ORIG. IN APROSIANA











Studi per una Geografia medica d’Italia
del dottor
Cesare Lombroso, Milano, Tipografia e Libreria di Giuseppe Chiusi Editore, 1865.
[per la regione ligure si possono consultare i seguenti collegamenti ipertestuali: Genova e Liguria (vedi anche qui Sulle malattie e mortalità della Liguria) a metà XIX secolo casi di pellagra - casi di cretinismo e gozzo = vedi anche poi per l'anno 1861 rapporto in Genova tra popolazione - malattie - cause di decessi]



I. Perché ci manca una statistica. - II. Bibliografia. - III. Distinzione in zone - zone del maiz - del lathirus - zone cosmotelluriche
(delle vallate - miasmatica) - zone delle città. - IV. Sunto di lavori
pubblicati finora. - V. Proposta per la redazione d'una statistica uniforme. - VI. Tabella necrologica.
I - Perché ci manca una statistica.
Oh! la è pure sciagurata la condizione del medico onesto in Italia. - Abusati dal volgo, incompresi dal potente non godiamo nemmeno pei molti sacrifizi, del tepido conforto della gratitudine. Avessimo almeno quello della sicurezza della nostra scienza! E non l'abbiamo; ed impastojati in un linguaggio sempre più oscuro, in sistemi contraddittorii, discordi perché infelici, convergiamo contro noi stessi le fitte crudeli che ci scaglia addosso la baldanzosa ignoranza.
Colpa nostra di certo, che dovendo essere, per troppe cause, i più tolleranti, il siamo il meno, ma colpa ell'è puranco di quei tanti che non giunsero a comprendere come l'efficacia maggiore del medico che è la preventiva, si sfrutta ignobilmente, quando non gli si lasci libera mano al tempo opportuno. Nelle famiglie invece bene spesso e nella nazione quasi sempre il medico viene consultato sol quando ormai non è uopo dell'opera sua né del suo consiglio, quando il male è irreparabile. E a lui non resta che a dividerne il carico, il dolore, e peggio gli ingiusti rimproveri.
Questa è la principalissima causa per cui si riscontrò in molte delle nostre regioni la mortalità così grave come in pochissime delle nazioni europee (1); questa è la causa per cui l'igiene in alcune provincie arieggia molto a quella delle finitime coste barbaresche. E questa è pure la causa per cui noi non abbiamo una buona statistica medica (2), non che generale, parziale. A che avrebbe dovuto affaticarsi il medico, quando nessuno già gli avrebbe dato ascolto. Appena è se allo zelo isolato e modesto di alcuni generosi fu dato raccorre qualche parziale monografia, frammento spezzato del grande edificio.
II. - Bibliografia.
Così noi abbiamo nel Piemonte:
Boerio. Sulla pellagra nel Canavese, Piacenza, 1811.
Martorelli. Rapporto generale statistico sui vajuolosi. Torino, 1863.
Trompeo. Cenni igienici su Pinerolo. Torino, 1863.
Berruto Secondo. Saggio statistico sugli Ospitali di Torino. Torino, 1831.
Bertini. Statistica nosologica dal 1831 al 1832 e rendiconto clinico, ecc., 1834. Id. pel 1831-45. Torino, 1846.
Informazioni statistiche o raccolta dalla R. Commissione sanitaria per gli Stati Sardi, 1847, 2 vol. (Bonino).
Relazione della R. Commissione Piemontese nel cretinesimo. Torino, 1848.
Relazione della Commissione, ecc., sulla pellagra nel Piemonte. Torino, 1847 (Garbiglietti).
Parola. Sulla tubercolosi, Idem. Statistica medica di Cuneo. Torino, 1848.
(1) Statistica del Regno d' Italia. Movimento dello stato civile nell'anno 1862, p. XVII. Firenze, 1864.
(2) È curioso il notare che i paesi dove si raccolsero notizie statistiche sono quelli soltanto ove esistono medici necroscopici, come Torino Genova, o medici comunali (o esistevano delegatizi) come Mantova. Pavia, Milano, Brescia, o dove gli Ospitali sono diretti da medici, come Milano, Pavia, Venezia, Brescia, Bergamo.
Bocca. Rendiconto dell'Ospitale di Valenza. Valenza, 1848.
Ivaldi. Sulla pellagra di Masasco. Torino, 1851 (opuscolo).
Astegiani. Statistica della provincia di Alba. Torino, 1852.
Facchinotti. Delle risaje e delle loro conseguenze, ecc. Torino, 1855.
Pisani. Della ragione delle distanza per le risaje nel Vercellese, ecc. Vercelli, 1860.
Besozzi. Delle risaje del novarese, vercellese e della Lomellina. Novara, 1837.
Idem. Della risicoltura. Genova, 1863.
Gramegna O. Memoria sulle risaje, ecc. Torino, 1852.
Corini C. Prospetto d'un regolamento per la coltivazione delle risaje in Piemonte. Novara, 1850.
Torchio. Movimento statistico della città di Torino, 1855, 1856, 1857, 1858, 1860, 1861.
Rizzetti. Statistica del movimento della popolazione della città di Torino, 1862, 1863, 1864.
Bonacossa. Statistica del Manicomio di Torino. Torino, 1864.
Idem. Berrone, 1863.
Ponza. Prospetti statistici del Manicomio di Alessandria del sejennio 1857-62. Alessandria, 1864.
Pecco. Rendiconto dell'Ospitale militare di Alessandria. Torino, 1863.
Baroffio. Il campo di S. Maurizio nel 1863, con tavola. Torino, 1863.
Commissetti. Dei vajuolosi negli spedali di Torino, ecc. Torino, 1865.
Sperino. Rendiconto della clinica oculistica Torino, 1863.
Trompeo. Sulle malattie e il clima di Biella. Torino, 1865.
Sulle malattie e mortalità della Liguria noi possediamo :
De Rossi cav. Della lebbra nella Liguria. Torino, 1848.
Rambaldi. Sulla lebbra di S. Remo. Torino, 1859.
Quaglio. Rendiconto d' una sezione dell'Ospitale militare. Torino, 1861. Lombroso. Ricerche sul cretinesimo nella Liguria. Torino, 1863.
Balestrieri. Rendiconti clinici, ecc., 1861, 1862, 1863.
Demeva. Sul clima della provincia d' Oneglia. 1838.
Lombroso. Una sala di sifilitici militari. Padova, 1862.
Maurizio. La lebbra di Varazze. Fano, 1839.
Trompeo. Cenni sulla lebbra di Nizza. 1830.
Du Jardin. Saggi statistici della mortalità di Genova, 1856, id.1857, id. 1858, id. 1859, id. 1860. Genova, 1864.
Granara. Nozioni sulla prostituzione in Genova, con tavole statistiche. Genova, 1862.
La Lombardia ci offerse larghissimi materiali: tali sono su Milano :
Ferrario. Statistica delle morti improvvise. Milano, 1834.
Idem. Statistica medica della città di Milano 1838. Milano, 1838.
Capsoni. Influenza delle risaje sulla vita umana (con dati statistici). Milano, 1851.
Verga. Dei pazzi pellagrosi stati accolti nella Senavra. Milano, 1852.
Idem. Rendiconto della beneficenza dell'Ospitale Maggiore e degli annessi Pii Istituti in Milano per gli anni 1852, 1853, 1854. Milano, 4855.
ldem. Per gli anni 1855, 1856, 1857. Milano, 1858.
Idem. Per gli anni 1858, 1859, 1860. Milano, 1862.
Casati. Prospetto clinico del R. Istituto di ostetricia in Milano. Milano, 1864.
Castiglioni. Rendiconto sul Manicomio della Senavra (con note sui maniaci di tutta la Lombardia). Milano, 1854.
Riboni. Rendiconto del Manicomio privato di Milano per gli anni 1857, 1858, 1859. Milano.
Biffi. Rendiconto del Manicomio privato per gli anni 1857, 1858, 1859. Milano.
Soresina. Relazione statistica clinica del Dispensario Celtico, ecc. Milano, 1864.
Pasta. Rendiconto delle malattie cutanee curate nell'Ospitale Maggiore di Milano. Milano, 1863.
Su Como.
