informatizzazione a cura di B. Durante

Oltre a quanto scritto da F. Marvaldi non si può far a meno di valutare le osservazioni di uno storico d'arte come Alessandro Giacobbe in merito alla SCUOLA DEI LAPICIDI DI GENOVA, registrate nel suo bel volume dedicato a La valle di Rezzo: "Valle Arroscia, confluenza con la valle di Rezzo: la strada si divide davanti ad una imponente piramide a gradoni, collina spigolosa e glabra terrazzata con cura; salendo di poco la valle secondaria, si incontra a mezza costa il paese di Cenova, tangibile compendio di tutte le possibilità artigianali legate alla pietra: case, muretti, muraglioni e contrafforti a secco, selciati in ciottoli e semilavorati, sovrapporta, decori, capitelli, fioriere e bassorilievi in pietra. Non un mattone. Si avverte a colpo d'occhio che le pietre di Cenova sono lavorate con una cura e una competenza diverse rispetto al gesto sapiente e popolare, che ha innalzato altri bellissimi paesi dell'entroterra: Cenova fu infatti per alcuni secoli la patria dei picapietre locali [nell'immagine un CAPITELLO DELLA SCUOLA DEI LAPICIDI DI CENOVA].
Nel quindicesimo e sedicesimo secolo l'opera degli scalpellini cenoaschi si diffuse in tutte le valli dell'estremo ponente e si diffuse secondo modi e stilemi forti ed evidenti, che possono configurare l'esistenza di una "scuola locale". Per capire meglio di cosa si va discutendo è utile una visita nel cuore del paese: sul sagrato della chiesa sono sistemati i capitelli rimossi in seguito alle modifiche seicentesche dell'edificio, lavori pregevoli che si offrono come una sorta di campionario delle tipologie decorative locali.
Si tratta di una variazione sul tema del capitello sfero-cubico ligure, in cui la foglia d'acanto stilizzata, arricciata, si riduce ad una prominenza, ad una sorta di nodo: i profili angolari si animano con una voluta a spirale sempre più elaborata e negli spazi centrali trovano posto simboli o figure a rilievo (una specie di giglio oppure un volto umano in versione particolarmente truce con significato apotropaico).
La Maddalena a Lucinasco, San Nazario del Maro, San Pantaleo di Ranzo, San Paolo di Aurigo portano i segni dello "stile Cenova".
Altrove, verso ponente, è possibile attribuire con certezza alcune opere ai lapicidi cenosaschi, che consapevoli del ruolo finalmente ottenuto, vollero segnalare la propria presenza con la firma dei lavori.
Il portale dei SS.Pietro e Paolo di Ceriana del 1513, i capitelli della distrutta chiesa di S.Nicola di Baiardo, il portale e le colonne reimpiegati nella facciata di S.Maria Assunta di Lago Pigo presso Castelvittorio, portano la firma di Giovanni Henrico da Cenova, così come Lazzarino Henrico ha siglato il portale laterale della collegiata di Tenda nel 1506.
Il momento più alto della "scuola di Cenova" fu raggiunto intorno al 1560 dai fratelli Pietro e Bartolomeo Valenzi, sovrintendenti alle strade per conto del signore tendasco conte Claudio.
I Valenzi si distinsero particolarmente nella realizzazione di motivi ornamentali a "candelabre", sequenze fitomorfe di ispirazione classica, realizzate facendo emergere in leggerissimo rilievo le teorie vegetali ricavate sul fondo reso ruvido con un continuo e preciso lavoro di punta.
I due artisti utilizzarono diversi tipi di pietra, dalle ardesie della Valle Argentina, alla pietra verde di Tenda, cercando sempre il medesimo effetto di contrasto tra figure e sfondo, tutto giocato sulla dicotomia tra superfici ruvide, assorbenti e superfici lisce, luminose e riflettenti.
Possiamo scoprire le opere dei valenzi in numerosi monumenti liguri. E' dei valenzi il portale della collegiata di Tenda, dove già aveva lavorato il compatriota Lazzarino Henrico: si tratta di un monumentale ingresso scolpito in pietra verde, ricchissimo di inserimenti decorativi e reminiscenze romaniche come i leoni stilofori, il tutto inserito in una struttura chiaramente rinascimentale arricchita da figure a tutto tondo, altro elemento che conferma la qualità dei due artisti. A Badalucco troviamo il portale reimpiegato della parrocchiale firmato da Bartolomeo Valenzi e tornando a Cenova, si può ammirare di Pietro Valenzi una tabella in pietra nera, piccolo brano di grande qualità, posto nella sacrestia. Dopo i valenzi, la tradizione dei picapietre cenoaschi continua mantenendo un profilo più basso e risolvendosi in una tradizione artigiana di buona qualità.