informatizzazione di B. Durante

DA COLLEZIONE PRIVATA DI VENTIMIGLIA, NELL'IMMAGINE, IL FRONTESPIZIO DEL MAGLIO DELLE STREGHE(EDIZIONE STAMPATA NEL 1600) TESTO STORICO DELLA CACCIA ALLE STREGHE.
DI SEGUITO SI VEDA POI QUI COME, NELL'IMMAGINARIO COLLETTIVO RECUPERATO E SUBLIMATO DALL'ARTE FIGURATIVA, ERA RAPPRESENTATA UNA STREGA.











Tra la metà e la fine del secolo XV, in quell’area che ora corrisponde alla Provincia di Cuneo, una cinquantina di persone furono consegnate dall’Inquisizione al Braccio Secolare (istituzione che eseguiva materialmente le pene) e arse vive: e del resto il Basso Piemonte, oltre ad esser permeato di interventi contro le streghe che lo avrebbero infestato, diede i natali ad inquisitori più o meno noti come il cinquecentesco Silvestro Mazzolini.
Nella sola città di Cuneo, in un giorno non precisato dell’anno 1445, vennero arse vive ventidue persone, solo perché considerate eretiche (l’esecuzione avvenne nei pressi dell’attuale l’ospedale S. Croce); i ventidue sfortunati facevano parte di una cospicua comunità valdese dimorante in e nei pressi di Bernezzo, erano chiamati "poveri di Lugano, Gazari o Valdesi", dopo l’esecuzione i loro beni furono confiscati. Gli inquisitori furono frate Giovanni Fiamma e Pietro Bertramo. Il fatto è menzionato da Marco Aurelio Rorengo, in un antico libro di memorie citato da Pietro Gioffredo nel 1650: "…namque tunc pullulabat super Bernecium haeresis pauperum de Lugdano, qui a quibusdam appellabantur Gazari, ab aliquibus Valdenses, et intitulati a Magistris Johanne Fiamma et Bertramo Pere Inquisitoribus haereticae pravitatis; et in summa reperti fuerint XXII relapsi, et in Cuneo condemnati igne cremati sunt, et eorum bona praefatio Domino confiscata… ".
Nel 1497, altri documenti pubblicati da Ferdinando Gabotto nel 1898, ci informano che anche Verzuolo invoca l’Inquisizione contro eretici e streghe (masche): " Verzuolo, 26 maggio 1497…si scelgano tre o quattro persone che vadano dall’illustre signore e marchese ad ottenere il permesso per gli uomini di Verzuolo di recarsi a colloquio dall’Inquisitore e giudice delle false teorie eretiche al fine di ricercare gli eretici e le dottrine errate (…) per il bene della Comunità si stabilì che venissero scelte tre o quattro persone per andare a Saluzzo a chiedere all’illustre signor Marchese fino a che punto volesse concedere la facoltà alla Comunità ed alla gente verzuolese di portare a Verzuolo l’Inquisitore delle falsità eretiche per ricercare i sospetti di eresia o gli eretici e le masche ed altre simili persone che sono fuori della religione cattolica, poiché arrecano molto danno nel suddetto paese e nel territorio di questa località… ".
" Verzuolo, 13 luglio 1497…si conviene di scegliere due persone che vadano a Saluzzo a concordare i provvedimenti da stabilirsi col reverendo Signor Inquisitore (…) si diedero disposizioni che venissero scelti… ".
" Verzuolo, 5 agosto 1497…si conviene di predisporre le spese relative al reverendo Signor Inquisitore ed al suo collaboratore che devono svolgere l’incarico di giudici delle false dottrine eretiche nel paese di Verzuolo. Si stabilì che le spese per il reverendo Signor Inquisitore ed il suo collaboratore vengano ascritte alle spese pubbliche per otto giorni e non oltre e che i giudici cerchino due testimoni per procurarsi informazioni dal segretario del reverendo Signor Inquisitore di Savigliano. Parimenti si scelgano tre o quattro persone che saranno sempre presenti e parteciperanno quindi alle indagini da compiersi circa le persone incarcerate o da incarcerare, riguardo alle false teorie delle masche e degli eretici… ".
" Verzuolo, 21 agosto 1497…si convenne che la Comunità si impegnava a sostenere le spese per il reverendo Signor Inquisitore e per il suo collaboratore e ciò fino a che non si trovassero colore che erano caduti nell’errore dell’eresia e si stabilì che ai prigionieri e ai condannati venissero pagati i debiti; e il nostro illustre padrone Signor Marchese promise di aiutare la Comunità e di pagare le spese relative ai suddetti debiti… ".