Tassani. Notizie topografiche mediche sul Piano di Spagna. Milano, 1853.
Balardini. Della beneficenza della città di Como. Milano, 1839.
Su Bergamo e Brescia.
Brugnoni. Cenni storico-topografici sul Manicomio di Bergamo. Milano, 1853.
Zucchi, Idem. 1863.
Gualla. Id. sul Manicomio di Brescia. Milano, 1845.
Menis. Saggio sulla topografia statistico-medica di Brescia. Brescia, 1837, 2 volumi.
Biffi. Sul cretinesimo in Valle Camonica. Milano, 1861.
Su Pavia.
Pignacca. Opuscoli di medicina. Pavia, 1853.
Idem. Quale sia la potenza delle condizioni atmosferiche della provincia di Pavia sulla salute dell'uomo. Pavia, 1858.
Idem. Sulla corea elettrica. Pavia, 1855.
Ravà prof. Rendiconto della clinica oculistica di Pavia. Milano, 1864.
Scottini. Sulla corea elettrica. Milano, 1852.
Tommasi. Sommario clinico. Rendiconto della clinica medica di Pavia. Napoli, 1864.
Cazzani. Prospetto clinico dell'Istituto ostetrico di Pavia. Pavia, 1863.
Su Sondrio.
Balardini. Topografia statistica medica della provincia di Sondrio. Milano, 1834.
Verga. Sul cretinesimo nella Valtellina. Milano, 1858, 1859.
Besta. Geografia medica della Valtellina. Sondrio, 1864.
Su Cremona.
Robolotti. Storia statistico-medica, amministrativa dell'Ospitale di Cremona, 1846, 1851, 3 volumi.
Su Mantova.
Soresina. Cenni di topografia statistico-igienica della città di Mantova. Mantova, 1858.
Ottoni. Scarlattina e difterite epidemiche in Mantova 1861. Padova, 1862.
A queste monografie parziali conviene aggiungere quelle di:
Balardini. Sulla pellagra in Lombardia, 1845.
Idem. Igiene dell' agricoltore lombardo, con dati statistici. Milano, 1862.
Bonomi. Sul cretinesimo, sulla genesi della endemia cretinica. Milano, 1858.
Lombroso. Ricerche sul cretinesimo in Lombardia. Milano, 1859.
Del cretinismo in Lombardia. Relazione della Commissione del R. Istituto Lombardo. Milano, 1864.
Fossati Ant.° Del suicidio. Milano, 1834.
Capsoni. Sul clima dell' alta e bassa Lombardia. Milano, 1839.
La Venezia è ricca d'attrettanti documenti di quanto la Lombardia, tali sarebbero per Venezia:
Federigo. Topografia medica di Venezia. Padova, 1832.
Valatelli. Topografia fisico-medica di Venezia. Venezia, 1803.
Namias. Delle condizioni di Venezia per rapporto alla salute, ecc. Venezia, 1847.
Padova e Pett. Sul Manicomio femminile di San Giovanni in Venezia. Venezia, 1837.
Berti. Prospetti delle maniache curate nel 1861 al Manicomio femminile centrale di Venezia. Venezia, 1864.
P. Salerio. Tavole statistiche del Manicomio maschile di San Servolo. Venezia, 1862, id. 1864.
Berti. Sulla costituzione atmosferica della città di Venezia, ecc. Venezia, 1861.
Namias e Berti. Relazioni meteorologiche e mediche, ecc., di Venezia. Venezia, 1862.
Gianelli. Rapporto sulla pellagra. 1846.
Baruffi. Considerazioni sulla pellagra. Rovigo. 1847.
Padova:
Festler. Rendiconto statistico clinico della divisione maschile dello Spitale civile di Padova, 1612.
Lamprecht. Prospetto della clinica ostetrica di Padova 1835, 1836. Padova, 1837.
Federigo. Sunto delle storie della clinica medica di Padova, 1852, 1854. Padova, 1856.
Spongia. Costituzioni epidemiche dell'Ospitale civile di Padova 1833, ecc. Padova, 1838.
Idem. Cause ed effetti. Esame a chiarire il processo morboso diffusibile nella sfera organica. Venezia, 1858.
Antonini. Cenni statistici delle irregolarità riferibili alla gravidanza, ecc., osservata nella clinica ostetrica di Padova dal 1829 al 1861. Padova, 1864.
Argenti. Relazione statistica sanitaria del comune di Padova pel 1855, id. 1856, id. 1857, id. 1858, id. 1859, id. 1860, id. 1861, Padova.
Idem. Statistica necrologica dei pellagrosi morti nel decennio, ecc., nella provincia di Padova 1862. Padova.
Belluno, Udine, ecc.
Zecchinelli. Riflessioni, ecc., sui pellagrosi della provincia di Belluno, ecc. Venezia, 1837.
Zambelli. Idem, 1862.
Vallenzasca. Sulla falcadina di Agordo. Venezia, 1840.
Facen. Del gozzo e cretinesimo nelle alpi venete. Padova, 1864.
Podrecca. Sulla migliare epidemica a Cividale nel 1855. Padova, 1854.
Pertile. Sulla pellagra nel Friuli. Venezia, 1848.
Verona:
Castelli. Notizie meteorologiche mediche sulla città e provincia di Verona 1845, 1846, 1847, 1848, 1850. Verona 1851, 1852, 1853, 1854, 1855.
Sandri. Sulle condizioni sanitarie della città di Verona. Venezia, 1861.
Treviso :
Liberali. Relazioni statistiche sanitarie del comune di Treviso, 1851, id., 1862.
Vicenza :
Thiene. Sulla febbre epidemica nella prov. di Vicenza, 1851.
Idem. Sul tifo carcerario di Vicenza. Padova, 1852.
Bubbola e Berselli. Angina difterica epidemica in S. Margherita, nel Veneto. Padova, 1864.
Le statistiche mediche dell'Emilia e delle Romagne non sono ugualmente abbondanti. Sarebbervi per:
Modena :
Macchiavelli. Sull'Ospitale militare di Modena. Torino, 1864.
Marini. Resoconto dell’Ospitale Militare della Mirandola. Torino, 1863.
Saltini. Rendiconti dela [sic] clinica oculistica di Modena. Torino, 1865.
Parma:
Caggiati. Rendiconto clinico. Parma, 1858.
Bellotti. Congetture sulle cause della pellagra. Piacenza, 185l.
Ferrara:
Muja. Sull'Ospitale militare di Ferrara. Torino, 1863.
Costa. Annotazioni al quadro statistico sugli infermi dell'Ospitale di S. Anna. Torino, 1861.
Gambari. Sul Manicomio di Ferrara. id., 1858.
Bologna :
Calori. Sulle cause efficienti della pellagra. Bologna, 1811.
Gualandi. Sul Manicomio di S. Orsola in Bologna. Bologna, 1859, 1860.
Monti. Tabelle statistiche del Manicomio di S. Orsola, ecc. Bologna, 1862.
Gallinelli. Cenno statistico sulla clinica ostetrica di Bologna. Bologna, 1864.
Belluzzi. Rendiconto della maternità, ecc., di Bologna. Bologna, 1863.
Predieri. Esame storico e statistico intorno alle risaje del bolognese. Bologna, 1857.
Corradi, prof. Sulle morti improvvise in Bologna. Bologna, 1860.
Gamberini. Rapporto statistico, clinico, ecc., sulla prostituzione. Bologna, 1864.
Idem. Risultali ottenuti negli anni 1861, 1862 dai provvedimenti presi sulla prostituzione. Bologna, 1860 [sic].
Lui Angelo. Ravenna giustificata dall'importazione d'aria malsana. Milano, 1810.
Raggi. Sulle malattie di Ravenna. Bologna, 1862.
Grassetti. Dell'aria ravennate. Ravenna, 1809.
Verga. Commentario sulla lebbra di Comacchio. Milano, 1846.
Belloli. Sulla lebbra. Milano, 1857.
Medici. Cenni, ecc., sulla malattia conosciuta nella città di Comacchio sotto il nome di mal di fegato. Bologna, 1855.
Venturini. Sulle malattie dominanti in Brisighella. Bologna, 1862.
Falco. Sulle malattie dominanti in Pofi, 1857 al 1861.
