Presso l'ARCHIVIO DI STATO DI IMPERIA - foglio 317 - si custodisce questo ELENCO UFFICIALE DEI MORTI E FERITI della PROVINCIA DI PORTO MAURIZIO (distinta per i CIRCONDARI DI PORTO MAURIZIO e di SANREMO) causati dal TERREMOTO DEL 23 FEBBRAIO 1887: gli AIUTI, che si espressero in vari modi, furono coordinati dal PREFETTO E. BERMONDI CLICCA SULLE FRECCE PER GLI INDICI DELLE VOCI ED INVECE QUI PER LA VOCE TERREMOTI OPPURE QUI POI PER LA VOCE MAREMOTI/TSUNAMI "In quei giorni lontani lo ero un monelluccio di meno di dieci anni (ha lasciato scritto il dottor Amoretti) e la vigilia della catastrofe tellurica ero in grande curiosità per un avvenimento del tutto nuovo per me. Il Sindaco di ONEGLIA [città, come si vede in questa immagine, destinata ad esser gravemente mutilata dalla catastrofe], il buon ing. Berio, per la sera del 22 febbraio, ultimo giorno di carnevale, aveva invitato ad un ballo molte famiglie della città nel suo grazioso castello sul poggio di San Martino ed anche noi avevamo ricevato l'invito...(alla festa, coi genitori, si recarono solo i fratelli Giulio ed Antonietta mentre al minore, appunto Luigi, fu ingiunto di recarsi a letto)
...Era vicina l'alba, quando fummo improvvisamente destati da un fragore tremendo, come se cento tori infuriati avessero insieme muggito. Coloro che erano già levati, si seppe che poterono, prima di tale schianto, vedere con terrore come un baleno di luce vermiglia. Non ebbi il tempo di pensare che cosa fosse; il nostro letto si sollevò spaventosamente dal suolo e, come in una continua vertigine, vedevamo alla incerta luce dell'alba, soffitto, mura e finestre in una sinistra danza, venirci sopra, allontanarsi, per poi piegarsi ancora minacciosamente con un fragore d'inferno. Il tremendo fragore era tanto imponente che forse un pesante treno diretto che avesse percorso il tetto non l'avrebbe superato. La violenta scossa sussultoria durò ben ventidue eterni secondi e, quando cessò, si udirono dalle case vicine, (via Vialardi, ora Amendola) dalle scale, ovanque, urli, un fuggi fuggi, cadute, schianti di mura crollate, un finimondo. Mia madre con voce calma assicurava che per ora non vi era più pericolo, perché la scossa non si sarebbe più ripetuta prima della stessa ora del giorno dopo (pregiadizi di quel tempo), quando il sinistro formidabile muggito di prima ci fece tutti ammutolire in spaventevole attesa; fu una lunga scossa più violenta della prima e ci avrebbe sbattuti al suolo se non ci fossimo presto buttati sui letti, perché le stanze si muovevano in sinistro vortice... Durante questa seconda scossa, che fu più lunga della prima, si udirono nel fragore tremendo, nuovi tonfi e schianti e nel frastuono sentii con spavento mia madre, che abitualmente era coraggiosissima, esclamare: - Dio, sono cadute le scale - e la sentii tremare e ne fai atterrito. Quando Dio volle, la scossa cessò e... vestitici alla svelta, uscimmo anche noi, chiudendo la porta malferma. Le ampie scale che avevano ben resistito erano affollate di fuggiaschi... Nella strada molta folla urlante si affrettava verso la piazza del Collegio (Ulisse Calvi). Sulla piazza vi era una folla di fuggiaschi atterriti. Tutti vestiti in fretta, molti coperti dei più strani indumenti, taluni persino avvolti in coperte da letto e in tappeti... Lo zio Giovanni, fratello della mamma, uomo coraggioso ed energico, propose di avviarci tutti verso la salita di Berta per raggiangere Diano Marina... ma dopo qualche tempo vedemmo scendere verso di noi altri fuggiaschi atterriti e piangenti. Lo zio chiese loro donde venissero e una donna rispose: - Da Diano. Diano è un mucchio di macerie e noi siamo salvi per miracolo". CLICCA SULLE FRECCE PER GLI INDICI DELLE VOCI ED INVECE QUI PER LA VOCE TERREMOTI OPPURE QUI POI PER LA VOCE MAREMOTI/TSUNAMI