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ANTONIO GHISLANZONI, nato a Barco di Maggianico il 25 novembre 1824, dopo gli studi in seminario (donde per scorretto comportamento venne espulso nel 1841 ) studiò medicina a Pavia ma presto lasciò la facoltà onde intraprendere la carriera di baritono.  
 
 
Politicamente impegnato, repubblicano di linea mazziniana, fondò e diresse a Milano, nel 1848, dei giornali repubblicani per poi rifugiarsi  in Svizzera onde sfuggire alle persecuzioni della polizia imperiale austriaca.
 Instancabile nel suo patriottico fervore venne poi arrestato dai francesi durante un viaggio a Roma ove intendeva  partecipare alla difesa della neonata repubblica:
tornò in libertà dopo una breve deportazione in Corsica. 
Dal 1856, persa la voce e quindi la possibilità di continuare la sua carriera di cantante, si elesse giornalista a tempo pieno nella Milano ribelle e scapigliata  dell'epoca: all'uopo fondò  L’uomo di pietra  e la  Rivista minima, diresse l’Italia musicale e prese a redigere la  Gazzetta musicale .
Diede prova di instancabile attivismo e prove non comuni di intellettuale poligrafo  sino a quando nel 1869 ritornò al paese natale per impegnarsi soprattutto in campo letterario, prediligendo specificatamente la redazione di libretti d’opera.
Compose i romanzi  Gli artisti da teatro (1857),  Un suicidio a fior d’acqua  (1864),  Angioli nelle tenebre  (1865),  La contessa di Karolystria  (1883) e  Abrakadabra. Storia dell’avvenire  (1884, ma iniziato però berso la metà degli anni '60).
Fu autore di 85 libretti operistici tra cui  Ednea  per Catalani (1866),  Aida  (1870), la nuova stesura de  La forza del destino  (1869), i Lituani per A. Ponchielli ("Prima" al
Teatro alla Scala, 7-III-1874), da cui gli estensori dei migliori CANTI POPOLARI ITALIANI,  quale CANTO RELIGIOSO E MORALE,  estrapolarono il coro PREGHIAM PEI VEGLIARDI .
Finì i suoi giorni a Caprino Bergamasco il 16 luglio 1893.