Idem, 1863. Bologna, 1862 e 1864.
Frascari. Sulle malattie di Fognano. Bologna, 1861.
Martorelli. Sulle vaccinazioni e malattie vajuolose dell'Emilia, Umbria e Marche nel 1862. Torino, 1863.
Canuto. Idem. Idem. Torino, 1863.
Pesce. Sugli Ospitali militari di Cesena. Torino, 1862.
Anderlini. Topografia medica della città di Faenza. Roma, 1790.
Zacchiroli. Saggi sull'aria del Cesenate. Cesena, 1782.
Pesaro :
Petrucci. Relazione storico-critica sul miglioramento dell'aria del territorio pesarese. Pesaro, 1853.
Girolami. Sulla pellagra nella provincia di Urbino e Pesaro. Pesaro, 1853.
Idem, idem. Sul Manicomio di S. Benedetto in Pesaro 1852, id. 1857, id. 1860. Pesaro, 1862.
Ancona e Osimo :
Gaspari. Statistica topografica della Marca d'Ancona. Roma, 1821.
Brunetti. Relazione clinica delle malattie dominanti in Osimo. Bologna, 1855.
Cardona. Del Manicomio anconitano, con tavola statistica. Milano, 1864.
Bianchini. Rendiconto statistico del Manicomio di Fermo dal 1854 al 1861. Fermo, 1862.
Gajani. Rapporto sul vajolo nel circondario di Ancona. Torino, 1862.
Perugia:
Bonucci. Relazione triennale del Manicomio di Perugia. 1855, 1856, 1857, Perugia.
Idem, 1858, 1859, 1860. Perugia, 1861.
Caravaggi. Dell'insalubrità dell'aria delle Chiane, ecc. Perugia, 1774.
Civitavecchia:
Girolami. Considerazioni sul clima e le malattie di Civitavecchia. Roma, 1845.
Orvieto :
Passeri. Osservazioni e statistica medica della città di Orvieto. Roma, 1833.
Roma:
De Mattheis. Ratio instituti clinici romanae. Romae, 1810.
Valentini. Sul clima di Roma. Roma, 1820.
Folchi. Sull'origine delle febbri periodiche in Roma. Roma, 1840.
Fustorini. Brevi cenni sulla topografia medica del Lazio. Frosinone, 1834.
Santanelli. Ricerche intorno alle cause delle febbri perniciose dell'agro romano. Ossino, 1820.
Hoffmann. Sulle condizioni igieniche del territorio di Roma. Roma, 1834.
Puccinotti. Sulle cause delle febbri endemiche di Roma, ecc. Macerata, 1837.
Monaco. Sulle malattie e clima di Roma. Roma, 1819.
Viale Prelà. Rendiconto del Manicomio di S. Mario della Pietà. Roma, 1863.
Cappello. Brevi cenni sulla topografia di Tivoli. Roma, 1824.
Tuccinetti. Casi pratici, ecc., e studii sul morbo pellagroso endemico in Capranica. Bologna, 1836.
Della statistica medica toscana ci riusciva solamente di spigolare questi lavori.
Targioni-Tozzetti. Dell' insalubrità dell'aria di Val di Nievole. Firenze, 1761.
Idem ed Hasenhörl. Sulle febbri epidemiche in varii punti della Toscana. Firenze, 1767.
Palloni. Sulle costituzioni epidemiche in Livorno, ecc. Livorno, 1827.
Burresi. Resoconto della clinica medica sanese. Firenze, 1861.
Landi. Resoconto e statistica della clinica chirurgica di Siena, 1860, 1861. Siena, 1862.
Danesi. Relazione topografica statistica, ecc., di Siena. Fano, 1842.
Ghinozzi. Clinica medica, ecc. Firenze, 1861.
Bruni. Storia dell'Ospitale di S. Maria degli Innocenti. Firenze, 1819.
Boni. Sul Manicomio di Firenze. Milano, 1854, 1855.
Biaggini. Sulla migliare dì Pistoja. Firenze, 1857.
Scopetani. Frammenti di storia medica maremmana. Firenze, 1861.
Pisani. Sulle malattie di Orbetello e suoi dintorni. Torino, 1863.
Salvagnoli. Saggio illustrativo delle tavole statistiche mediche delle Maremme, 1844, 1845.
Morelli. Sulla pellagra nei suoi rapporti sociali, ecc., Firenze, 1855. - V. sullo stesso argomento. Cipriani, Gaz. Méd. de Paris, 1846. Vignoli, Gazz. Med. Toscana, 1850.
Cantù. Sulle malattie di S. Gimignano. Firenze, 1859, 1861.
Milicelli. Rendiconto statistico dei bagni di Monte Catini. Pistoja, 1841.
Bufalini. Sulle malattie di Fucecchio. Firenze, 1837.
Progetto di un regolamento di polizia sanitaria, per l'assistenza medica e per la constatazione dei decessi, per una Commissione del Governo Provvisorio Toscano (Morelli, Calderara, ecc,). Firenze, 1861.
Turchi. Igiene della città di Napoli, ecc. Napoli, 1862.
Thouvenel. Traité sur le climat de l’Italie, considerée dans les rapport physique, ecc., ecc. Verone, 1789.
Carrière. Le climat d’Italie. Paris, 1845.
Roussel. De la pellagre. Paris, 1845.
Balley. Endemio-épidémies dans Rome, Paris, 1863, con atlante meteorologico medico.
Michel. Récherches Médic. Topographiques sur Rome. Rome, 1813.
Schow. Tableau du climat d’Italie. Copenhagen, 1839.
III. - Distinzione in zone - zone del maiz - del lathirus - zone cosmotelluriche (delle vallate - miasmatica), zona delle città.
Tante e sì diligenti ricerche nostre e straniere non bastanci, tuttavia, non che a segnare una carta nosologica d’Italia, nemmeno a tracciarne le prime linee.
E ciò non tanto perché le cifre difettino; comechè lo statista che s’accontenta alla sola mostra simmetrica di alcune cifre schierate in colonna farebbe come il pseudo-filologo che per amore dell’astruso ribobolo tradisca il pensiero; ma gli è che spesso le espressioni annesse a quelle cifre mancano di un significato uniforme, passando da una all’altra di quelle provincie che pochi anni sono erano anche in iscienza separate come nazioni. E volere comporre in un fascio quelle cifre sarebbe un ingannare gli altri e sè stessi.
Tuttavia da questo bujo caos di materiali che attendono per divenir cosa viva una mano plasmatrice, noi possiamo, alla meglio, intravvedere alcuni fatti, che se saranno di poca levatura per lo statista aritmetico, nol saranno per l’igienista.
Noi vediamo, per esempio, assai nettamente risaltare da quei materiali la divisione d’Italia in due grandi zone; la settentrionale che comprende il Piemonte, una parte di Liguria, il Lombardo, il Veneto, l’Emilia e Romagna e una parte della Toscana, e si distingue per malattie speciali, come la corea elettrica, il gozzo, il cretinesimo, la pellagra. Queste due ultime infermità, anzi, nella Toscana disegnano appena leggerissime traccie.
La parte meridionale, o meglio la seconda zona, comprende le isole tutte e parte della Toscana, per esempio, Grosseto, il territorio di Roma e tutto l’ex-regno di Napoli, e si distingue per la mancanza del gozzo, cretinesimo e delle migliari, e pel predominio delle febbri intermittenti, perniciose e tifoidee.
Si potrebbe designare attorno alle due zone una sottilissima linea costituita dalle marine Ligure, di Comacchio, di Scilla, di Trapani, distinte per l’abbondare della scrofola, delle malattie cutanee e della lebbra dei Greci.
Ma meglio ancora, forse, ci gioverà il distinguere le speciali zone morbose che si organano nelle varie nostre regioni sotto l’influenza di alcune cause costanti.
Tali sarebbero le zone alimentari, come io le direi le zone che comprendono le molteplici malattie che si ingenerano dall’abuso di speciali alimenti, come lo zea maiz, del cactus opuntia e del latyrus sativus.
Tali sarebbero le zone cosmotelluriche divise in zone delle vallate, zone vulcaniche, zone alpine e zone miasmatiche.
