matrice formale delle precedenti.
Il popolo, i SANCULOTTI, la borghesia diventano presto i nuovi progettisti di una storia che si sviluppa in sincrono coi fatti della quotidianità.
Boilly e Le Sueur con le loro scene di spicciola vita parigina, tracciano alcuni degli avvenimenti più importanti dell'epoca e ci trasmettono gli usi e i costumi di tanti protagonisti.
Il
SANCULOTTO costituisce certo, una delle figure simboliche del costume rivoluzionario: nella sua "iconografia" risultano pressoché concentrati gli aspetti qualificanti del popolo lavoratore e già storicamente vessato da una sempre più parassita nobiltà. Addirittura nell' origine del nome sono delineati gli elementi portanti del plebeo che risorge dopo secoli d'oblio: il termine sans-culottes, deriva infatti dall'uso di ampi e lunghi pantaloni che favoriscono il lavoro agevole e tutto ciò in piena antitesicon le "aristocratiche" culottes, che obbligavano ad una meccanica educazione gestuale i componenti dei ceti egemoni.
Parimenti la "giacca carmagnola" così detta da una localita nei pressi di Torino usa a fornire la bassa manovalanza marsigliese, implica vieppiù un uso piu equo del tessuto ed una superiore gamma di movimenti in forza della sua larghezza.
Col trionfo della Rivoluzione il costume del SANCULOTTO gradualmente si evolve in una sorta di divisa paramilitare: ad esempio i pantaloni assumano la tipologia tricolore e questo abbigliamento, originariamente tipico di operai e manovalanza, assurge ad espressione pubblica di simpatia politica di modo che non si esimono dall'indossarlo con ostentazione pure individui da mai avvezzi ad alcuna forma di attività manuale.
La moda rivoluzionaria appare mediamente segnata dal trionfo dei tessuti rigati (molto spesso, patriotticamente, tricolori) per marsine, sottomarsine, culottes e calze che, per ironia della sorte, in effetti derivano da una moda patrizia diffusasi ai tempi di Luigi XVI, che aveva ricevuto in dono, come animali esotici , delle zebre.
E' in questo periodo che si constata il rapido succsso di mode in certa maniera simboliche e sempre connesse al celere sueeedersi degli avvenimenti. non è un caso che uomini e donne di Parigi in particolare prendono spunto per i colori dei loro indumenti dal rosso sangue lugubremente detto "a la victime".
Persino alle fibbie delle scarpe viene data la forma della Bastiglia mentre monili e si confezionano addirittura con le pietre della fortezza simbolo dell'antica oppressione abbattuta. Le stesse casse degli orologi da tasca replicano alternativamente berretti frigi, alberi della liberta, fasci rivolazionari ed i guanti cercano di proporre scene degli eventi principali del tempo.
Si affermano altresì "gilets histories" inventati da Bony, che hanno ricamate sul panciotto alcune scene della storia contemporanea.
In effetti anche la crescente penuria di metalli preziosi influenza la moda, sicché tante donne utilizzano ornamenti floreali per capelli, gonne e accessori. Dato l'isolamento cui le grandi Potenze dell'Antico regime relegano la Francia, si evince pure una consistente difficoltà di trovare grandi quantita di tessuto al fine di finalizzare gli abiti alla moda,: la fantasia di modisti e creatori di nuove fogge d'abito finisce con l'aggirare la questione economica proponendo vesti definite "economiche", in cui cioè, ad esempio, le gonne vengono cucite alla sottoveste onde risparmiare quasi metà della stoffa.
La crisi dell'industria tessile e non tuttavia determina un generale disorientamento nella produzione sì che abiti di vecchia tradizione risultano mescolati con vestimenti ispirati alle fogge più moderne e innovative: peraltro nella metropoli parigina finiscono per vivere, uno accanto all'altro, nobili vestiti quasi che glie eventi non fossero accaduti , giacobini che ricalcano le orme di Talma (il celebre attore amico del david, fortunato sostenitore delle nuove mode), e una nuova "jounesse dorée" fatta di virgulti anti-rivoluzionari in vari casi di dichiarata simpatia realista ad onta dei pericoli collegati.
Vi sono poi Incroyables e muscadins che volutamente eccedono nell'ostentazione persino stucchevole della loro pretesa di individualità e distinzione. Parlano "zazaiando", portano colletti neri alla "Marie-Antoinette" con alte cravatte sino al mento, sfalsano le proporzioni "canoniche" del vestire sovraccaricandosi di orpelli accessori:: Per esempio fanno uso di occhiali non necessari alla loro buona vista, indossano orologi dalle lunghissime chatelaines, si cimentano per via quasi giocherellando con bastoni da passeggio apertamente suggeriti dall'imitazione del modo esistenziale di Roussea.
A questi personaggi, talora non privi di voluta bizzarria, si accompagnano molto spesso donne che, seminude, ostentano le loro forme indossando ridotti abiti comunque ispirati alla tradizione classica: e costoro son dette comunemente "merveilleuses" volendosi alludere come osino sfidare anche il rigore invernale con vestiti tanto leggeri pur di qualificarsi pubblicamente.
Sarà Napoleone, diventato Primo Console e poi Imperatore (in particolare col suo impegno di rendere alla Francia un'adeguata immagine grandiosa, contestualmente rilanciandone l'industria tessile) colui che di fatto saprà ricomporre l'esasperazione delle fogge, alla ricerca di una sobrietà formale comunque inidonea a rinnegare totalmente le postulazioni simboliche proposte dalla rivoluzione della nuova moda.
E del resto la sua operazione, per quanto frenante e conservatrice, si rivelò importante: fu infatti il generale corso colui che ricondurrà, anche formalmente, la ormai stanca nazione rivoluzionaria entro i parametri di uno stato moderno ma rigidamente amministrato (sì che per ottenere celermente tale risultato non si esimerà dal promuovere feste solenni e cerimonie ufficiali per cui saranno nuovamente indispensabili ricchi abiti di corte e contestualmente verranno bandite tante stravaganze di una moda pseudopolitica, divenuta in alcuni casi stucchevole quanto antiproducente eccesso).