L’Inquisizione, venne istituita alla fine del secolo XII da Papa Gregorio IX, alle sue dirette dipendenze, con la costituzione di tribunali ecclesiastici operanti al sol fine di reprimere l’eresia (deviazione dalla retta dottrinale cattolica cristiana che soprattutto nel medioevo, comportò l’inammissibilità da parte della Chiesa di interpretazioni, anche politiche, che costrinsero gruppi a sé stanti in confronto alla Chiesa ufficiale, la quale giustificò per estinguerli l’uso di metodi anche violenti tipo il rogo) tutelando il patrimonio dottrinale della fede cristiana. I primi giudici inquisitoriali furono i frati Domenicani, poi anche Francescani. I Domenicani, fondati dallo spagnolo Domenico da Guzman (1170 – 1221), erano dei predicatori erranti che operavano per lo più nella conversione degli eretici. Il paradosso di questo Ordine, era la loro organizzazione simile a quella degli stessi eretici per la quale si batteva: contatto con il popolo, predicazione errante e povertà.
Gli Inquisitori, per la maggior parte, non erano, come qualcuno potrebbe credere, un clan di monaci fanatici, bensì erano spesso una componente delle alte gerarchie ecclesiastiche, per le quali destinavano la loro educazione e le loro qualità. In prevalenza erano eminenti giuristi ed applicavano le leggi religiose come nell’esercizio di una professione. Per alcuni, la carica inquisitoriale era considerata solamente una tappa del loro "cursum honorum", cioè arrivisti, orgogliosi ed ambiziosi; alcuni di questi giunsero anche a capo della Chiesa romana.
Le paure di Roma per il diffondersi dell’eresia, non furono soltanto per le idee che l’eretico sosteneva e professava, ma anche per le cause che da esse potevano scaturire intaccando il potere politico economico, che Roma rischiava di perdere se non sradicava al più presto l’eresia (non per nulla nelle condanne per eresia seguiva sempre la confisca dei beni). Gli eretici, nella maggior parte dei casi, non erano altro che cristiani con una tendenza comune a criticare la ricchezza della Chiesa (la "critica" a volte era anche sanguinaria, anche loro, quando potevano non erano meno crudeli dei loro persecutori – vedi i Dolciniani - ) una ricchezza arrogante che si dimostrava paradossale e in netto contrasto con l’idea prima del Cristianesimo, in un periodo in cui al contrario la miseria era a livelli esasperanti. Come strumento debellativo a salvaguardia della purezza della fede venne istituita l’Inquisizione, così denominata per la procedura usata di tipo "inquisitorio", che permetteva l’inchiesta d’ufficio anche senza l’accusa o l’accusato, bastava che il presunto colpevole fosse diffamato dalla voce pubblica, cioè sospettato d’eresia.
Fra Eliseo Masini da Bologna, Inquisitore generale di Genova ed autore del libro Sacro Arsenale ouuero prattica dell’Officio della Santa Inquisitione, Bologna 1665 (qui in un'edizione genovese del 1671) documenta una delle classiche procedure per formare il processo di inquisizione sulla diffamazione per ""voce pubblica": " …l’Inquisitore è venuto a sapere, per certe voci che circolano pubblicamente, che una determinata persona ha detto e ha fatto questi delitti contro la Fede Cattolica, ha detto che non esiste il Purgatorio e sono state proferite tali bestemmie, con scandalo e sbigottimento di molta gente. L’Inquisitore, considerando che è una grande empietà tollerare le ingiurie contro il Creatore e soprattutto quelle che, oltre ad offendere Dio, tendono o possono tendere a costituire un obbrobrio e un pericolo per la Santa Fede Cattolica, ha voluto per dovere d’ufficio informarsi giuridicamente su queste voci e ha proceduto ad esaminare testimoni, che ha scelto tra quelli degni di fede… ". Ed ancora illustra chi per gli Inquisitori sono gli eretici: " …quelli che dicono, insegnano, predicano o scrivono cose contro la Sacra Scrittura; contro gli articoli della Santa Fede; contro i Santissimi Sacramenti; cerimonie e riti; contro i decreti de’ Santi Concili e determinazioni fatte dai Santi Pontefici; contro la suprema autorità del Sommo Pontefice; contro le Tradizioni Apostoliche, contro il Purgatorio e indulgenze; eretici quelli che rinnegano la Santa Fede, facendosi Turchi o Ebrei o d’altre sette e lodano le loro osservanze e vivono conforme ad esse; eretici quelli che dicono che ognuno si salva nella sua Fede; eretici ancora i maghi, malefici e incantatori, bestemmiatori e tutti coloro che si professano contro il Santo Officio… ".