La zona della pellagra e dello zea maiz pur troppo ci si presenta con tale e sì triste apparato di cifre che il più scrupoloso statista non potrebbe negarle fede.
Nel Piemonte la Commissione piemontese nel 1847 constatava la presenza di 987 individui pellagrosi, dei quali: 419 erano maschi, 568 femmine, 522 poveri esclusivamente nutriti di maiz, 104 che usavano un cibo misto, 46 agiati del contado; di 325 mancano i dati.
Quanto alla provincia se ne rinvennero: 2 a Torino, 2 in Lomellina, 3 a Novi, 4 a Mondovì, 4 a Casale, 5 a Asti, 5 ad Alba, 7 a Savona, 9 a Bobbio, 10 a Genova, 35 a Cuneo, 200 ad Alessandria, 250 a Saluzzo, 403 a Ivrea.
Queste cifre però, esprimevano una frazione soltanto del numero grave di affetti di quel morbo; noi possiamo già constatare da altri documenti, quanto la cifra dei pellagrosi siasi almeno negli ultimi anni fatta maggiore.
Ivaldi nel solo comune di Masasca (Aqui), popolato da 1400 abitanti contava, nel 1857, ben 21 pellagrosi.
Pisani, nel Vercellese, provincia quasi immune al 1847, noverava invece nel 1861 ben 136 pellagrosi, 83 maschi e 53 femmine, dei quali 30 morirono.
Nella statistica necrologica di Torino contavansi 17 pellagrosi fra i 7744 morti del 1861 e 27 nel 1862, ossia 1,32 per 1000 vivi.
Bonacossa nelle tavole statistiche del Manicomio di Torino nota 101 pellagrosi già ricoverativi nell’ultimo decennio 1854-64, dei quali 34 morivano a Collegno.
Il tutto sommato si può, senza pericolo d'errore, calcolare a 1245 la cifra dei pellagrosi del Piemonte; cifra come vedremo assai benigna in confronto alle cifre dei pellagrosi lombardi.
Nella Lombardia queste cifre vanno prendendo una proporzione veramente spaventevole, e ciò non tanto perchè il male v'impiantasse le prime e più salde radici, nè perchè l’uso del maiz vi si diffondesse per tutto giungendo a sostituire la segale in Val Sabbia e Valtellina quanto per la poca tendenza nel contado all’associazioni mutue (1) ed all'emigrazione; al che aggiungasi il pessimo sistema di contratti colonici, che non permette all'infelice bracciante nemmeno la lontana speranza, ahi! nemmeno il desiderio di una redenzione.
E in Lombardia troviamo pure gli studiosi più zelanti e infaticati di questo morbo, e tali furono e sono gli Strambio, il Verga, il Frua e Lussana e sopratutto il Balardini.
Nel 1830 i pellagrosi lombardi sommavano a 20,282, distribuiti cosi:
Milano 3075 - 12 pellagrosi su 1000 abitanti
Mantova 1228 - 8 " "
Brescia 6939 - 29 " "
Bergamo 6071 - 24 " "
Como 1572 - 9 " "
Pavia 573 - 5 " "
Cremona 445 - 4 " "
Lodi 377 - 2 " "
Sondrio 2 - 2 " "
Dal 1849 al 1851 la Senavra accoglieva 116 maniaci pellagrosi, dei quali 31 morirono, 69 guarivano, di questi 106 contadini.
Nel 1856 il numero dei pellagrosi lombardi si trova, di botto, quasi raddoppiato, come risulta dalla seguente tabella del Balardini:
(1) Qui mi sia permesso notare che i Magazzini cooperativi, gli Istituti di credito popolare, diffusi anche nei contadi dall’amico mio e fratello prof. Luigi Luzzatti promettono riparare a questa vergognosa piaga della bella terra Lombarda.



Si vede da questa tabella come i maschi pellagrosi prevalgono sulle femmine. Quanto alla proporzione delle provincie: Cremona avrebbe 1 pellagroso su 24 abitanti
Brescia " 1 " 21 "
Bergamo " 1 " 41 "
Milano " 1 " 107 "
Mantova " 1 " 154 "
Pavia e Como " 1 " 488 "
Sondrio " 1 " 4166 "
Sondrio avrebbe offerto il numero minore, perchè minore vi era l’uso del maiz e maggiore quello della segale e delle castagne.
Le proporzioni delle altre provincie sono veramente terribili.
Se non che nemmeno queste cifre esprimono in tutta la sua realtà la diffusione del morbo.
Noi vedemmo, infatti, che si calcolavano a 1149 i ricoverati nei Manicomi ed Ospitali di Lombardia; or bene, nel solo Ospitale Maggiore di Milano dal 1850 al 1860 si accolsero, secondo l’ufficiale resoconto del Verga, ben 2929 pellagrosi, dei quali 1772 migliorarono, 625 morirono.
Da quel resoconto risulta come nella provincia di Milano eccellesse per la triste abbondanza di pellagrosi il comune di Seregno che spediva ben 66 affetti; venivano quindi i comuni di Magenta, di Meda, dei Corpi Santi, di Bollate, di Castano, Milano, Novate, Cassano d'Adda, Corbetta, Bossetto, Uboldo, Gerenzano, Casorezzo, Ferino, Settimo, Carugate.
Nella provincia di Como il comune più infetto parve quello di Cantù(1).
In quella di Pavia eccellevano Bareggio e Mereggi, e dai dati nostri Villanterio e Pieve Porto Morone.
(1) il Boudin tracciò, nè so con quali documenti, nel 1859, una carta noso topografica della pellagra in Lombardia, dalla quale risulterebbe l'assenza della pellagra a Dongo, Porlezza, Bellagio, Introbbio; come il male si dilati sempre più ad Oggionno (2 su 10,000), ad Erba (13 su 10,000), a Varese (36 su 10,000, a Gavirate (34), Angera (33) fino a Saronno (83 pellagrosi su 10,000) e Bollate (79 su 10,000 abitanti). Ei ne trarrebbe conclusioni sulla particolare influenza dell’elevazione topografica, conclusioni che, a mio credere, la nosografia della pellagra nel Veneto e nella Romagna basta a distruggere od almeno ad inforsare. ("Observations sur l’Haut. Italie", 1860).
Nella provincia di Lodi distinguevasi il paese di Rivolta e di Canonica.
Nella provincia di Pavia noi dobbiamo per nostro conto soggiungere ai summentovati ben altri 26 maniaci pellagrosi, 12 maschi e 14 donne, la maggior parte di Inverno, di Pieve Porto Morone e Villanterio.
Non si può adunque sbagliare asserendo che la cifra dei pellagrosi lombardi sorpassa il numero di 40,000.
Nel Veneto le cifre suonano quasi altrettanto tristi, e ben dovea esserlo, essendovi tanto estesa la coltivazione del maiz, e di tanto cosi radicata la malattia. - Ecco delle cifre ufficiali raccolte dall’illustre Spongia nel 1858.
La provincia di Venezia nel 1851 contava solo 29 pellagrosi, nel 1852 ne contava 39, di cui 24 di Portogruaro, 10 di Sandonà, 3 di Chioggia, 2 di Mestre. Nel 1 gennajo 1853 i pellagrosi salivano a 267:
230 di Mirano
36 di Porto-Gruaro
, 1 del Dolo,
0 di Venezia e Mestre;
dei quali 59 guarivano, 41 morirono.
La provincia di Verona dal 1854 al 1856 contava ben 1009 pellagrosi, di cui:
151 a Verona,
18 a Villafranca,
30 ad Isola della Scala,
6 a Sanguinetto (destra dell’Adige) minima,
32 a Legnago,
32 a Cologna,
119 a S. Bonifacio,
17 a Tregnago,
91 a S. Pietro in Cariano,
407 a Caprino (riva destra dell’Adige) massima,
100 a Bardolino.
La media annua fu di 336.
I due comuni più affetti Caprino e Sanguinetto guardano ciascuno l’opposta sponda dell’Adige.
La provincia di Udine dal 1853 al 1855 ebbe ben 1915 pellagrosi.....
Rovigo nel 1853 contava solo 160 pellagrosi.
Padova conta una media annua di 1380 pellagrosi; dal 1851 a1 1853 erano 10,256.
Sopra 3248 pellagrosi denunciati in Padova, nel 1855 si contavano
1,018 in Padova, città e distretto:
1,014 in Campo Sampiero,
390 in Cittadella,
257 in Este, Montagnana e Monselice,
569 in Conselve e Piove,
terre queste ultime basse e ubertosissime.
Sopra 1959 morti nel decennio 1848-1857 l’Argenti avrebbe trovato originare:
78 soli dalla città,
442 dal comune esterno,
687 da Vigonzo e Piazzoli,
564 dagli altri distretti,
188 dalle provincie vicine (di Vicenza, Verona, Udine, ecc.).
La provincia di Vicenza avrebbe dato una media di 1380 pellagrosi.
In tre anni essi sommavano a 4142.
Nel 1860 notavansi pellagrosi:
325 ad Assiago (montuoso)
43 a Malò
527 a Bassano (pedemont.)
14 a Cittadella (collina)
57 a Barbarano (collina)
46 ad Arzignano
907 a Marostica
3 a Camisano
55 a Lonigo
625 a Valdagno
288 a Thiene
84 Schio
La provincia di Belluno nel 1804 avrebbe offerta la cifra di 1140 pellagrosi, fra i quali notavansi:
538 a Feltre
354 a Belluno
137 a Fonzaso
3 a Longarone
Noi constatammo la media annua di pellagrosi di circa:
575 a Belluno
4775 a Treviso
1380 a Vicenza
1335 a Udine
1380 a Padova
336 a Verona
160 a Rovigo
267 a Venezia
Nè le cifre migliorano negli ultimi tempi poichè nel 1861-62
Treviso su 65 morti ne contava 15 per pellagra
Padova su 2149 " " 148 "
Venezia su 4192 " " 25 "
Verona su 1000 " " 1 "
Finalmente la cifra delle manie pellagrose cui possiamo con una certa esattezza seguire nei due Manicomi di Venezia ci mostrano il progressivo aggravarsi e diffondersi del morbo.
Nel decennio 1847-1856 ricoverarono nel Manicomio di San Servolo (1):
93 pellagrosi della provincia di Venezia
118 " " di Padova
83 " " di Vicenza
109 " " di Verona
209 " " di Treviso
12 " " di Rovigo
22 " " di Belluno
112 " " di Udine
in totale 760, ossia 76 per anno.
(1) "Tavole statistiche", P. Salerio, 1862.
Nel quinquennio 1857-1861 entrarono 411 maniaci pellagrosi
68 da Venezia
78 da Treviso
61 da Padova
00 da Rovigo
77 da Vicenza
65 da Udine
56 da Verona
ossia 82 per anno.
A questi si devono aggiungere 117 pellagrosi del Manicomio femminile del Berti, sicchè dovremmo ca1colare in media circa 199 manie pellagrose per anno. Da tutte queste cifre spicca la prevalenza del morbo in alcune provincie, come Treviso, Udine, Padova, a preferenza d'altre come Verona, Venezia e specialmente Rovigo ove piccolissimo è il numero dei pellagrosi e quasi nullo quello dei maniaci pel1agrosi precisamente perchè ivi il pesce, l’orzo od il riso, si sostituisce nell'uso comune al maiz.
La distribuzione della pellagra nel Veneto mostra quanto poco vi influisca la posizione topografìca.
Infatti noi la vediamo, a Belluno predominare al sud, a Venezia e Rovigo scemare al sud, mentre a Vicenza e Padova occupa il nord ( Cittadella ), a Udine predomina verso l'ovest (Ariano, Sacile }, a Treviso verso l’est ( Oderzo, Valdobbiadene ); a Padova signoreggia al piano ( Conselve ), a Vicenza al monte (Asiago e Bassano).
Quanto all’intensità della pellagra il Veneto benchè dia una gravissima cifra, pure ne resta al dissotto di non poco dal fìnitimo territorio lombardo; ma ciò proviene dalla meno esclusiva alimentazione di grano turco, specialmente a Rovigo, Belluno, Venezia, dall'occupazione marittima e dalle carni di pesce offerte dal litorale delle Lagune, e più ancora dalle condizioni più vantaggiose fatte ai coloni dalle mezzadrie che permettono al contadino una maggiore larghezza di. vitto e di vestiario. Noi non abbiamo dati statistici sulla professione e sulle cause della morte dei nostri pellagrosi; ma il diligente studio di Argenti sui 1959 morti di pellagra nel decennio 1848-1857 ci permette di addentrarci anche in questa quistione col filo non elastico delle cifre.
Sui 1959 pellagrosi morti in quel decennio,
1853 erano agricoltori e braccianti
11 cucitrici
15 industriali
5 falegnami
12 domestici
3 calzolaj
10 mendici
50 mestieri varii (bottaj, ferraj, ecc.).
I maschi erano pareggiati alle femmine.
I maniaci pellagrosi però erano in minor numero delle femmine.
Quanto alle cause della morte, si distribuirebbero così: sopra quei 1959 ben
329 morivano maniaci (191 fem., 138 maschi),
283 " di paralisi
126 di bronchite
276 " di diarrea
103 di tifo 53 " di tabe
Nell’Emilia a Piacenza, Parma, Modena, Ferrara, Guastalla la pellagra è diffusa ed in grave proporzione, ma non ci fu dato raccogliere delle cifre.
La pellagra fu pure notata dal Venturini a Fognano ed a Brisighella.
In Bologna nel Manicomio di S. Orsola furono ricoverati dal 1842 al 1854 ben 269 pellagrosi. Recentemenle il chiarissimo prof. Monti notava su 496 maniaci, ivi stati ricoverati, la pellagra aver influito 73 volle; 47 volte nelle donne, 26 negli uomini.
Nel 1862 vi entrarono 254 maniaci; ne morirono 76, ne uscirono 171, dei quali 71 erano pellagrosi, di cui morirono 25, uscirono 15.
Possiamo da questi dati calcolare a 700 i pellagrosi non maniaci della provincia di Bologna.
In Ancona fu notato un solo pellagroso nel Manicomio del Cardona.
A Perugia fu notato un solo pellagroso nel Manicomio dell'egregio Bonucci.
Finalmente in un dodicennio si ricevettero nel Manicomio di S. Benedetto in Pesaro 69 pellagrosi (Girolami), ossia 5 per anno, per cui si può calcolare che ad un 50 salgano i pellagrosi non maniaci della provincia di Pesaro ed Urbino.
Da alcune accurate ricerche del Girolami risulta come ivi la pellagra infierisca più sui monti che non al piano. La si notò specialmente a Monte Luciano, Altaveglia, Ripalta, Valle di Teva, Prenabille, Monte Fabbri, S. Savino, S. Giovanni in Marignano, Monte Colombo e specialmente Monte Grimano, ove da 60 anni si introdusse lo zea maiz ed ove il male comparve 35 anni or sono. In alcuni paesi in cui il maiz non si trova in molto uso, come Sodeo, la pellagra appena fa capolino e in altri come Mercatello, Gradaro, Monbaroccio, nei quali il maiz non si usa punto, la pellagra è ignota (Girolami. "Della pellagra nella provincia di Pesaro", 1859).
Nella Toscana il Cipriani, il Morelli, il Vignoli constatarono la diffusione crescente della pellagra che serpeggia in Val d’Arno superiore, in Val di Nievole, a Pescia, Pistoja, a Chianti ed or ora a Volterra, a Bati (su quel di Pisa) e sul colle di Firenze, e Mugello.
Ivi nel 1821 e 24 i pellagrosi aumentavano da 6 a 12; nel 1846 erano già 149, ora sommano assai di più.
Il Bini nel 1850-53 contava 18 manie pellagrose nel manicomio di S. Bonifacio a Firenze.
A Lucca il Nori contò su 449 alienati 29 pellagrosi, 19 uomini e 10 donne.
Finalmente nella Comarca di Roma, a Palestrina, a Capranica nel 1861 notaronsi casi numerosi di pellagrosi (Morelli e Tucinetti).
Nel Napolitano e nella Sicilia non si notò ancora la pellagra endemica, quantunque il maiz vi si consumi in quantità, e quantunque lo sporisorium maidis non rare volte vi venisse osservato.