Le pene variavano in base alla gravità dei "delitti" commessi. L’età minima per abiurare (cioè per essere torturati e processati) era, di dodici anni per le femmine e di quattordici anni per i maschi, ma in alcuni casi, come ora vedremo, diminuiva anche a nove anni: " Modo di battere con la bacchetta i fanciulli, che però trapassino il nono anno della loro età – Per ottenere la verità dal Costituto, non potendosi da lui aver in altro modo e d’altronde non essendo assolutamente in grado, per la sua giovane età, di sopportare il torcimento di membra decretiamo che sia battuto con la bacchetta. Pertanto ordiniamo che il costituto sia condotto nel luogo dei tormenti, li sia spogliato e gli siano legate le mani alla corda davanti al viso, per essere colpito con la bacchetta… ". Le torture più usate nel corso dei processi inquisitoriali, oltre il classico stiramento con la corda, erano soprattutto tre: il tormento del fuoco " …sottoposto al tormento, egli, con i piedi nudi spalmati di lardo di maiale e tenuti fermi in ceppi vicino a un bel fuocherello ardente… "; il tormento della stanghetta " …fatto prostrare a terra, gli si denudò il tallone del piede destro e lo si strinse tra due tasselli di ferro concavi. Quando l’inserviente li compresse con la stanghetta, il costituto cominciò a gridare… "; il tormento delle cannette " …gli si misero le mani giunte davanti e si applicarono i sibilli dito per dito fra le due dita delle mani. L’inserviente strinse forte e il costituto cominciò a gridare… ". Per il solo sospetto di essere eretico o di non credere all’Inferno e ai Demoni, o di aver bestemmiato in pubblico, la condanna era di questo tenore: " …ti condanniamo a dover stare una volta al giorno di festa inginocchiato, a testa scoperta, avanti la porta principale della Chiesa di S. N. con una candela accesa in mano e con l’iscrizione della causa… ". Oppure: " …che per i tre anni prossimi a venire reciti una volta la settimana la corona della Beatissima sempre Vergine Maria… ". Per i rei sospetti di eresia, atti e parole ereticali, dopo aver abiurato, la condanna poteva anche essere di sette anni di prigione. Contro gli apostati della fede cristiana (ad esempio coloro che abbracciavano il Corano), la condanna alcune volte si risolveva con il carcere a vita. Per i reati più gravi come credere al demonio e apparizioni demoniache, masche: " …apostato, ingannatore, simulatore di santità, sacrilego, scomunicato, dissimulatore provato nelle confessioni e nelle risposte agli interrogatori… " oltre alla confisca dei beni veniva affidato al Braccio Secolare " affinché si proceda all’esecuzione con tutto il rigore del diritto così che questo serva di castigo per lui e di esempio per gli altri, chiediamo che questo imputato sia sottoposto alla tortura, affinché confessi interamente la verità su di sé e sui suoi complici e che la tortura non si interrompa fino alla sua confessione… ".