Giova notare questo importantissimo fatto, benchè contraddica la teoria più probabile sulla eziologia della pellagra, ma ne giova pure riflettere che l’uso del maiz non vi è esclusivo, che i contratti colonici non sono ivi così esosi come in Lombardia, e che il contadino vi si ciba di caffè, di ova, formaggio caprino, e nelle coste, di pesce e soprattutto di quei legumi che vanno così ricchi di fosfati, come il cece ed il fagiuolo (1).
Ma il Napolitano se va esente dalla pellagra, non isfugge nemmen egli ad altri men diffusi, ma pure altrettanto funesti morbi alimentari.
Tale si è lo storpio, come lo chiamano, o paresi degli arti inferiori - indotto dall'intossicazione del lathyrus alatus e sativus, legume comunissimo negli Abruzzi e nel Principato ultra (ove se ne raccolgono 10,000 tumuli) e con cui spesso confezionano pane.
A Bonito nel 1844 si contavano 13 storpii per abuso di lathyrus troppo fresco od immaturo.
A Melito se ne trovavano 15 nel 1844 e nel 1850 l’epidemia vi si rinnovò.
Nelle Calabrie due ne esistevano a Mormanno e due negli Abruzzi, trattati invano ed osservati nell’Ospitale degli Incurabili in Napoli.
In genere gli uomini vi parvero più soggetti delle donne - e i ricchi non ne sono risparmiati più dei poveri.
Il fico d’India, usitatissimo nelle coste dell’Italia meridionale, Sicilia e Sardegna, vi produce spesso costipazioni ostinate, ileocechiti o proctiti non di rado mortali nei bimbi.
Ed ora veniamo alle zone cosmo-telluriche. Una serie di infermità tutte speciali si osserva nelle vallate delle grandi catene alpine, Ivi difetta l'ozono, l’elettricità positiva e la luce; e l’acqua che scende dai ghiacciai e zampilla dalle roccie calcari, spesso si spoglia di acido carbonico e jodio e carica di sali calcari. In queste valli abbondano le rachitidi, il gozzo ed il cretinesimo.
(1) Una famiglia di quattro braccianti nelle Calabrie consuma abitualmente,
14 ettolitri di grano
44 chilogr. di grasso
1 " di frumento
53 " di olio
1 " di grano germanico
22 " di cacio
2 " di legumi, fagioli, ceci
100 " di cipolle
88 litri di olive
15 " di pomidoro
67 " di grasso
e sei galline
V. "Sull'agricollura della Calabria ulteriore" 1.° dell. avv.° Pasquale - Napoli, 1862, e il mio studio: "Sulle Calabrie" (Rivista contemporanea, novembre, 1863).
Per
quest'ultima terribile infermità noi possediamo ormai cifre esattissime, almeno per il Piemonte, Lombardia e Liguria.
La Commissione Piemontese nel 1848 rinveniva:
ad Aosta 270 cretini ogni 10,000 abitanti
Ivrea 25 " "
Cuneo 22 " "
Saluzzo 20 " "
Pinerolo 14 " "
Torino 7 " "
Susa 4 " "
Oneglia 1 " "
La Commissione Lombarda nel 1850 verificava a
Sondrio 47 cretini ogni 10,000 abitanti
Brescia 14 " "
Milano 11 " "
Cremona 9 " "
Bergamo 7 " "
Pavia 7 " "
Como 6 " "
" "
Nella Liguria a Genova e suo circondario, e nel 1861, io rinvenni 108 cretini, dei quali,
39 a Genova
3 a Molassane
10 a Staglieno
3 a Busalla
12 a Chiavari
3 a S. Pantaleo
8 Mugnannego
3 a Rappallo
6 ad Arenzano
2 a Quezzi
4 a S. Martino d’Albaro
2 a Campomarrone
4 a Cravasco
1 a Cornegliano
Quanto alla diffusione del gozzo in Italia la leva del 1863 ne disegna le proporzioni nel modo che ben nettamente dimostra la seguente:
Tabella dei riformati per gozzi per ogni 10 mila coscritti.
Torino 113,60
Modena 1,66
Sondrio 95.00
Calabria ultra I.a 1,33
Brescia 61,33
Pesaro 1,00
Bergamo 59,33
Abruzzo ultra II.° 1,00
Cuneo 49,00
Ascoli 1,00
Como 42,66
Terra di lavoro 1,00
Pavia 27,75
Basilicata 1,00
Milano 26,00
Palermo 1,00
Cremona 21,00
Girgenti 1,00
Novara 17,33
Cagliari 0,75
Alessandria 16,60
Capitanata 0,66
Porto Maurizio 14,50
Piacenza 0,50
Massa e Carrara 11,66
Abruzzo ultra I.° 0,50
Genova 10,60
Principato citeriore 0,50
Parma 9,03
Ravenna 0,33
Benevento 6,33
Molise 0,33
Umbria 3,00
Terra di Bari 0,33
Calabria citra 2,75
Messina 0,33
Napoli 2,25
Catania 0,33
Reggio 2,00
Noto 0,33
Bologna 2,00
Caltanissetta 0,33
Principato ultra 1,66
Se noi vogliamo confrontare queste cifre con quelle già sopra notate per i cretini, vediamo quanto singolare parallelismo corra fra queste due infermità. Così Torino (nel quale s'include Aosta), Sondrio, Brescia, Bergamo, Como, Pavia, Milano, Cremona, Novara, Alessandria, Genova, avrebbero offerto un numero progressivamente maggiore di cretini come di gozzuti, mentre Messina, Catania, Noto, Caltanissetta e più ancora Sassari, Firenze, avrebbero mostrato assenza completa o quasi completa degli uni e degli altri.
Un fatto saliente spicca ancora appunto da queste cifre; è la quasi completa immunità delle isole, meno qualche punto situato nell’interno ed entro le gole dei monti; invece i punti più colpiti sono i paesi alpini. Tutta la zona delle Alpi e degli Apennini è segnata nettamente dall'abbondanza del gozzo.
Questi fatti risultano molto meglio e più nettamente considerando le esenzioni per circondario, conciossiacchè non rare volte anche da questo lato i varii circondari d’una stessa provincia differiscono notabilmente l’uno dall’altro, secondo che sono montanini o pianigiani. - Così ad esempio, in Brescia il Circondario di Castiglione diede solo 137 e quello di Breno 875 gozzuli ogni 10,000 abitanti, ciò può dirsi di Pistoja, Rocca S. Casciano e di Firenze stessa in provincia di Firenze, di Cento e Comacchio in provincia di Ferrara, di Patti e Mistretta in provincia di Messina, senza parlare delle sproporzioni tra Novi ed Alessandria (da 3,08 a 0,50), tra Novara 10,31 e Biella 1,02 ed Ossola 3,51 in provincia di Novara, ecc.
In complesso adunque si può con sicurezza concludere:
1.° Le Isole, anche considerandole per circondario offersero cifre di gozzuti al di sotto della minima, pochissimi in Sicilia, più pochi in Sardegna, nessuno all’Elba.
2.° Il massimo dei gozzuti si riscontra sempre nei circondari più montuosi dell’Italia, più di tutto in Aosta in confronto di Torino, di Ossola e Biella, in confronto di Novara, di Breno in confronto di Brescia, ecc.
3.° Spesso si osserva predominare il gozzo lungo le sponde o la linea percorsa da un dato fiume - come lungo l’Adda a Sondrio, Treviglio, Crema, ecc., o lungo il Ticino in Pavia, Lomellina. 4.° Il gozzo e il cretinesimo predomina più nei paesi nordici che nei meridionali - anche a condizioni geologiche pari.
Nell’Italia del Sud appena S. Barlolomeo in Galdo diede una cifra forte di gozzuti e cretini 129 ogni 10,000 coscritti.
Esplicare la causa dell’immunità delle provincie meridionali non è cosa troppo facile nè per ora fattibile.
La genesi del gozzo nelle altre provincie settentrionali si ripete unanimamente dai medici:
a) Dalle acque calcari in eccesso che sono bevute da quei terrazzani, comecchè se una certa quantità di sali calcari sia necessaria per l’igiene, dannosa è ad ogni modo l’eccesso di saturazione, e i primi effetti si riscontrano nel sistema glandolare e più che altrove in quel delicato organo glandolare che è il tiroideo.
b) Dall’eredità, nascendo questi fìgli cretini e gozzuti da padri gozzuti; questo fatto viene largamente attestato anche nei singoli mandamenti e già alcuni medici ebbero a notare in Aosta ed in Torino che i Valdesi e gli Ebrei erano i più colpiti da quelle due infermità.
c) Si disse a questo ultimo proposito che v’abbiano molta influenza i matrimoni fra cugini così frequenti nei paesi remoti dai centri.
d) L’aria propria delle cupe vallate vi concorre poi soprattutto - chè rare sono le abitazioni veramente in montagna anche nei montanari.
Quell'aria molto poco ozonata, carica di vapor acqueo, di emanazioni mefitiche, spesso miasmatica, ben si comprende come possa esser cagione di molti e molti malori e favorire lo sviluppo del gozzo e del cretinesimo.
Un’altra zona cosmotellurica importantissima è la miasmatica, disegnata dalle acque stagnanti, dalle risaje, marcite, dai canapaj e qualche volta dai boschi. È la terribile zona della malaria che per troppa giusta ragione è nome indigeno e antiquato fra noi, vecchi adoratori della Dea Febris. La si estende con più o meno d’intensità dalle risaie della Lomellina, dalle marcite della Bassa Lombardia alle risaje dell'agro rovighense e ferrarese, alle maremme toscane e con sempre crescente gravezza s’estende e serpeggia nell’agro romano in tutte le terre napolitane, eccettuata la Terra di Lavoro e gli Abruzzi, in Sicilia e Sardegna ed Isola d’Elba.
Entro questa zona si comprendono oltre le febbri perniciose certe strane nevrosi, come la corea elettrica, la meningite cerebro-spinale che vogliono andarvi compagne, e più ancora l’anemia e le idropi, eterne compagne delle febbri.
A Vercelli su 7263 entrati nell'Ospitale si notarono 1760 volte le febbri periodiche, 342 le idropi, che diedero 646 morti, ossia 8,19 per cento. Su 19772 infermi entrati in un decennio, 5422 erano affetti da febbre intermittente.
A Pavia dal 1838 al 1847 su 59,711 ammalati entrati all'Ospitale, 3744 eran affetti da febbri periodiche, 2673 da idropisie, di cui 1312 asciti, 990 anasarchi. Nel 1856 si accolsero all'Ospitale di Pavia 224 febbri periodiche, 108 idropi, 416 infarti addominali - e 59 tisi.
A Milano nel triennio 1858-60 sopra 74,000 malati visitati a domicilio, 2821 eran colpiti di febbri periodiche, 27 da perniciose. Sopra un totale di 89,748 entrati all'Ospitale 5690 eran colpiti da febbre periodiche, 22 da perniciose.
A Colico nel 1853 sopra 2557 abitanti 300 eran colpiti di febbre.
A Mantova dal 1851 al 55 su 626 accolti nel civico Ospitale 114 erano affetti da febbri periodiche, 2 da perniciose. Sopra 810 morti dal 1851-1855, soli 8 individui morivano da febbre periodica perniciosa, 55 da idrope, 66 per tisi, 85 per malattie dell’addome e 65 per scrofola.
Nella provincia di Grosseto in un anno si ammalarono 35,619 abitanti di cui 23,367 maschi, e 12,252 femmine: 13,682 malarono di febbri intermittenti
2,520 " " gastriche
1,462 " di pleuriti pneumoniti
624 " di flemmone
371 " di angina
188 " di dissenteria
192 " di piaghe
67 " di idropisia
15 " di pustole maligne
29,207 erano contadini; 26,786 nativi di lì; 8,333 avventizj; 1966 recidivi - in tutto diedero 384 morti.
Di più si curarono a domicilio:
20,529 per febbri intermittenti
384 per perniciose
2,188 per pleuritide
3,485 per febbri continue
1,160 per flemmone
886 per angina
127 per nevrosi
Notansi rarissimi tuttavia i tisici, contandosene 100 appena ogni 81,731 ammalati; e così pure i cancri, appena 16 su 81,731 ammalati.
Tale è il quadro statistico che dalle Maremme ci lasciava quella stupenda penna del Salvagnoli (v. op. citata).
Le recenti informazioni non danno segno di grandi migliorie. Infatti nel 1862 g1i spedali di Massa marittima accolsero:
1498 febbri periodiche
nel 1863 1318 "
nel 1862 76 febbri perniciose
nel 1863 45 "
Grosseto nel 1862 accoglieva 2419 f. intermitt. 36 perniciose
nel 1863 " 1569 " 47 "
Orbetello nel 1862 " 1407 " 27 "
nel 1863 " 930 " 24 "
Castiglione della Pescaja nel 1862 " 346 " 11 "
nel 1863 " 187 " 11 "
( V. "Giornale dell’Accademia di Medicina di Torino", 1864).
Sulle febbri del Parmigiano e Piacentino accuratissimi studj pubblicava l’Ughi col soccorso del Caggiati.
Nel Parmigiano i siti risicoli e piani offersero 97 morti di febbri perniciose su 77,910 abitanti
i siti non risicoli ne diedero 13 su 70,993 "
Nel Borghigiano i siti risicoli ne diedero 62 su 56,243 abit.
" i siti non risicoli ne diedero 14 su 78,829 "
e v’han fra questi dei paeselli come Alsino e Firenzuola che soli contribuirono per 26 su quei primi 61 morti; son tutti coltivati a risaje.
Nel Piacentino ove hanvi appena 95 ett. di riso, contansi 19 morti di perniciose su 144,978 abitanti.
A queste cifre converrebbe aggiungere il numero dei morti per tisi e scrofola, maggiore nei paesi risicoli che nei montuosi.
Così nei comuni risicoli di Parma morirono
15 per scrofola, 42 per tisi su 29,874 abit.
nei montuosi 10 " 19 " 29,960 "
Nel Borghigiano i comuni risicoli diedero:
24 per scrofola 85 per tisi su 53,268 abit.
nel Valtarese invece 10 " 28 " 51,158 "
(Le Risaje, Parma, 1857).
A Roma dal 1850 al 1860 entrarono all'Ospitale civile 145,916 ammalati da febbre intermittenti (Balley). - Il massimo numero degli entrati è in luglio, il minimo in dicembre.
A Sassari nel 1862 su 23,985 abitanti morirono 182 per febbri periodiche, 182 per infarti addominali.
Nelle provincie di Napoli nel 1858-59 il paese di Leiano (Lecce), diede 760 morti sopra 6000 abitanti per febbri perniciose miasmatiche.
In Napoli nel 1841 all’Ospitale di S. Maria di Loreto si accolsero 882 febbri periodiche, 75 idropi e 136 tisi.
In questi fogli dove le cifre vogliono dominare sovrane e sole, non potrei nemmeno accennare ai caratteri delle altre zone speciali come le marine, le vulcaniche, le alpine, - distinte le une dalla comparsa dell’elefantiasi, scorbuto, scrofola, le altre da una speciale ortopnea, le ultime dalle frequenti viziature del cuore e apoplessie.
IV. - Sunto di lavori pubblicati finora.
Ma una zona importantissima, e che nettamente ci si disegna dinanzi, è quella delle città .
Nelle grandi nostre città le ragioni di clima, di razza e di alimenti ci sono dal contatto degli stranieri, dal tumulto delle passioni, dalle artifiziate abitudini - così fuse e confuse da dare luogo a dei veri gruppi patologici speciali.
E qui noi, dobbiamo soltanto lasciar parlare le cifre, le quali per l’Italia settentrionale non ci difettano e noi daremo nei seguenti prospettini un sunto dei diligenti lavori redatti per la statistica medica di Torino dal Rizzetti, per quella dì Genova dal Du Jardin, per quella di Pavia dal Pignacca, per quella di Milano dal Verga, per quella di Brescia dal Menis, per quella di Mantova dal Soresina, per quella di Verona dal prof. Castelli, per quello di Padova dall’Argenti, per quella di Venezia dal Berti e Namias, per quella di Treviso dal Liberali, per quella di Napoli dal De Renzi, per quella di Sassari dal Manca.