Il "Braccio Secolare", fu attivo fino all’età moderna, agendo nei processi a fianco della Chiesa cattolica, per rendere esecutive le sentenze e dare materialmente le pene di cui l’autorità ecclesiastica non poteva farsi carico (Ecclesia abhorret a sanguine – la Chiesa aborre il sangue), venne abolito nel 1871. (saggio di Riccardo Baldi)



Priero è una piccola località del Cuneese che appare in qualche occasione citata negli studi sulla storia della caccia alle streghe. Ma a differenza di altri luoghi, entrati nelle memorie storiche per essere stati territorio di diffusione delle streghe, Priero è conosciuta per aver dato i natali a Silvestro Mazzolini, un domenicano che spese molto del suo tempo nelle indagini sui poteri delle streghe. Più comunemente noto come Prierias, nome che assunse dal paese di origine, nacque tra il 1456 e il 1460; entrato a quindici anni nei domenicani presso il convento di Santa Maria del castello di Genova, fu docente di teologia a Bologna e a Padova, priore del suo Ordine a Milano, Verona e Como. Nel 1508 fu vicario della Provincia lombarda e chiamato a svolgere il ruolo di inquisitore a Brescia, Milano, Lodi e Piacenza. Nel 1511 fu a Roma, per volere di papa Giulio II, a insegnare teologia. Dal 1515 ricoprì la carica di Maestro del Sacro Palazzo fino alla morte, sopravvenuta, nel 1523, a causa della peste. Nella bibliografia del Mazzolini, lo studio della stregoneria ebbe un posto importante: se ne occupò nel dizionario teologico Summa summarum, nella voce Haeresis, pubblicato a Bologna nel 1514 e che ebbe numerose ristampe. In questo testo l’autore pone in evidenza alcuni aspetti fondamentali della stregoneria, limitandosi ad indicarli come temi ricorrenti, ma non ancora approfonditi. Le streghe, per l’inquisitore, erano esponenti della cultura contadina, generalmente donne che accettavano di partecipare al sabba, non solo per il piacere di entrare in possesso di conoscenze e poteri straordinari, ma spesso per disperazione e necessità di scorgere una possibilità per sfuggire alla propria condizione precaria. Nel trattato De strigimagarum demonumque mirandis, che fu stampato nel 1520, troviamo invece una trattazione più articolata e complessa. Tra le note originali della ricerca, il termine coniato dal Mazzolini per definire le donne che di notte si ritrovavano al sabba: strigimagae. Nella voce Haeresis, suddivisa in otto punti, non si trova ancora il riferimento alle strigimaghe, rinvenuto invece nel più articolato studio monografico che però ebbe scarso successo e del quale si conosce solo una prima stampa. Come già detto, Mazzolini si limita a sottolineare che le streghe sono "gente di campagna e di sesso femminile", datesi al diavolo "per piacere e disperazione", ma non approfondisce la questione, fermandosi ad una considerazione epidermica. Di contro, dal secondo punto in poi analizza con precisione quasi maniacale documenti storici fondamentali per la lotta contro la stregoneria, come il Canon Episcopi , il Formicarium del Nider e il Malleus Maleficarum che considera " Magni viri ". Nel De strigimagarum demonumque mirandis riportiamo alcuni frammenti che ci pare possano offrire delle preziose indicazioni sulla riflessione teologica, coadiuvata dall’indagine sul territorio, del Prierias. Di certo sono innegabili le connessioni con il patrimonio culturale coevo, in particolare per quanto riguarda l’aspetto eminentemente giuridico, mentre sul piano dell’interpretazione dei fenomeni, si può ritenere degno di nota il tentativo dell’inquisitore piemontese di tracciare una nitida separazione tra le streghe adepte di Satana e le appartenenti a sette in cui erano individuabili le reminescenze di tradizioni cultuali precristiane." Le due sette, quella seguace di Diana e quella odierna delle strigimaghe, concordano in quanto a genere: eresia, superstizione e illusione diabolica, ma differiscono quanto specie. Dunque il Canon sembra proibire che le strigimaghe vengano portate realmente al sabba. Sebbene esso non parli di strigimaghe ma piuttosto di un’altra setta, come si è mostrato, sembra tuttavia accennare ad esse, in quanto entrambe le sette credono nella realtà del trasporto. Tuttavia sono del parere che in realtà il Canon non sostiene ciò: non lo si può argomentare dal testo, se non per ignoranza. Anzitutto, non v’è dubbio alcuno che in quel luogo la setta delle strigimaghe non era ancora nata, in quanto si formò circa nel 1404, al tempo di Innocenzo VIII, coma appare dalla sua Bolla (...). Sovente fanciulli e fanciulle di dodici o otto anni, per ammaestramento o esortazione degli inquisitori si ravvedono, ad essi viene comandato, a miracolo di un così grande fatto, di danzare come fanno al sabba. Questi bambini danzano in modo tale che nessun esperto potrebbe negare che sono stati ammaestrati da qualche arte superiore, che trascende da quella umana. Infatti queste danze sono in tutto dissimili da quelle umane, in quanto in esse la femmina si sostiene dietro la schiena del maschio e si balla non avanzando ma indietreggiando. Alla fine del ballo, quando si deve riverire il diavolo che presiede il sabba, gli offrono le terga e inchinano la testa non davanti ma dietro e non piegano indietro il piede, ma davanti, sollevandosi in alto. Compiono tutto ciò con tanta grazia ed eleganza che è impossibile averlo appreso subito e in così tenera età (...). Io desidero tantissimo che qualcuno dei nostri reverendissimi cardinali si prenda l’incarico di far giungere a Roma dieci di questi fanciulli e fanciulle (il che è facilissimo) per offrire anche a quella città un grande spettacolo e togliere agli increduli il velo alquanto esteso di cecità "