TORINO nel 1864 contava, secondo l’accuratissima statistica dell’illustre Rizzetti, 204,714 abitanti, di cui 15,164 di contado. Essi avrebbero dato ben 6936 morti, così ripartiti:
Proporzione
MALATTIE Numero dei decessi per 1000 decessi determin. per 10,000 viventi
Funghillo 625 90 29,06
Tisi polmonare 503 73 23,39
Gastro-enterite acuta 478 70 22,23
Marasmo 337 49 15,67
Bronco polmonite acuta 285 41 13,25
Bronchite acuta 256 37 11,90
Asfissia 248 36 11,53
Gastro enterite cronica 245 36 11,39
Convulsioni 216 31 10,04
Apoplessia cerebrale 205 30 9,50
Febbre tifoidea 202 29 9,39
Tosse convulsiva 179 26 8,32
Bronchite cronica 156 23 7,25
Sclerema 149 22 6,93
Idrotorace 145 21 6,74
Morbillo 142 21 6,69
Meningo encefalite 120 19 5,58
Tabe senile 110 16 5,11
Inanizione 107 15 4,97
Vizi organici del cuore 106 15 4,93
Croup 104 15 4,83
Entero mesenterite tubercolare 99 14 4,60
Immaturità 94 14 4,37
Congestione cerebrale 91 13 4,23
Accidenti involontari 82 12 3,81
Congestione polmonare 82 12 3,81
Idropi 79 11 3,67
Bronco polmonite cronica 79 11 3,67
Apoplessia cerebrale fulminante 72 11 3,34
Vajuolo 67 10 3.11
Ferite (21 e 22 settembre) 62 9 2,88
Miliare 60 9 2,79
Ascite 58 8 2,69
Diarrea cronica 56 8 2,60
Idropericardia 55 8 2,55
Sincope 55 8 2,55
Febbri perniciose 50 7 2,30
Cistite lenta 46 7 2,13
Cerebro meningo spinite cronica 46 7 2,13
Aborto 43 6 2,00
Febbre puerperale 36 5 1,67
Cancro (test. utero) 33 5 1,53
Metro peritonite 30 4 1,39
Epatite cronica 30 4 1,39
Suicidio 27 4 1,25
Angiocardite 25 4 1,16
Risipola 24 3 1,11
Elmintiasi 24 3 1,11
Altre cause determinate 465 68 21,62
TOTALE cause determinate 6888 1000 320,37 Indeterminate 48
TOTALE GENERALE 6936
Statistica Medica di Torino per l’anno 1864, compilata dall’ispettore sanitario. cav. G. Rizzetti - Torino, 1865.
GENOVA ne1 1860 contava 119,610 abitanti, di cui 60,912 maschi e 58,698 femmine, 4304 furono i morti, così ripartiti:
Sesso Proporzione per 1000 viventi
Causa della morte Totale Maschi Femmine
Aborto e parto prematuro 51 23 28 0,42
Apoplessia 135 74 61
1,12 Asfissia 13 10 3 0,10
Avvelenamento 2 1 1 0,01
Cancrena 10 8 2 0,08
Cancro e Scirro 67 20 47 0,56
Congestioni diverse 83 54 29 0,69
Convulsioni 238 139 99 1,98
Croup 24 12 12 0,20
Dentizione difficile 31 19 12 0,26
Dermatosi acute e lente 331 168 163 2,76
Emorragie diverse 7 5 2 0,06
Epilessia 17 7 10 0,14
Esposti morti 336 188 148 2,80
Febbre intermittente 10 5 5 0,04
Idropi 87 41 46 0,72
Inanizione infantile 46 27 19 0,38
Malattie chirurg. commozione viscerale 19 18 1 0,16
" Ernia incarcerata 6 3 3 0,05
" Ferite 26 21 5 0,22
" Fratture 22 14 8 0,18
" Piaghe 21 13 8 0,17
" Scottature 5 2 3 0,04
" Flemmoni ed altre 31 23 8 0,26
Malattie dell'apparato cerebro-spinale 105 60 45 0,87
respiratorio acute 441 268 173 3,67
" croniche e lente 215 113 102 1,79
circolatorio 97 40 57 0,81
digerente 056 316 240 4,63
Malattie dell’appar. uropojetico 25 23 2 0,21
genitale 11 " 11 0,09
locomot. (artrite e reumat.) 33 17 16 0,27
Parto laborioso per la madre 34 " 34 0,28
Parto laborioso pel feto 49 33 16 0,41
Pertosse 25 10 15 0,20
Scrofola e Rachitismo 110 72 38 0,92
Sifilide 6 2 4 0,05
Tabi diverse 127 72 55 1,06
Tifo e febbre tifoidea 111 65 46 0,92
Tisi polmonare 318 158 160 2,65
Vajuolo 288 150 138 2,40
Vizi precordia1i 126 58 68 1,05
Varia ed ignota 14 5 9 0,12
TOTALE 4304 2357 1947
Censimento 119610 60912 58698
Proporz. di mortal. p.1000 ab. 35,87
38,64 33,00
Vedi Du Jardin. - "Saggi statistici sulla mortalità di Genova", nel 1860. - Genova, 1864.
PAVIA. - La città fornisce circa 1 ammalato per 80 abitanti, cifra enorme mentre gli abitanti della collina ne hanno appena 1 su 300 o su 500.
Nel decennio 1838-1847 entrarono 59,711 ammalati nell'Ospitale di Pavia.
Il massimo numero degli entrati notossi in estate, cioè: 532
il minimo " " " autunno " 417
Ai medici della città i 6 mesi caldi offrirono la media di 228 malati
i freddi 191 "
Sopra 59,711 ammalati entrati nell'Ospitale di Pavia si notarono le seguenti affezioni (ommesse le meno frequenti).
Numero Progressivo Carattere della malattia Numero dei casi Proporzione per 10000
1 Febbre gastrica 5403 90,48
2 Pneumonitide 4707 78,82
3 Febbre intermittente 3744 62,69
4 Bronchite 2077 34,78
5 Febbre reumatica 2071 34,68
6 Febbre catarrale 1530 25,62
7 Pellagra 1468 24,58
8 Ascite 1312 21,97
9 Enterite 1187 19,87
10 Pleurite 1069 17,90
11 Anasarca 990 16,87
12 Gastritide 810 13,86
13 Epatite 759 12,71
14 Dissenteria 749 12,42
15 Artrite 701 11,73
16 Catarro 665 11,15
17 Risipola 662 11,08
18 Angina 528 8,84
19 Splenite 494 8,27
20 Ischiade 422 7,06
21 Tisi polmonare 392 6,56
22 Idrotorace 373 6,24
23 Reumatismo 349 5,84
24 Colica 309 5,15
25 Diarrea 219 3,66
Riepilogando
la Pneumonitide diede 4707
Pleuritide " 1069
Bronchite " 2077
Febbre catarrale " 1530
Angina " 528
Laringite " 39
Catarro (sinonimo pei medici d'allora di bronchite) " 665
in totale 10,615 ammalati, ossia 177,74 per 1000.
Le febbri intermittenti diedero ben 3744 casi, ossia 62,69 per 1000 ammalati.
Le malattie reumatiche, ripartironsi in
Febbre reumatica 2071 casi
Artritide 701 "
Ischiade 422 "
Reumatismo 349 "
Artralgia 79 "
in totale 3,622, ossia il 60,63 per 1000.
Fra le idropisie, l' Ascite offerse 1312 casi
Anasarca " 990 "
Idrotorace " 373 "
in totale 2673 diedero il 44,78 per 1000.
A queste aggiungasi la corea elettrica, malattia speciale a Pavia e della quale in un decennio morirono 54 persone, 50 annotate dal Pignacca, 4 dallo Scottini.
Anche la pellagra e la tisi qui figurano in proporzioni minori del vero, perchè l’Ospitale non ricovera cronici.
Per finire colle notizie su Pavia aggiungerò che:
Nel 1856 si accolsero all’ospitale 224 malati di febbri intermitt.
100 d’idropi
416 d’infarti addominali
59 tisici
Su 1156 autopsie eseguite dall’illustre professore Sangalli si notarono 148 casi di tubercolosi
48 " di cancro
"Quale sia la potenza delle condizioni atmosferiche della provincia di Pavia". Prof. Pignacca. Pavia, 1858. Tip. Bizzoni.